Droga: consumi e ipocrisie

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Scipioneafricano
view post Posted on 14/1/2009, 19:23




È da tempo ormai che i medici mettono in guardia la gente, dicendo che non esistono droghe leggere.
Infatti dei scienziati hanno scoperto che tutte le droghe provocano danni irrevocabili al cervello dalla cocaina alle presunte droghe leggere come la marijuana. Quest'ultima aumenterebbe anche il rischio di schizofrenia maggiormente per gli individui predisposti, il rischio di essere colpiti da questa psicosi inoltre è ancora più alto se la suddetta droga viene consumata nell'età dell'adolescenza.
In altre parole più è giovane colui che fa uso di questa droga più alte sono le possibilità di andare incontro a questa malattia.
 
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view post Posted on 14/1/2009, 20:07
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volendo spostare il post precedente l'ho cancellato.
Vediamo se mi ricordo quello che avevo scritto.

L'aumento della diffusione delle sostanze psicoattive è ormai un allarme sociale.
L'età del primo approccio si è abbassata a 12, 13 anni.
Secondo alcuni farmacologi non esistono droghe leggere o pesanti.
Anzi proprio l'uso di questi aggettivi ne giustificherebbe l'uso.
Alcuni associano l'aumento dell'aggressività e dell'innervosimento
della gente all'impennata di questi consumi.
Molti accusano la droga di essere la causa principale di incidenti stradali e gravi delitti.
Secondo altri il crac finanziario sarebbe legato all'eccessiva euforia
indotta negli investitori dall'uso di cocaina.
Non da ultimo l'uso della suddetta sostanza vizierebbe i processi.
Infatti se in un processo se una delle parti fosse "dopata", la controparte ne risulterebbe
oggettivamente svantaggiata.

Aumenta la repressione e aumenta il consumo.
Fasce di opinione pubblica vorrebbero riconosciuto il libero
arbitrio nel consumo della sostanza. Perchè se da un lato provocano dipendenza e assuefazione
da un altro il cittadino vorrebbe essere libero di scegliere sul proprio destino.
Altri però argomentano che gli effetti collaterali dell consumo di droga non ricadono sul solo consumatore
ma sulla collettività.
C'è da chiedersi però perchè a questo punto vengono commercializzate sostanze
che creano altrettanta dipendeza, assuefazione e sono altrettanto dannose:
Nicotina, alcool, caffeina.

La cocaina in particolare nacque con il masticamento delle foglie di coca nelle
regioni tropicali, centro e nord-occidentali dell'America del Sud.
Prima della raffinazione masticare le foglie altro non provocava che poco più dell'effetto del caffè.

Argomento intricato.

Per questo motivo ho ordinato un libro:
La coca. Passato e presente. Mito e realtà
Calvani Sandro

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Edited by Claudio Bozzacco - 23/3/2010, 00:47
 
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view post Posted on 28/1/2009, 11:05
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L'altro ieri mi è arrivato il libro.
Molti giorni per averlo perchè probabilmente la presentazione fatta dalla Palombelli
a radio due ha avuto un seguito.

Il libro analizza l'argomento da diversi punti di vista.
Dal 1499 quando Amerigo Vespucci navigando lungo la costa dell'america del sud
trasmette una lettera a Colombo dove indica gli indigeni come ruminanti
di queste foglie di coca.

La cocaina è uno dei 14 alcoloidi estratti farmacologicamente da questa foglia.
Secondo la storiografia ufficiale fu un farmacologo tedesco nel 1859 a ricavare la polverina.
Ma secondo l'autore del libro un ricercatore italiano a La Paz lo anticipò di qualche
anno.
L'autore del libro, tal Calvani Sandro, non ha scritto il libro in evidente stato
di alterazione psicofisica, anzi ne fa uno studio approfondito, avulso da
qualsiasi preconcetto e analizzando il fenomeno da punti di vista
davvero interessanti.
Innanzitutto da quello storico, culturale e religioso. Ma anche da quello sociale, politico ed economico.
Questo grazie alla sua permanenza per diversi anni in Bolivia, Perù e Colombia.
Anche se prima dell'invasione spagnola la pianta di coca era presenta anche in Argentina, Venezuela, Caraibi, Cuba, Jamaica.
Il libro sarebbe il risultato di 15 anni di raccolta di dati.
Tra questi l'inquietante profezia di un sacerdote inca.

