De Magistris sulle tracce di una nuova Massoneria? Rispunta il numero sette.

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view post Posted on 29/10/2009, 10:14
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Prima del 1860 l'Italia era divisa in 7 staterelli.

Il nuovo saggio di Brunetta.
«Per il Sud nuova spedizione dei Mille»
Il titolare della Pubblica amministrazione: lì non applicabili le regole del Nord sul mercato del lavoro

ROMA — «Ogni libro sull’arretratezza del nostro Sud dovrebbe essere l’ultimo. Questo, invece, è il mio secondo, e ciò segnala un evidente fallimento della politica». Il saggio che l’editore Donzelli manda in libreria da domani, 30 ottobre con il titolo Sud, un sogno possibile [207 pagine, 16 euro (1+6=7)] si apre con questo singolare mea culpa . Perché, pur essendo un economista, e personalmente di certo non responsabile del disastro del Mezzogiorno, l’autore del libro, cioè Renato Brunetta, ha responsabilità politiche in un partito che da quando lui è stato eletto al Parlamento europeo, nel 1999, ha governato l’Italia per oltre il 60% del tempo.

Non per questo risparmia qualcuno. Per il ministro della Funzione pubblica il fatto che a distanza di sessant’anni dalla Cassa del Mezzogiorno, il prodotto interno lordo pro capite del Sud sia ancora del 40% inferiore a quello del resto d’Italia, gli studenti meno preparati, le infrastrutture scarse e malandate, il lavoro manchi e la criminalità la faccia da padrone, è la certificazione che «a fallire è stata la classe dirigente italiana, che non è stata in grado di adattare le politiche e le misure previste per il Nord e per l’Europa alla particolare realtà meridionale ». Sostiene Brunetta che fin dall’unità d’Italia non si tiene mai conto del Sud «quando si prendono le grandi decisioni nazionali: dalla scelta europea all’abolizione delle gabbie salariali, dallo Statuto dei lavoratori all’ingresso nello Sme...» E non cita a caso le gabbie salariali, che sono state il cavallo di battaglia estivo della Lega di Umberto Bossi.

Brunetta ricorda che nel 1968 venne introdotta la fiscalizzazione degli oneri sociali per le fabbriche del Sud. «C’è da dire però», aggiunge, «che tale provvedimento aveva in gran parte natura compensativa della contemporanea abolizione, fortemente voluta dal sindacato, delle differenze provinciali di salario che avevano, fino ad allora, tenuto più basso e sensibilmente differenziato il costo del lavoro al Sud». Scrive più avanti il ministro: «Di nuovo, dopo cent’anni, si pensava illuministicamente che nuove regole comuni, e magari molto avanzate, come quelle nel mercato del lavoro, nella contrattazione e nei diritti dei lavoratori, avrebbero positivamente forzato l’economia del Sud. Si finì con l’ottenere, ancora una volta, esattamente l’effetto opposto, Le regole, inapplicabili, del Nord sul mercato del lavoro e sulle relazioni industriali produssero un sempre più profondo allontanamento del mondo del lavoro meridionale da quello del resto del Paese, attraverso il dilagare strutturale di attività sommerse, irregolari, marginali e precarie. Più le regole del Nord non erano applicabili, più cresceva il dualismo e la domanda sia di incentivi che di trasferimenti ». Non esiste purtroppo la controprova circa il fatto che con il permanere di condizioni diverse rispetto al Nord la situazione del Sud oggi sarebbe migliore. Ma non serve la controprova per «riconoscere», come fa Brunetta, «che il Sud ha, essenzialmente e prioritariamente, bisogno di una nuova classe dirigente».

Come attuare il rinnovamento? «La qualità di un territorio la fa la sua gente », dice. Auspicando un «programma poliennale di investimenti anche e soprattutto in capitale umano che abbia come obiettivo il superamento del gap di legalità e fiducia nelle aree più a rischio del Mezzogiorno». Tenetevi forte: «Detto in altri termini», provoca il ministro, «serve una nuova spedizione dei Mille». Una invasione che dovrà puntare, come fece Garibaldi, sugli insorti locali. Stavolta nella pubblica amministrazione. «Mentre si cercheranno al Nord funzionari e dirigenti pubblici esperti e capaci da inviare al Sud», dovrà scattare quella che Brunetta chiama l’«Operazione Rosolino Pilo», dal nome del patriota siciliano che nel 1860, a prezzo della vita, spianò la strada alla conquista di Palermo, per «la creazione al Sud di una rete che finora non è esistita, fatta di dirigenti e funzionari preparati e onesti».

Immaginiamo le reazioni. Perché Brunetta non si limita alle ricette per la sua pubblica amministrazione, ma interviene anche sulla Banca del Sud, sui problemi ambientali, sulle carenze delle infrastrutture. E si dà il caso che questo libro esca proprio mentre il fronte meridionale ha diviso in due il governo: da una parte Giulio Tremonti, dall’altra Claudio Scajola, Stefania Prestigiacomo, Raffaele Fitto e Gianfranco Micciché. Le ferite sono ancora aperte.