La biografia dell'autore dal suo sito.

Dr. Sandro Calvani
Direttore dell'UNICRI, Torino.

Membro del Consiglio sui traffici illeciti del Global Agenda Council del World Economic Forum (Davos - Dubai). Il Consiglio ha undici membri.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha nominato l'italiano Sandro Calvani Direttore dell'UNICRI. Calvani è nato nel 1952, è sposato ed ha quattro figli.

Sandro Calvani ha eccellenti qualifiche e ha conseguito numerosi traguardi nell'area del contrasto alla droga e alla criminalità, nonché nel campo dello sviluppo sociale e la promozione dei diritti umani.

Calvani ha preso servizio come Direttore dell'UNICRI nel luglio 2007, diventando l'ottavo Direttore a guidare l'Istituto nato nel 1967. Prima di essere nominato Direttore dell'UNICRI, Calvani ha lavorato per vent'anni come dirigente di vari organi dell'ONU e dell'OMS in quattro continenti. È stato rappresentante dell'Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine - UNODC - in Colombia; Direttore regionale dell'UNODC in Bolivia dove ha diretto uno dei più vasti programmi di sostituzione di coltivazioni illecite, con risorse pari a 45 milioni di dollari e con la partecipazione di 300 collaboratori locali. Nel 1995 ha diretto l'Ufficio regionale UNODC per i Caraibi da dove ha coordinato le attività di contrasto alla droga in 29 paesi e territori della regione. Sotto la sua leadership l'UNODC ha facilitato lo sviluppo del primo Programma integrato di lotta alla droga in una vasta regione del mondo, approvato e sostenuto da più di 40 nazioni.

Nel 1998, Sandro Calvani è stato Rappresentante dell'UNODC presso le istituzioni dell'Unione Europea; nel 1999 Rappresentante del Centro Regionale dell'UNODC a Bangkok con responsabilità su 31 paesi dell'Asia Orientale e, nel 2002, è stato eletto all'unanimità Coordinatore del gruppo di lavoro di otto agenzie dell'ONU per il contrasto all'Hiv - AIDS nell'area Asia e Pacifico.

Prima di entrare nelle Nazioni Unite Sandro Calvani si è specializzato in gestione delle emergenze sanitarie delle grandi popolazioni a Lovanio, in ecologia delle comunità rurali presso la Colorado State University e in gestione dello sviluppo e dei conflitti ad Harvard. E' stato professore associato all'Università di Genova fino al 1980, anno della sua nomina a coordinatore degli aiuti internazionali della Caritas italiana - incarico ricoperto fino al 1988. Nello stesso periodo Calvani è stato a capo della delegazione della Caritas internazionale presso FAO, WFP e IFAD, membro della delegazione delle ONG italiane presso la Commissione Europea e del Consiglio Direttivo della Direzione per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri italiano.

Tra il 1988 e il 1990 Calvani ha istituito e diretto il Centro Panafricano per la riduzione dei disastri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con sede ad Addis Abeba. Successivamente ha ricoperto l'incarico di Direttore aggiunto dell'Ufficio regionale africano dell'OMS a Brazzaville (Congo).

Sandro Calvani ha lavorato in 130 paesi ed è autore di 18 libri e di oltre 600 articoli sui temi dello sviluppo sostenibile, del narcotraffico e del crimine transnazionale organizzato. Il lavoro di Calvani ha ottenuto vari award e premi di eccellenza. Dal 2008 è membro della Commissione Illicit Trade del World Economic Forum.

Doris Buddenberg, Incaricata d'Affari dell'UNICRI, ha definito Calvani «Uno straordinario professionista che, grazie alla sua notevole esperienza, darà un notevole slancio alle attività dell'UNICRI in una fase in cui l'Istituto sta ampliando il suo piano d'intervento nei campi della riforma della giustizia, della giustizia penale internazionale, della lotta al terrorismo, al traffico di esseri umani e alla corruzione».

Appena assunta la Direzione dell'UNICRI, il nuovo direttore ha fatto conoscere un piano di riforma e rilancio dell'Istituto, basato soprattutto su un metodo moderno di management trasparente, di coaching e delegazione di autorità ai line managers. Tra gli strumenti di lavoro della ricerca applicata, Calvani ha impostato un metodo di lavoro innovativo basato su tre strumenti fondamentali: il KMS (Knowledge Management Systems), le soluzioni creative e le partnership rafforzate.

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Edited by Claudio Bozzacco - 8/11/2009, 22:10
 
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view post Posted on 31/1/2009, 14:30




Sulla questione della droga in irpinia è attivo un gruppo su Facebook, e diverse persone se ne occupano. Oggi dalle 3 e mezza alle 6 ci sarà un evento-dibattito a Lioni sull'emergenza
 
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view post Posted on 3/2/2009, 09:59
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Sono a pagina 70 del libro di Calvani.
Il libro è diventato un pò noioso perchè traccia i retroscena della storia economica e farmacologica della foglia di coca.

Non bisogna fare confusione tra coca e cocaina.
La Coca è la pianta.
La cocaina è l'estratto delle foglie.

La foglia di coca viene usata da più di un secolo
anche da aziende italiane per fare la Coca Buton.
Bevanda alcolica prodotta in romagna dalla stessa ditta che produce la vecchia romagna.
Inoltre l'aroma di coca si aggiunge alla coca cola.
Fino al 1906 la cocaina si aggiungeva alla famosa bevanda.
Fino ai primi anni del 1900 i medici prescrivevano la cocaina
anche a vecchi e bambini.
Antidepressivo, ricostituente, digestivo, stimolante.
Solo nel 1914 fu messa fuori legge.

La sostanza apre la mente del consumatore, secondo alcuni stimola la preveggenza.
Annulla la fame o svuota lo stomaco quando questo è pieno.
La masticazione della foglia per gli indios serviva a combattere la fame, l'affanno delle altitudini e il duro lavoro nella foresta.
Invece l'estratto della foglia, la cocaina, fa impazzire l'uomo occidentale e lo rende schiavo della sostanza.
Lo scopritore della cocania fu un italiano e non un tedesco, Enrico Pizzi.

Calvani e’ vissuto anni in Bolivia dove ha raccolto storie sepolte fra le scartoffie della Antigua Botica y Drogueria Boliviana aperta attorno al 1840 da un farmacista italiano: Enrico Pizzi. Nel 1858 Pizzi pubblica sulla Gazzetta Ufficiale di La Paz la sua scoperta: dalla foglia di coca e’ riuscito a sintetizzare una polvere bianca che chiama cocaina. Forse lo ha convinto a render noto il risultato della ricerca un antropologo e patologo famoso nella storia d’Italia: Paolo Mantegazza, monzese vissuto a Salsa, Argentina. Era salito sulle Ande nel 1857. Le sue note esprimono meraviglia per la polvere ricavata dalla foglia: "Contiene quantita’ considerevole di caffeina".

Freud diventa una specie di spacciatore senza guadagno. La consiglia nelle lettere alla fidanzata, la prescrive ai clienti depressi. Per poi pentirsene "avendo negli anni constatato lo sfacelo che provoca".
Resta, comunque, un "miracolo" chiuso fra i segreti dei luminari, fino a quando gli elisir che Lorini spedisce dalla Bolivia arrivano a Parigi. Follie nella citta’ di un fine secolo che cerca la felicita’. Stravaganze di chi sogna la grande vita scegliendo scorciatoie. Angelo Mariani, madre toscana, padre corso, tirava la cinghia. Sempre espedienti, moralita’ disastrosa. Assaggiato l’Elisir di Coca, scoperte le sensazioni del masticare le foglie, perfeziona in senso enologico l’intuizione di Lorini. Costruisce serre dove coltiva la coca sotto Montmartre. Ha in mente di sfruttare la curiosita’ degli intellettuali che hanno voglia di scoprire i misteri del mondo andino. Battezza i suoi giardini "santuari di mamma coca". Vendere foglie non gli basta. Prova qualche sciroppo: nessuno li compra. Poi l’idea: versare sulle foglie un buon Bordeaux. Nei casi speciali "sorprende gli ammiratori con un tocco di polvere bianca". Il Vino Mariani trova uno sponsor di riguardo: Napoleone III. Quando l’imperatore va a Roma ne porta in regalo a Papa Leone XIII. Sovrano e Papa diventano clienti abituali. E dal Vaticano arriva all’ex macro’ la piu’ alta onoreficenza col sigillo del Pontefice. "Sono confezioni speciali", confessa Mariani. Due litri di Bordeaux e 450 grammi di foglie di coca. Morale alle stelle per chi beve.