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view post Posted on 7/11/2009, 10:43
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Un'azienda che sicuramente partecipa al gioco del nwo è la telecom italia.
Una delle peggiori società esistenti al mondo.
https://saxetum.forumcommunity.net/?t=11108661

Il router di alice quando tutti dormono al massimo arriva a due mega.

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Sul router di alice inoltre c'è un simbolo massonico.
L'occhio che tutto vede.
Alice nel paese delle meraviglie.
Alice è l'utente al quale viene rappresentata una realtà falsa e controllata.

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De Magistris si sarebbe messo sulle tracce di questi signori?

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bo
:unsure:
 
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view post Posted on 11/3/2010, 07:44
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De Magistris ha fatto sette milioni di punti.

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view post Posted on 30/5/2011, 18:12
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view post Posted on 15/6/2011, 11:28
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Gentili amici,

da qualche giorno l'ex pm originario del Vomero, quartiere rialzato di Napoli, è sindaco dell'omonima città.

Però la storia intricata nella quale si è trovato qualche anno fa e che ha probabilmente contribuito a condurlo dove si trova adesso, continua a destare interesse.
Stamane è stato arrestato Luigi Bisignani per associazione segreta.
Personaggio di lungo corso e di grande abilità.
L'arresto di Bisignani risuona con l'elezione di De Magistris.

Giornali, tribunali e politici sembrano sintonizzati tra di loro.
Pare che De Magistris avesse intrapreso la via giusta, sulla quale si è scontrato con Mastella, politico di Ceppaloni in provincia di Benevento che confina con San Martino Valle Caudina in Irpinia, il quale proprio dopo le ultime amministrative si avvierebbe al tramonto.
A queste conclusioni oltre che a giungerci chi vi scrive sembra che ci siano giunti anche i napoletani.

Luigi Bisignani, l’uomo che collega
Ora Luigi Bisignani è diventato il protagonista numero uno, benché non ufficialmente indagato, dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. Ma è da anni che ha fama di essere uno degli uomini più potenti d’Italia. E già alcuni mesi fa, nella caldissima estate 2010 dello scandalo P3, della “cricca”, della “banda larga” di Finmeccanica, “Bisi” era apparso come un personaggio chiave: il suo nome non c’era nelle carte giudiziarie delle diverse inchieste, eppure era quello che le collegava tutte.

Questione di rapporti, contatti, relazioni. Luigi Bisignani è un punto di convergenza. A livello alto. Certo, definirlo “consulente di Palazzo Chigi” è impreciso da un punto di vista formale. E non è bella neppure la battuta che circolava a Roma, secondo cui Bisignani era stato nominato da Silvio Berlusconi sottosegretario di Stato per interposta persona (in realtà sulla poltrona di governo è seduta la sua ex compagna, Daniela Santanchè). Eppure è, di sicuro, uomo dalle molteplici relazioni, incrocia mondo imprenditoriale e mondo dell’informazione, controlla persone, collega ambienti. Ed è ascoltatissimo da Gianni Letta, tanto da essere ben più influente di un sottosegretario, più potente di un ministro.

Non ama apparire. A differenza di tanti altri animali del circo berlusconiano, ritiene che l’esibizione sia, oltre che di cattivo gusto, anche nemica del potere vero. Così, lui che ha tanti amici fedeli nei giornali e nelle società di pubbliche relazioni (quelle che contano), non li attiva mai per una citazione, per una notizia su di sé. Anzi, è difficile trovare negli archivi perfino qualche sua fotografia da pubblicare. È ben altro quello che chiede, quello che ottiene.

Al piano inferiore del caos italiano si muovono bande, cricche e logge, poi subito derubricate e raccontate come l’agitarsi di “tre pirla”, “quattro sfigati”, improbabili “amici di nonna Abelarda”. Al piano di sopra, al riparo da rischi e incursioni giudiziarie – almeno finora – stanno i registi e gli utilizzatori finali. Bisignani è personaggio di grande simpatia, dalla mente lucida e dall’intelligenza rapidissima. Scrive romanzi gialli e parla da pari a pari con Gianni Letta. Parlava, e molto, con Angelo Balducci e Guido Bertolaso (Protezione civile), con Denis Verdini (Pdl & P3), con Pier Francesco Guarguaglini (Finmeccanica), con Paolo Scaroni (Eni), con Cesare Geronzi (Generali).

Ha un certo know how. Ha sempre negato l’appartenenza alla P2, quella classica, eppure le carte e la tradizione orale gli attribuiscono la tessera 1689 e la qualifica di reclutatore. Nel 1981, quando Giuliano Turone e Gherardo Colombo scoprirono a Castiglion Fibocchi gli elenchi della loggia segreta di Licio Gelli, il ragazzo aveva solo 28 anni. Brillante giornalista dell’Ansa, precoce capoufficio stampa del ministro del Tesoro Gaetano Stammati (piduista) nei governi Andreotti degli anni Settanta.