Per capire il fenomeno legato al consumo di questa sostanza è necessario studiarne le origini. E non c'è miglior modo di farlo che con il libro di Calvani. Per quanto riguarda le possibili soluzioni al problema pare che queste non siano contenute nel libro. Almeno dove sono arrivato a leggere. Se le troverò vi aggiornerò.

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view post Posted on 6/11/2009, 18:06
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Buona sera amici del forum.
Vorrei tornare un pò sull'argomento droga.
All'indomani della triste vicenda che ha coinvolto l'ormai ex governatore della regione lazio Marrazzo mi va di fare un paio di riflessioni.
Il modo come si è svolta la vicenda dell'ex giornalista di Mi Manda Rai tre sono legate alla questione cocaina.
Infatti questa sostanza prende possesso del consumatore abituale e ne guida le gesta.
Quando parlate con un consumatore di cocaina non parlate con lui ma con la sostanza.
Chi non ne fa un uso abitualmente ha comunque forti ripercussioni sul sistema nervoso centrale.
Infatti è talmente eccitante che porta dei forti squilibri nell'umore e nell'equilibrio psicofisico.

Molto probabilmente Marrazzo era entrato in una spirale che gli ha fatto perdere il senso delle cose.
Come se avesse perso il lume della ragione e lo avesse spinto inconsciamente verso l'autodistruzione personale e professionale.
Recarsi ripetutamente nella città di residenza presso il domicilio di una prostituta con l'auto di servizio nelle vesti di presidente della regione è il sintomo di uno spostamento della percezione della dimensione delle cose, proprie del cocainomane.
Ripetere questo atteggiamento probabilmente è il desiderio inconscio di voler far esplodere la bolla che poi è esplosa perchè stanchi, vuoti, stremati.
Con i mezzi e le risorse che aveva avrebbe potuto gestire la situazione in un milione o meglio in 5 mila altri modi.
Ma lui ha continuato per quella strada inconsciamente consapevole che prima o poi si sarebbe interrotta.

Marrazzo era stanco della sua vita e ha trovato un modo per interromperla.
Uno dei peggiori.

Edited by Claudio Bozzacco - 7/11/2009, 11:27
 
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view post Posted on 7/11/2009, 11:25
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OLTRE IL CASO MARRAZZO
Se la cocaina inquina politica ed economia

Come si concilia un Parlamento frequentato da un certo numero di cocainomani con la lotta al traffico della droga e alla criminalità? E come si concilia la difesa della legalità con il fatto che ogni persona che compra droga «sponsorizza» e alimenta un mercato illecito e da questo può essere ricattato? Molti cittadini si fanno queste domande davanti agli allarmi (inascoltati) e alle notizie che leggono sui giornali in questi giorni. C’è in giro un fiume di cocaina che rischia di inquinare la nostra vita, i rapporti sociali e la scala dei valori di una società. Se un politico diventa un irresponsabile, per ragioni neurologiche sottili determinate dall’uso della cocaina, ci sono molte ragioni per essere preoccupati. Non si può parlare di fatto privato. Gli effetti riguardano noi tutti. Lo scandalo che ha travolto il presidente della Regione Lazio dimostra che sotto l’effetto della cocaina una persona cessa di preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni, commettendo imprudenze che danneggiano se stessi e il ruolo o la professione che esercita, con conseguenze anche sul prossimo. La cocaina altera le condizioni fisiologiche del cervello: nel lavoro clinico abbiamo verificato come il cocainomane si allontana progressivamente dalle acquisizioni della civiltà in termini di comportamenti e responsabilità. La trasgressione sessuale è una di queste: il livello di disinibizione provocato dalla cocaina porta i consumatori a desideri sempre più estremi ed eccitanti, che per la liberazione di tratti sessuali primitivi e polimorfi conduce alla frequentazione dei transessuali — con i quali tutto si immagina possibile — perché incarnano la violazione di tutti i limiti e delle differenze. Se pensiamo alle varie attività umane e immaginiamo il peso che nel buon svolgimento di queste attività ha la capacità di essere responsabili, prudenti e non impulsivi, si possono comprendere i pericoli potenziali dell’uso della cocaina. Un chirurgo (ce ne sono tanti) che usa la cocaina tenderà ad essere più temerario e sopravvaluterà le sue capacità. Ciò che desidera verrà confuso con ciò che può essere realizzato. Ma anche chi si occupa di finanza avrà lo stesso comportamento.