Era una giovane promessa. Mantenuta: dieci anni dopo ha attraversato la stagione di Mani pulite solo con qualche fastidio in più. Una condanna (3 anni e 4 mesi per aver smistato la maxitangente Enimont, ridotti in Cassazione a 2 anni e 8 mesi) che dimostra quanto il ragazzo, nel 1993, a 40 anni, potente responsabile delle relazioni esterne del gruppo Montedison, fosse cresciuto. Anche in abilità e coperture, visto che il peggio di quella stagione resta ancor oggi segreto. Qualcosa ha raccontato Gianluigi Nuzzi nel suo libro Vaticano Spa. Negli anni Novanta, infatti, zitto zitto Bisignani manovra una gran quantità di soldi parcheggiati in Vaticano. Con l’aiuto di monsignor Donato de Bonis, già segretario di Paul Marcinkus, cardinale e indimendicato compagno di scorrerie dei bancarottieri Michele Sindona e Roberto Calvi. L’11 ottobre 1990, dunque, Bisignani apre, con 600 milioni in contanti, un conto riservatissimo presso lo Ior. È il numero 001-3-16764-G intestato alla Louis Augustus Jonas Foundation (Usa). Finalità: “Aiuto bimbi poveri”.

“Bisignani ha ottimi rapporti con lo Ior da quando si occupava di Calvi e dell’Ambrosiano”, raccontò poi de Bonis in un’intervista. “La sua è una famiglia religiosissima; suo padre, Renato, un alto dirigente della Pirelli scomparso da anni, era un sant’uomo, la madre, Vincenzina, una donna tanto perbene. Bisignani è un bravo ragazzo. L’Istituto si occupa di opere di carità e gli amici aiutano i poveri, quelli che non hanno niente. Anche il sarto Litrico mi diceva ‘io vesto i ricchi per aiutare i poveri’”.

I bimbi poveri, in realtà, non ebbero gran giovamento dai soldi della Jonas Foundation. Il 23 gennaio 1991, De Bonis si presenta allo Ior con quasi 5 miliardi di lire in titoli di Stato, li monetizza e suddivide il ricavato su due conti: 2,7 miliardi sul deposito dell’amico Bisignani, mentre quasi 2,2 li accredita sul conto cardinale Spellman, che gestisce in proprio e per conto di “Omissis”, come viene chiamato in Vaticano Giulio Andreotti. Dal conto Spellman parte subito un bonifico da 2,5 miliardi al conto FF 2927 della Trade Development Bank di Ginevra: è la prima tranche della supermazzetta Enimont, “la madre di tutte le tangenti”, che andrà a irrorare, a pioggia, i partiti politici italiani per benedire il divorzio di Stato tra Eni e Montedison.

Nel giro vorticoso della lavanderia vaticana, sul deposito Jonas Foundation di Bisignani entrano 23 miliardi. E lui, fra l’ottobre 1991 e il giugno 1993, ne ritirerà in contanti 12,4. Che l’uomo sia sveglio lo si capisce già nell’estate del 1993, quando annusa il disastro (i magistrati di Mani pulite stanno per arrivare alla maxi-tangente Enimont): così il 28 giugno di quell’anno corre allo Ior, ritira e distrugge i documenti che vi aveva lasciato all’apertura dei conti e chiude il Jonas Foundation. Ritira, in contanti, quel che resta: 1 miliardo e 687 milioni. Non avendo borse abbastanza capienti, deve fare due viaggi per portar via il malloppo.

Un mese dopo è latitante. È il momento più nero di Mani pulite. Tre protagonisti della vicenda Enimont muoiono in circostanze drammatiche: il presidente dell’Eni Gabriele Cagliari con un sacchetto di plastica in testa in una cella di San Vittore; il regista sconfitto dell’operazione Enimont, Raul Gardini, con un colpo di calibro 7,65 nella sua dimora milanese; il direttore generale delle Partecipazioni statali, Sergio Castellari, con il volto spappolato nella campagna romana.

Tanti conti non tornano, in questa storia. Anche quelli dei soldi. La tangentona Enimont, rivelano i documenti vaticani messi a disposizione da Nuzzi, era ben più grossa di quella individuata dai magistrati di Mani pulite. E molti personaggi sono stati coperti dai silenzi vaticani. Tra questi, l’ineffabile “Omissis”. Almeno 62 miliardi sono stati nascosti, si sono volatilizzati. E di questo tesoro rimasto segreto, 1,8 miliardi sono passati sul conto di Bisignani.

Quattordici anni dopo, un altro magistrato bussa alla sua porta. Si chiama Luigi De Magistris, alle prese con l’inchiesta Why not. Sta indagando su un comitato d’affari attivo in Calabria, ma con la testa a Roma. È convinto che sia organizzato come un’associazione segreta, una nuova P2, tanto che contesta ai suoi indagati proprio il reato previsto dalla legge Anselmi. È convinto che Bisignani di questa nuova P2 sia uno dei punti di riferimento. Il 5 luglio 2007 si presenta di persona, a sorpresa, ai suoi indirizzi romani, l’abitazione e la sua azienda Ilte (Industria Libraria Tipografica Editrice) di piazza Mignanelli. Ha un mandato di perquisizione. Bottino scarso: qualche documento e un Blackberry 7230 blu. “Ho avuto l’impressione che fosse stato avvertito: lui era volato improvvisamente a Londra”, dice oggi De Magistris. “Dopo quella perquisizione, le manovre contro di me hanno un’accelerazione. Due mesi dopo mi sottraggono l’indagine”.

Di Why not restano oggi soltanto i rapporti accertati degli indagati. Bisignani, per esempio, era in contatto con molti politici, imprenditori, manager, uomini degli apparati. Tra questi, Clemente Mastella, allora ministro della Giustizia, Walter Cretella Lombardo, potente generale della Guardia di finanza, Salvatore Cirafici, il dirigente di Wind responsabile della gestione delle richieste di intercettazioni e tabulati inviate all’azienda telefonica da tutte le procure italiane. Ora, quattro anni dopo, nuova indagine, nuovo comitato d’affari, una nuova P2. Luigi Bisignani resta a guardare, dall’alto, e aspetta. Ha visto sbriciolarsi la Prima Repubblica, la Dc, il Psi. Non s’impressiona certo per la decomposizione del berlusconismo.

Il Fatto quotidiano, 24 luglio 2010. Aggiornamento: 5 marzo 2011

MILANO - E' stato arrestato il giornalista Luigi Bisignani, iscritto alla Loggia P2, condannato a tre anni e 4 mesi nel processo Enimont, e coinvolto nell'Inchiesta Why Not del pm Luigi De Magistris. Per lui l'accusa è di associazione segreta. La richiesta di detenzione ai domiciliari, oltre che per Bisignani, è stata fatta anche nei confronti del parlamentare Alfonso Papa.

L'uomo di affari i è stato arrestato in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare su richiesta della Procura di Napoli nell'ambito dell'inchiesta sulla P4. A quanto si è appreso l'ipotesi di reato è di favoreggiamento in relazione alla rivelazione di notizie coperte da segreto.

Fiorenza Sarzanini
15 giugno 2011

Edited by Claudio Bozzacco - 21/6/2011, 12:52
 
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view post Posted on 21/6/2011, 11:53
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NAPOLI - Anche i potenti dovevano rivolgersi a Luigi Bisignani se volevano ottenere appalti e contratti con gli enti pubblici. Le conversazioni intercettate e le testimonianze raccolte dai pubblici ministeri Henry John Woodcock e Francesco Curcio svelano come fosse lui il punto di riferimento per l'Eni, le Poste, l'Enel e soprattutto per la Rai. Ma delineano il suo ruolo anche per gli equilibri di Confindustria. Una girandola di affari che naturalmente coinvolge anche il settore dell'editoria. L'accusa evidenzia come «i mass media rappresentino uno dei punti di rilievo che caratterizzano l'attività del sodalizio». E aggiunge: «Se per le notizie scandalistiche viene utilizzato Dagospia dal gruppo Papa-Bisignani, i rapporti con la Rai costituiscono un momento rilevante nella strategia mediatica». Bisignani non lo nega, anzi è lui stesso a confermare di aver «favorito il contatto tra Eni e Dagospia, cioè sono stato io a suggerire all'Eni di fare pubblicità su Dagospia» con un accordo da 100 milioni. Del resto, in un colloquio con il parlamentare Italo Bocchino, aveva definito l'Eni «l'ente più grosso amico mio». E quando i magistrati gli hanno chiesto spiegazioni ha affermato: «Io dico che sono amico dell'Eni perché sono molto legato a Scaroni e da sempre all'Eni».

Gli affari della Santanchè
Racconta Bisignani: «Feci stringere rapporti tra la famiglia Angelucci e la Santanchè. Loro avevano difficoltà a raccogliere pubblicità per il giornale "Libero" di cui erano editori e nel periodo iniziale la Santanchè operò come freelance portando molti clienti a "Libero" soprattutto nel settore della moda e in seguito "istituzionalizzò" questo rapporto con un'iniziativa che gli consigliai e cioè la costituzione di una vera e propria concessionaria di pubblicità, la "Visibilia". In seguito i rapporti tra Angelucci e la Santanchè si sono incrinati in particolare perché Visibilia ha cominciato a raccogliere pubblicità con "Il Giornale" in concomitanza con il passaggio di Feltri dalla direzione di "Libero" a quella del "Giornale". Io mi schierai con Angelucci... Preciso che ho messo in contatto la Santanchè con i responsabili operativi dei principali enti economici pubblici italiani. In particolare l'ho presentata a Lucchini dell'Eni, a Comin dell'Enel e alla dottoressa Giorgetti di Poste italiane. Per quanto mi risulta, sia Eni che Enel che Poste hanno dato pubblicità a Visibilia».
Non sono gli unici contratti. Riferisce Elisa Grande, dirigente della presidenza del Consiglio: «Ho conosciuto la Santanchè a un pranzo, me l'hanno presentata Masi e Bisignani, poi l'ho rivista quando è diventata sottosegretario. So che ha a che fare con Visibilia, società concessionaria di pubblicità. La presidenza del Consiglio compra spazi pubblicità su tutti i giornali... Tra il 2009 e il 2010 Bisignani mi disse che mi avrebbe chiamata la Santanchè e lei mi chiamò lamentando che i miei uffici non compravano pubblicità da Visibilia». Le fanno ascoltare alcune telefonate e lei commenta: «Ritengo che D'Agostino tenga in considerazione Bisignani, dico questo perché fu lo stesso Bisignani a dirmi di aver fatto uscire delle cose su di me su Dagospia, ma l'incontro con D'Agostino non si è mai tenuto».