RIDOTTA PERCEZIONE DEL RISCHIO - Un broker dedito all’uso della cocaina, per sostenere ritmi di lavoro intensi, avrà una ridotta percezione del rischio anzi ne sarà attratto perché sotto l’azione della cocaina si cercano stimoli sempre più eccitanti. Agirà così senza prudenza, con spericolatezza e con una valutazione idealizzata e ottimistica delle conseguenze delle sue azioni. Se consideriamo la diffusione della cocaina nel mondo degli operatori finanziari, come ha ricordato anche Jaques Attali, si può immaginare che essi diano vita ad un sistema caratterizzato dalla temerarietà e dalla irresponsabilità. Per i destini economici della società questo è un grave pericolo di cui poco si parla e su cui poco si riflette. Chi conosce da vicino i cocainomani sa che non conviene affidare a loro nulla: sia che si tratti di risparmi, figli, automobili, sia il proprio corpo su un tavolo operatorio, oppure la conduzione della cosa pubblica. A Barcellona si sono posti il problema dei medici che fanno uso di droga. Da noi non c’è traccia di preoccupazione. Anche per i giovani non ci sono strategie di contrasto: i primi contatti con la cocaina si registrano ormai intorno ai 13 anni, con una certa frequenza. C’è persino chi sostiene il proprio ritmo di studio così… Ma quale tipo di cittadino ci dovremo aspettare da giovani esposti all’uso della cocaina nel corso di quel periodo (altamente prezioso per la formazione dell’individuo) che è l’adolescenza? Che effetti avrà la lunga abitudine all’illegalità, alla mancanza di rispetto per il proprio corpo?

DANNI CEREBRALI SULLE GIOVANI - Che ne sarà di quelle ragazze che hanno conosciuto il sesso fra i fiumi della cocaina? E che cosa succederà nel loro cervello, visto l’effetto altamente dannoso della cocaina sul tessuto cerebrale? Il cervello è un organo eccezionale, ma molto delicato. La cocaina lo maltratta pesantemente. Queste alterazioni, fra vent’anni, porteranno a un incremento di soggetti ancora relativamente giovani ma con segni di deterioramento delle capacità. Si può già ipotizzare anche un aumento di spesa (pubblica?) per assistere queste persone che, per i bagni di dopamina favoriti dalla coca, sviluppino sindromi parkinsoniane e pseudo demenze. Nonostante molto di questo sia noto, è difficile far comprendere la portata del danno ai consumatori e alle persone loro vicine (mogli, mariti, genitori). Come pure non appare chiara la capacità della cocaina di danneggiare le caratteristiche che fanno di una persona un cittadino responsabile. Siamo ancora legati a un’idea della droga plasmata sul modello dell’eroina che generava un pericolo sociale per gli scippi di disperati alla ricerca di una dose. L’eroina uccideva senza clamore, nei parchi delle periferie.

COME UCCIDE LA COCAINA - La cocaina uccide perché produce temerarietà, irresponsabilità, autoesaltazione, incapacità di valutare le conseguenze e coinvolge in questi disastri gli altri. Siccome non si vedono siringhe in giro, e il gesto di assumere la cocaina non è cruento (salvo i casi ormai poco diffusi dell’uso in vena), assomiglia a una inalazione di vicks vaporub, ciò illude circa una sua supposta innocuità. La dipendenza che produce non è fisica, con le tipiche crisi viscerali dell’astinenza da eroina, è psichica: rimane nella memoria dei consumatori il ricordo di un’esperienza di sé che appare quanto di meglio si possa sperimentare. E invece è l’inizio della fine, anche per una società.

Furio Ravera
07 novembre 2009

Edited by Claudio Bozzacco - 7/11/2009, 11:44
 
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Percival
view post Posted on 10/2/2010, 16:08