Gli assetti di Confindustria
Racconta Renato Arpisella, all'epoca portavoce del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, di aver incontrato Bisignani «agli inizi del 2010 quando mi fu riferito di incontrarlo, non ricordo da chi, per risolvere una diatriba interna a Confindustria tra le grandi aziende pubbliche del settore energetico fornitrici (e quindi chiamate monopoliste come Eni ed Enel) e le altre aziende associate "fruitrici". Ne parlai con Bisignani per favorire una ricomposizione delle tensioni in atto e lui si riservò di parlarne con Scaroni, cosa che avvenne in quanto la cosa rientrò».
Anche Luca Cordero di Montezemolo dice di essersi rivolto a Bisignani: «Gli chiesi di chiedere a Lucchini dell'Eni quali fossero le posizioni dell'Eni in ordine al rinnovo delle cariche della Confindustria di Napoli. Lo chiesi perché era interessato il mio amico Punzo... Ho chiamato Bisignani per chiedere un intervento sull'Eni perché per me e nella mia prospettiva il Bisignani da sempre è quello che si occupa delle relazioni esterne dell'Eni e in particolare di Scaroni, cioè per me è sempre stato l'interfaccia di Scaroni e dell'Eni... Parlando con Bisignani mi disse che Moretti ce l'aveva con me, così facendo mi fece capire che aveva rapporti con Moretti».

Il figlio alla Ferrari
In una conversazione captata del febbraio 2010 Montezemolo e Bisignani parlano di Rai. Spiega nel suo interrogatorio il presidente della Ferrari: «Faccio riferimento a una richiesta di intervento sul direttore generale della Rai Mauro Masi, io chiesi a Bisignani nell'interesse di Edwige Fenech - e ciò dal momento che so che Bisignani è amico di Masi - che è stata la mia compagna e che produce film o meglio fiction per la Rai. La Fenech mi aveva detto che la Rai si era impegnata a produrre fiction prodotte da lei nel senso che la Rai si era impegnata a finanziarle e quindi la Fenech aveva affrontato le spese preliminari. Per questo io stesso chiamai, in un primo tempo, direttamente Masi da Abu Dhabi, subito dopo chiamai Bisignani chiedendogli di intervenire su Masi... L'autovettura di cui si parla (nell'intercettazione, ndr) era una Maserati che Masi mi aveva chiesto di provare e io gli avevo mandato».

Poche ore dopo viene interrogato Masi che conferma: «Tanto Bisignani quanto Cordero di Montezemolo mi rappresentarono una questione riguardante la Fenech e una produzione di fiction dalla stessa proposta. Io non ho fatto alcun intervento. Ho tenuto per due settimane la Maserati messami a disposizione in prova da Montezemolo». Nello stesso interrogatorio Montezemolo parla anche del figlio di Bisignani: «Venni a sapere che il figlio di Bisignani lavorava per la Renault e ciò perché Bisignani è amico di Briatore. L'anno scorso dal momento che ci serviva un ragazzo giovane che trattasse con gli sponsor dissi a Dominicali di incontrare il figlio di Bisignani e di testarlo. Il ragazzo poi è stato assunto e mi dicono che sia in gamba».

Le pressioni sulla Rai
Masi viene ascoltato il 23 febbraio scorso e nella richiesta di arresto i magistrati sottolineano come confermi «il potere di incidenza e condizionamento esercitato da Bisignani» sulla Rai. Nelle continue telefonate i due concordano infatti le mosse su programmi e conduttori. L'allora direttore generale conferma il legame stretto e poi chiarisce il contenuto delle conversazioni intercettate: «Faccio riferimento alla posizione che riguardava Gianni Minoli, che come dico mi era stata segnalata anche da Gianni Letta; in particolare con Bisignani si parlava della nomina di Minoli come responsabile delle attività della Rai per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia; Minoli mi veniva segnalato quotidianamente anche da Amato che è il presidente del comitato dei garanti delle celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Nella sintesi della conversazione si dice e si parla di "fregare" Ruffini nel senso che Ruffini non voleva ospitare sulla seconda serata di Rai3 la trasmissione di Minoli, di fatto poi è accaduto il contrario, nel senso che ha avuto ragione Ruffini e continua ad andare in onda in seconda serata su Rai3 "Parla con me" della Dandini. Dunque ciò che ci diciamo con Bisignani nella conversazione non è accaduto rispetto a quello che riguarda Ruffini... Il Massimo a cui si fa riferimento è Massimo Liofredi che proteggeva la Setta che io non volevo; la "lei" cui si fa riferimento è la Setta. Effettivamente nelle conversazioni io dico a Bisignani di informare di tali questioni il dottor Letta e ciò perché Bisignani è sicuramente più legato a Letta di quanto lo sia io.