Prelevati da casa di notte per fare il test antidroga

di Orsola Casagrande

su il manifesto del 10/02/2010


Si sono presentati nelle prime ore del mattino. Come accade solitamente. I carabinieri friulani hanno suonato i campanelli di ventisette abitazioni, a Monfalcone e comuni limitrofi come Ronchi dei Legionari, San Canzian d'Isonzo, Doberdò del Lago e Udine. Cercavano ragazzi tra i diciassette e i ventitre anni. Il mandato era prelevarli e portarli al pronto soccorso a fare degli esami per verificare la presenza di sostanze stupefacenti.
Una vicenda che ha dell'inaudito, anche se a Monfalcone c'è chi cinicamente dice «siamo ormai abituati alle novità». È stata un'operazione su larga scala partita dal Tribunale dei minori di Trieste e dal Tribunale di Gorizia. Un'operazione finalizzata, come hanno ammesso gli stessi carabinieri, a contrastare il fenomeno del consumo di droga tra i giovani e i giovanissimi. Dunque un'operazione con finalità educative. Tanto che nel comunicato dei carabinieri, come riportato dalla stampa locale e dalla delibera emessa lunedì dalla Camera Penale di Gorizia e firmata dal presidente, Riccardo Cattarini, si legge che l'operazione intendeva «dare un segnale volendo incidere sulla consapevolezza dei giovani ai fini del recupero di un sano stile di vita ... e una sorta anche di raccomandazione alle famiglie sollecitandole a mantenere l'attenzione verso i propri figli, rilevando così lo spessore sociale dell'operazione medesima». Parole che hanno subito suscitato la reazione della Camera Penale di Gorizia, che infatti nella sua delibera esprime «preoccupazione per la dichiarazione dei Comandi dell'Arma secondo la quale l'operazione intera sarebbe stata finalizzata a dichiarati scopi politico sociali, siccome evidente esercizio di una funzione politico sociale che un ordinamento democratico ed attento ai diritti dei cittadini non può e non deve affidare alle Forze dell'Ordine». La delibera prosegue ricordando che «accertamenti sanitari che la legge prevede come assolutamente volontari sarebbero stati eseguiti, su richiesta dei Carabinieri, da reparti ospedalieri deputati alla medicina d'urgenza, con corrispondente impegno degli stessi per fini diversi da quelli istituzionali, previa, sempre secondo la stampa, "firma di un modulo"; tale modalità di esecuzione degli accertamenti sanitari non sembra, tuttavia, tranquillizzare circa la piena consapevolezza, da parte degli interessati, del diritto insopprimibile, in quanto disposto chiaramente dalla legge, di rifiutarsi di sottoporsi agli accertamenti sanitari che sono stati loro proposti».
Il fatto che nessuno dei ragazzi (o dei genitori, nel caso dei minorenni) abbia negato il consenso va letto evidentemente con un certo shock che chiaramente ha colpito le famiglie, svegliate alle tre del mattino. L'operazione è andata avanti fino alle quattro del pomeriggio. Quanto all'esito: sei persone sono state denunciate per cessione, ventuno sono state segnalate come consumatori alla prefettura. Modico il quantitativo di stupefacenti sequestrato. Ma il comandante provinciale dei carabinieri, Roberto Zuliani, ha ribadito il fattore sociale e di prevenzione all'interno del quale è maturata l'operazione dei suoi uomini. Le cronache locali citano il comandante: «Tante famiglie non immaginavano nemmeno che i figli consumassero droga, seppure leggera. È sbagliato - ha aggiunto il comandante - significa che i ragazzi hanno già intrapreso la strada sbagliata. Può essere una vita rovinata in partenza. Per i genitori, la nostra operazione di forte prevenzione deve essere un bel campanello d'allarme».
Carabinieri che si sostituiscono alla politica? Non è un caso che la delibera della Camera Penale si dica estremamente preoccupata per «l'utilizzo, che pare in questa occasione verosimilmente avvenuto, di uno strumento delicato e assai invasivo come quello dell'indagine penale, riservato all'accertamento dei reati, in situazioni che paiono, anche a prima vista, decisamente appartenenti - a tutto concedere - a forme di disagio sociale giovanile che debbono trovare giusta soluzione e supporto in interventi di natura educativa ed assistenziale, non già in operazioni di polizia che, in particolare in piccoli centri, sembrano inevitabilmente destinate a criminalizzare i destinatari dell'intervento, con il rischio che costoro vengano in seguito inseriti in reali circuiti criminali». A Gorizia, come a Monfalcone in questi giorni non si parla d'altro che di quanto accaduto. L'Officina Sociale, storico centro sociale della città di Fincantieri, ha organizzato per giovedì della prossima settimana un incontro con tutte le realtà cittadine e non solo.
 