Bisignani per la verità insieme a tanti altri mi ha chiesto la cortesia di far lavorare Monica Setta, ma io non l'ho "rinnovata" perché fa una televisione che non mi piace. Per la Setta mi hanno chiamato esponenti di tutto l'arco costituzionale... Anche per Anna La Rosa mi ha telefonato tutto l'arco politico istituzionale, ritengo compreso Bisignani, sponsorizzando La Rosa ai servizi parlamentari; anche per Anna La Rosa, come per la Setta, io ero contrario». Poi commenta altre conversazioni: «Il Ferruccio al quale si fa riferimento è Ferruccio de Bortoli con il quale Bisignani ha ottimi rapporti... Chiesi a Bisignani di informarsi presso Letta su quale fosse l'atteggiamento della politica su talune questioni inerenti alle nomine Rai (riferite al digitale); ribadisco che chiedevo a Bisignani di parlare con Letta perché i due avevano un rapporto più diretto e più personale... insomma ho sempre utilizzato Bisignani per sondare il clima politico riferito in particolare al dottor Letta e ad altri personaggi politici e ciò in termine di consiglio».

E ancora: «Mi sono fatto scrivere la lettera di licenziamento di Santoro da Bisignani... Per dirla ancora più chiaramente io ho utilizzato e utilizzo Bisignani per avere una idea delle reali opinioni di Letta con il quale io ho un rapporto formale e che invece Bisignani conosce bene. Non escludo di aver chiesto a Bisignani di sondare l'opinione di Letta in ordine al licenziamento di Santoro, il governo non mi ha dato alcun segnale, ho ragionato, in questo caso come sempre, con la mia testa, perché Santoro aveva offeso me e non il governo. Io ritenevo di doverlo licenziare».

Fiorenza Sarzanini
21 giugno 2011
 
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view post Posted on 22/6/2011, 10:40
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Continua lo studio sul tema massoneria.

Le recenti inchieste giudiziare P3 e P4 sarebbero state così denominate perchè sul modello della cosiddetta P2 di Licio Gelli.

Licio Gelli a sua volta si sarebbe ispirato a Giuseppe Mazzini che fondò la loggia Propaganda Uno.

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Tuttavia nel corso dei decenni queste logge hanno perso lo scopo principale che era probabilmente quello di riunire l'Italia e si sono dedicate al controllo delle istituzioni e degli affari. Per questo con la legge Anselmi sono state messe al bando.

Come vi avevo anticipato nei precedenti post, nella biblioteca del Comune di Montella, donata da Scipione Capone, Maggiore della Guardia Nazionale dei Garibaldini, Galantuomo e quindi probabilmente egli stesso massone, tra gli altri con la copertina gialla c'è questo libro: La Massoneria e la rivoluzione intellettuale del secolo XVIII seconda edizione.

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Edited by Claudio Bozzacco - 22/6/2011, 12:04
 
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Mazzini sul fazzoletto massonico che indossa ha inciso in un triangolo il numero 33.
Il simbolo del comune di Montella è composto da tre monti e tre stelle. 33

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33 sono gli anni di Cristo ma è anche il più alto grado della massoneria che avrebbe il suo vertice in Inghilterra, lo stato più antico d'Europa.

Sullo sfondo di questo sito da diversi giorni c'è una foto di tre donne che negli schermi 15 poliici e cioè i più diffusi compare due volte. 33

Afghanistan, Obama conferma
"Via 33mila soldati entro il 2012"
L'annuncio del presidente Usa: ritiro completo dal Paese, invaso nel 2001 dopo l'11 settembre, nel 2014. Tende la mano ai talebani, purché "rinuncino alla violenza e rispettino la costituzione". Poi rilancia sul fronte interno: "Dobbiamo riprenderci il sogno americano"

I numeri racchiudono il codice segreto per interpretare l’universo. La valenza simbolica dei numeri è data dal loro valore qualitativo e dalle interazioni con tutti gli altri elementi strutturanti l’universo. Tutte le componenti dell’universo sono caratterizzate da una sequenza numerica che stabilisce il rapporto con tutto ciò che la circonda. Le interazioni composte dai numeri vanno al di là di un mero calcolo quantitativo. Infatti da un punto di vista spirituale l’uno rappresenta l’unico, cioè l’unicità della divinità; il due non proviene dal raddoppiamento dell’uno, ma dalla sua divisione. Il due divide e rompe l’armonia dell’uno, e il ritorno all’unità si ha con il tre, cioè con il percorso inverso. Fatto che spiega come il tre, il triangolo, la triade, siano espressioni dell’unità. In tutte le tradizioni antiche i numeri sono sacri, proprio perchè permettono di comprendere l’ordine delle cose e le leggi del cosmo. La Cina da millenni riconosce ai numeri una funzione ordinatrice, energizzante e armonizzante del mondo e della materia vivente.

Tre Monti con gli studi che ha fatto si sarebbe sintonizzato con l'Uno e cioè con l'origine del tutto, ma probabilmente era predestinato.

tremonti-ministero

Tre Monti, Tre Triangoli.
3 volte 3. 33

:huh:

Edited by Claudio Bozzacco - 27/6/2011, 11:22
 
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Buongiorno amici,

la temperatura sale, le città si svuotano e le spiagge si riempiono.
Però internet funziona sempre, infatti se vi recate al mare sotto gli ombrelloni si parla di abbonamenti e offerte per navigare.
La televisione e i messaggi che trasmette ormai sono demodè.
Navigando sui siti di amici ho trovato la storia del pm romano Paolo Ferraro.

Sono passate tre settimane dal giorno in cui il Consiglio superiore della magistratura ha deciso di sospendere dal proprio incarico il dott. Paolo Ferraro, pubblico ministero da anni a lavoro a Roma, per l'insorgenza di una presunta infermità mentale che lo renderebbe inadatto alla carica ricoperta.
La storia di Ferraro, pur essendo praticamente trascurata dalle grandi testate - eccetto SkyTg24 che ha preso parte alla conferenza indetta dal magistrato -, ha dei risvolti oscuri e per molti aspetti inquietanti: il pm nei mesi precedenti al provvedimento preso, con irreale fretta, dal Csm ha condotto un'indagine in prima persona, venendo a capo di una realtà da lui stesso definitiva inimmaginabile: una setta satanico-massonica interna al mondo militare, dedita al sesso, al controllo della mente e a rituali che attingerebbero a piene mani dal mondo dell'occulto. Scoperte che addirittura potrebbe avere avuto a che fare con quanto accaduto a Ripe di Civitella il 20 aprile scorso, il giorno in cui venne ritrovato il corpo senza vita di Melania Rea.
Una coincidenza che per molti coincidenza non è: ma solo il tentativo di imbavagliare il magistrato facendolo passare per delirante.

La quotidianità - Ma come vive questi giorni il pm Ferraro? A raccontarlo è un utente del social network Facebook che ha parlato di un incontro con il pm avvenuto per caso. Casualità che pare essere una condizione poco ricorrente in tutta questa storia.
Prima di pubblicare abbiamo presentato la ricostruzione dei fatti all'avvocato Giorgio Carta, oramai unico legale di Ferraro, che ha ammesso che la ricostruzione fatta dall'internauta possa essere considerata reale.
Ecco qui il racconto:
" Oggi 4 luglio mi trovavo alla Procura presso il Tribunale penale di Roma, per alcuni giri di cancelleria; ne ho approfittato per andare a dare un’occhiata alla stanza del pm Paolo Ferraro, recentemente sospeso per quattro mesi dalle sue funzioni a seguito di un procedimento “d’urgenza” anomalo innanzi al Consiglio Superiore della Magistratura, nel corso del quale non gli è stato consentito nemmeno di avvalersi dell’assistenza dei suoi avvocati. [...] Avevo infatti sentito dire che la sua stanza era stata completamente sgomberata, ed ero curiosa di verificare se la circostanza rispondesse al vero oppure no.
Il dottor Ferraro è stato sottoposto ad un procedimento disciplinare [...] dopo aver raccolto prove audio di alcuni incontri che si sono tenuti in sua assenza nella sua abitazione all'interno della città militare della Cecchignola, ove egli ha vissuto per un certo periodo tre anni fa; incontri nel corso dei quali i convitati – sei uomini, cinque donne ed alcuni ragazzini – si davano ad attività sessuale di gruppo, assumevano droghe durante i festini (ketamina, un potente anestetico dissociativo, che procura fenomeni cosiddetti near-death experiences), parlavano in lingue strane, forse dialetti medievali, con uso di parole e comandi che lasciano chiaramente intendere l’esercizio di un controllo psichico – mentale da parte di alcuni alti gradi militari sugli altri soggetti presenti in quella casa (in alcuni casi si sarebbe verificato un vero e proprio sdoppiamento della personalità dei partecipanti).
Ebbene, giunta dinanzi alla stanza del dottor Ferraro, mi soffermavo a leggere alcuni avvisi attaccati alla porta, cercando di scorgere se vi fosse qualche elemento tale da farmi ritenere che effettivamente la stanza fosse stata sgomberata. [...] In quel momento sopraggiungeva il dottor Ferraro; sono rimasta interdetta per qualche secondo, e così immagino anche lui, che probabilmente non si aspettava di trovare qualcuno davanti alla sua porta.
[...] Apre la porta con la chiave, mi invita ad entrare, mi mostra la stanza completamente svuotata di armadi, fascicoli, telefoni, computer, etc.; il senso di desolazione che trasmette la vista di quella stanza è terribile. Tutto ciò, nonostante il fatto che la sospensione disposta dal Csm sia assolutamente temporanea: probabilmente lo sgombero della sua stanza è stato effettuato in previsione di un suo definitivo allontanamento dalla magistratura. Mi riferisce che tutti gli agenti di Polizia Giudiziaria che collaboravano con lui sono stati cacciati, in malo modo; che i suoi avvocati hanno ricevuto vere e proprie minacce via fax da altri avvocati; che quello che ha raccontato alla conferenza stampa non è nemmeno la metà di quello che lui sa; che la sua compagna riceve minacce e spesso trova sotto casa disegni di svastiche e altri simboli; ad un certo punto, nel corso del nostro colloquio, riceve una telefonata da parte della propria compagna, e gli sento dire che qualcuno ha tentato di forzare la portiera della sua macchina. [...] Mi ha anche invitata ad informarmi sul progetto MK Ultra ( con questa espressione ci si riferisce ad una serie di attività svolte dalla Cia con l'obiettivo di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone, ndr).
Il dottor Ferraro ha anche detto che succederanno cose eclatanti nei prossimi giorni, forse in questa stessa settimana; chiede che si parli del caso e di diffondere tutte le notizie utili a chiarire i fatti".