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view post Posted on 14/3/2010, 23:58
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Buonasera a tutti,

vi volevo scrivere la maledizione che venne fatta da un sacerdote degli indigeni d'america prima che venissero sterminati dagli invasori europei pochi anni dopo la scoperta dell'america, dove l'uomo occidentale conobbe la prima volta la pianta di coca.
Di questa maledizione ho fatto menzione nei precedenti post.

Durante le celebrazioni religiose degli indigeni d'america si usava masticare la foglia di coca per ricongiunersi con la divinità.
Azione simile a quella del cristianesimo di mangiare l'ostia.
Un sacerdote conscio dell'imminente distruzione della sua tribù da parte degli invasori disse che quella foglia che per loro era stata sacra nei secoli, al nuovo uomo l' avrebbe condotto alla follia e alla rovina.

Questo passo e riportato nel libro di Calvani.

Edited by Claudio Bozzacco - 15/3/2010, 00:17
 
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view post Posted on 18/3/2010, 12:06
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17 marzo 2010

GENOVA - «Chi mi ha portato via il mio cucciolo? Non ci posso credere che il mio cucciolo non ci sia più. Non posso credere che sia stato quel...». Piange disperata Katerina Mathas nella sua cella di isolamento in carcere. Un raptus della follia dovuto all'uso di cocaina: sarebbe questo, secondo gli inquirenti, il movente dell'omicidio di Alessandro, il bimbo di otto mesi morto martedì a Genova a causa di un trauma cranico. Per il decesso del piccolo, sono stati infatti arrestati con l'accusa di omicidio volontario la madre del bambino, Katerina Mathas, disoccupata 26enne di origine greca, e il suo compagno, Gian Antonio Rasero, genovese 29enne, broker di un'agenzia di yacht.

RACCONTO - Il legale della giovane è andato a trovarla e l'ha descritta come una madre disperata per la perdita del proprio bambino, che respinge quasi indignata le accuse che le vengono mosse, non preoccupata dall'organizzare una strategia difensiva. Le parole di Katerina vengono spesso interrotte da singhiozzi e lacrime, che si alternano con momenti di lucidità in cui si sforza di ricordare. Continua a dare la sua versione, così come l'ha ripetuta per tre volte martedì sera davanti al pm Marco Airoldi, senza cadere in contraddizione, come spiega il legale: alle 23,30 circa Mathas e Rasero sono arrivati nel monolocale di Nervi, hanno assunto cocaina, e dopo mezz'ora circa è uscita lasciando il bimbo. È stata fuori per un'oretta e al suo ritorno ha controllato che il piccolo, che riposava sul divano, stesse bene e poi si è messa a dormire. È stato Rasero, alle 10,30 di martedì, secondo il suo racconto, a svegliarla dicendole che Alessandro non si muoveva più.

COCAINA - L'uomo non è il padre del bambino. La coppia ha ammesso di aver fatto uso di sostanze stupefacenti ma ha negato, nel corso dell'interrogatorio, di aver commesso il delitto. Rasero tuttavia ha puntato il dito contro la madre del bambino. «Mi sono svegliato e ho visto Katerina che sbatteva il figlio a terra. Mi ha detto che era tutto a posto, mi sono fidato», ha raccontato l'uomo. Secondo quanto emerso, inoltre, sul corpo del piccolo sono state riscontrate fratture plurime sulla parte posteriore del cranio, bruciature da sigaretta in un padiglione auricolare e lividi sul collo, provocati probabilmente da pizzicotti. Non è ancora chiaro chi dei due abbia compiuto materialmente il gesto, ma gli investigatori ritengono certo il coinvolgimento di entrambi nell'infanticidio. È possibile che la donna, che nel corso dell'interrogatorio si è professata innocente, abbia rimosso l'accaduto, e questo potrebbe essere dovuto sia all'uso della droga, sia alla gravità del fatto. Secondo quanto si è appreso, Rasero era andato a prendere la Mathas a Rapallo dove lei si trovava in casa di una persona. Insieme avevano poi raggiunto a Nervi il monolocale dove l'uomo abitava da circa un mese. «È un delitto efferato che lascia una traccia in noi», ha detto il questore di Genova Filippo Piritore. «Le dichiarazioni rilasciate dai due arrestati ci lasciano perplessi e devono essere approfondite», ha aggiunto.

ESAMI TOSSICOLOGICI - Il medico legale Marco Salvi sta lavorando a una vera e propria «carta di identità genetica» della madre del piccolo e del compagno. I due sono stati sottoposti a prelievi di sangue, delle urine e del Dna, per stabilire quando sia avvenuta l'assunzione di sostanze stupefacenti. Il pm Marco Airoldi, titolare dell'inchiesta, ha concesso quindici giorni per depositare i risultati di questi esami. Per il momento il magistrato non ha ancora presentato richiesta di convalida dell'arresto dei due. Il pm giovedì mattina conferirà l'incarico al prof. Francesco Ventura per compiere l'autopsia sul corpo del piccolo Alessandro.

AVEVANO CONSUMATO COCAINA - Durante il lungo interrogatorio condotto dal pm e dal capo della sezione omicidi della Squadra Mobile di Genova, Katerina e il compagno, ora rinchiusi nelle carceri di Marassi e di Pontedecimo, avrebbero dichiarato di avere consumato cocaina la sera prima del decesso del piccolo, di essersi addormentati e di aver trovato il bambino ferito al loro risveglio. Avrebbero tentato di soccorrerlo, portandolo al pronto soccorso dell'ospedale Gaslini nella tarda mattinata di martedì con un grave trauma cranico. Ma era già morto, i sanitari hanno tentato una disperata manovra di rianimazione che non ha dato esito positivo. I medici, insospettitisi immediatamente per le lesioni riscontrate sul corpo del bambino, incompatibili con una caduta (secondo quanto detto inizialmente dalla madre), hanno segnalato il decesso agli agenti di polizia all'interno dell'ospedale. Secondo quanto emerso, la donna era già stata segnalata in prefettura per l'assunzione di sostanze stupefacenti, non era in carico ai servizi sociali del Comune e non era seguita dal Sert.
 
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Percival
view post Posted on 16/6/2010, 08:26




Manda l'autista a comprare la cocaina
Il deputato Cintola indagato per peculato
Blitz della squadra mobile fra gli spacciatori della Palermo bene. Ventinove in manette. Fra i clienti anche il deputato regionale ed ex senatore dell'Udc Salvatore Cintola: grazie alle intercettazioni si è scoperto che la segretaria acquistava droga per conto del politico, il quale poi inviava i soldi con l'auto blu. Nel 2004, blitz della polizia nella segreteria di Cintola: trovati dieci grammi di cocaina
di SALVO PALAZZOLO

Manda l'autista a comprare la cocaina Il deputato Cintola indagato per peculato Salvatore Cintola

Mentre stava seduto sugli scranni del parlamento siciliano dava disposizioni alla segretaria per acquistare la cocaina. E i soldi, 1.000 euro in contanti, li mandava con l'autista in auto blu. C'è anche il deputato regionale Salvatore Cintola, dell'Udc, fra i clienti della rete di spacciatori della Palermo bene bloccata questa notte dalla sezione Narcotici della squadra mobile. Ventinove persone sono finite in manette. E per il deputato Cintola è scattata una denuncia a piede libero: in quanto consumatore di stupefacenti non gli viene contestato alcun reato, ma avrebbe utilizzato l'auto della Regione per acquistare la cocaina. Ecco perché deve rispondere di peculato.

Agli atti dell'indagine, coordinata dal sostituto procuratore Marcello Viola e dall'aggiunto Teresa Principato, ci sono le conversazioni intercettate al telefono fra uno spacciatore - tale Giorgio Napolitano - e la segretaria di Cintola, che discutono dell'acquisto di cocaina destinata al politico. Nel 2004, dopo l'ennesimo dialogo, i poliziotti fecero irruzione nella segreteria di Cintola, sequestrando dieci grammi di polvere bianca. L'indagine a carico del parlamentare regionale è sempre rimasta segreta: emerge adesso, nell'ambito dell'operazione che nella notte ha portato in carcere pusher e trafficanti, su disposizione del gip Piergiorgio Morosini.

I poliziotti della Mobile hanno appurato che la cocaina arrivava a Palermo dalla Spagna, attraverso fidati intermediari che operavano in Calabria e Campania. L'hashish, invece, arrivava dal Marocco. La distribuzione fra i salotti più esclusivi di Palermo era curata da una rete di insospettabili spacciatori. Sull'organizzazione c'è l'ombra delle cosche mafiose di Brancaccio, che avrebbero investito ingenti somme sul traffico di droga.

(16 giugno 2010)
 
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