Rettifica - Per dovere di cronaca, l'avvocato Giorgio Carta tiene a precisare di non aver ricevuto alcuna minaccia a proposito della vicenda Ferraro.




Le osservazioni del dott Paolo Ferraro partono da un punto diverso da dove partì De Magistris ma giungono nello stesso punto.
Quindi il CSM, per evitare ogni volta di trovarsi a dover risolvere queste controversie che generano rumore e movimenti caotici deleteri e dannosi per il consiglio stesso, dovrebbe: riconoscere l'esistenza di un tema, confrontarsi con esso, creare un gruppo che se ne occupi e che ne relazioni.

:D
 
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view post Posted on 21/7/2011, 11:09
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view post Posted on 23/7/2011, 20:04
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La massonieria controlla il mondo?
:unsure:

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Anders Behring Breivik, il 32enne arrestato per gli attentati che hanno devastato la Norvegia in divisa da massone del terzo grado.

Edited by Claudio Bozzacco - 26/7/2011, 10:40
 
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view post Posted on 19/9/2011, 11:42
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view post Posted on 7/11/2011, 10:59
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Buongiorno cari,

come vi avevo anticipato l'argomento massoneria era già stato ampiamente trattato prima che riemergesse per mezzo delle inchieste di De Magistris e di altri giudici.

Prima della P2 di Licio Gelli e prima della P1 di Mazzini, la massoneria già era nata nel 1700 con Luigi XIV.
I Massoni erano nobili, che oltre ad essere astrologi e profeti erano anche maestri di disinvoltura.

Nella biblioteca comunale c'è un'ampia trattazione in merito raccolta agli inizi del novecento da un altro giurista: l'avvocato Goffredo Capone.

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Luigi XIV rappresentato dal Bernini.
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Alla famiglia di Luigi apparteneva Carlo Terzo di Borbone Re delle due Sicilie.
Secondo le ipotesi che vanno per la maggiore al vertice della massoneia moderna ci sarebbe la Corona d'Inghilterra di Elisabetta II.

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Edited by Claudio Bozzacco - 7/11/2011, 11:28
 
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Percival
view post Posted on 20/12/2011, 11:49




Paolo Ungari (Milano, 25 maggio 1933 – Roma, 6 settembre 1999) è stato un politico e intellettuale italiano.


Carriera amministrativa ed accademica [modifica]

Laureato in giurisprudenza presso l'Università di Roma nel 1957, è stato alto funzionario della Camera dei deputati.

Fu docente ordinario di Storia del Diritto italiano - e poi di Diritti dell'uomo - presso la facoltà di scienze politiche della Luiss "Guido Carli" di Roma; di tale facoltà fu dal 1981 al 1986 Vicepreside, e dal 1986 al 1992 Preside; nella Facoltà di Scienze politiche della Luiss diresse anche la Scuola di specializzazione in giornalismo e Comunicazioni di massa, nonché il Centro di ricerca e di studio sui diritti dell'uomo. Insegnò anche Storia delle codificazioni moderne presso la Facoltà di Giurisprudenza della medesima Luiss.

Fu direttore dell'Istituto di studi storico-politici, nonché dell'Osservatorio sull'editoria del Ceradi.

Fu componente del Consiglio direttivo della Scuola superiore del Ministero dell'Interno e di quello della Commissione nazionale italiana per l'Unesco.

Esponente del Partito Radicale prima e del Partito Repubblicano Italiano poi, è stato Presidente della Commissione per i diritti umani della Presidenza del Consiglio durante il governo Craxi e della Commissione contro l'antisemitismo e la xenofobia del Consiglio d'Europa.
Decesso
Sulle cause del suo decesso, avvenuto un fine settimana di settembre per la caduta nella tromba dell'ascensore al terzo piano del palazzo in piazza dell'Ara Coeli in cui aveva sede una delle riviste cui collaborava, la Procura della Repubblica di Roma ha proposto decreto di archiviazione, che potrebbe aver fugato i sospetti pure affacciati da più parti[1]. Viene sepolto nel Cimitero acattolico di Roma. La sua ultima richiesta viene rispettata ed è così che sulla sua lapide si legge solo il seguente epitaffio Maestro massone.


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view post Posted on 2/1/2012, 09:14
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Inglesi napoletanizzati?

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31 replies since 6/12/2008, 12:47   6265 views
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