Il Monte, trimestrale locale

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Percival
view post Posted on 8/11/2008, 12:14




Anticipo su saxetum l'articolo che ho scritto per la prossima uscita del Monte.
L'intenzione originale era quella di scrivere, appunto, un articolo sulla Chiesa di San Benedetto
A mano a mano che il lavoro procedeva, però, cresceva la mole degli argomenti coinvolti sempre più mi rendevo conto di come la questione fosse meritevole di ben altro livello di impegno ed approfondimento.
Mi ero quasi scoraggiato, anche a causa di concomitanti impegni lavorativi.
Per mesi il materiale raccolto ha giaciuto silente, disperso in vari file del mio PC.
E lì sarebbe rimasto chissà per quanto se l'amministratore, nella serata di ieri, non mi avesse di nuovo sollecitato quasi "manu militari" la consegna di un articolo per Il Monte entro le 12 di oggi.
Per ottemperare alla brutale ingiunzione ho dedicato parte della mattinata a redigere il seguente testo in cui ho cercato di condensare, in brevi flash, alcuni fatti e talune ipotesi.
La forma è molto laconica ed essenziale poiché la fretta, si sa è nemica del bello.
Neppure escludo la presenza di imperfezioni od errori sintattici, stilistici e dattilografici.
E' lavoro di un paio d'ore, ma credo spese abbastanza bene.
Né è venuto fuori il sottostante articoletto e col materiale rimasto ce n'è abbastanza per scriverne un altro. Per il prossimo numero, però.



Non molti sono a conoscenza delle ragioni storiche per nel nostro paese esiste una chiesa dedicata a San Benedetto (meglio nota come chiesa di Sant'Anna).
Eppure la presenza benedettina nel territorio di Montella, risalente quanto meno al periodo della dominazione longobarda (571-1076 D.C.) è stata cospicua e significativa.
Documentalmente provata è la donazione da parte del feudatario di Montella, Simone di Tivilla nel luglio del 1158, della Chiesa di San Giovanni del Gualdo (gualdo, da wald = bosco)all'importante abbazia benedettina di Cava dei Tirreni.
In uno alla Chiesa -sita nell'odierna località Cerrete - venivano donati i terreni annessi e le persone di stato servile che li lavoravano.
Ancora più antica pare essere stata la comparsa dell'ordine fondato dal santo di Norcia nelle zone ricomprese nell'attuale tessuto urbano montellese.
Con certezza si può dire che, nel luogo dove oggi sorge la Chiesa di San Benedetto era insediata una badia o meglio grancia benedettina, alle dipendenze del monastero di San Benedetto di Salerno, prima, e di quello della SS.Trinità di Cava dei Tirreni, in seguito.
Ne è rimasta traccia in una serie di documenti riportati dallo Scandone e precisamente: il Catasto onciario del 1752, comprendente una "rubrica delle Badia di San Benedetto di Montella"; un istrumento del 23 marzo 1591 per notar Paolo Trevisani, in cui si attesta che alcuni montellesi avevano preso in fitto "granciam terre montelle" (sic!); un atto pubblico del 20 novembre 1597 per notar Paolo Boccuti, dove si menziona un Fabio Verderosa, quale locatario della grancia di Montella ed un Giovan Angelo Palatucci, subaffittuario.
Sull'antichità della fondazione della grancia concordano maggiori storici locali, il Ciociola e lo Scandone, che la collocano temporalmente negli ultimi due secoli della dominazione longobarda (IX-X secolo).
Il Ciociola, nella sua opera “Montella. Saggio di memorie critico cronografiche” ne fa risalire l'istituzione a tal Erimano, Conte di Conza, che, il due settembre 901, avrebbe fatto donazione ai Benedettini di Salerno del casale Serpillo (che il Canonico colloca nella contrada montana detta di Serrapullo), con alcune corti in "Balinolo" e in "Montilla", già appartenute al gastaldo Potone, suo zio.
Diversa l'ipotesi dello Scandone, che sulla scorta di un famoso ma controverso documento del 762 (forse il più antico scritto in cui compaia il nome Montella) ricollega l'insediamento benedettino locale all'antichissimo monastero di Santa Sofia in Benevento.
Evidenti tracce emergono pure dalla toponomastica locale: nei pressi di Sant'Anna vi è una via intitolata a San Mauro, pupillo e discepolo di San Benedetto e fondatore a Granfeuil, in Francia, di un monastero.
Vissuto nel VI secolo, figlio di un nobile romano, Mauro venne affidato, ancora impubere,al santo, di cui divenne il collaboratore prediletto
Ad ispirazione benedettina potrebbe ricondursi la stessa esistenza, a breve distanza dal casale di San Mauro, di una Chiesa eretta al culto di San Leonardo (anch'egli legato alla storia nascita del monachesimo comunitario e “stanziale”) con annesso ospedale per pellegrini, già collabente nel 1534.
Non solo.
Da altri documenti riportati dallo Scandone nell' Alta Valle del Calore ci viene notizia dell'esistenza di due fondi agricoli, uno denominato Corte di San Benedetto e l'altro Corte San Mauro, benefici ecclesiastici.
E' ancora lo Scandone ad ipotizzare che "a breve distanza dalla Corte di San Benedetto fosse stata eretta dai monaci, lungo la strada che menava dalla "corte del duca" al castello, una piccola cappella a San Mauro" e che "da questa dovè prendere il nome il casale che tuttora lo conserva, sebbene della cappella siasi perduto persino il ricordo". "E' anche probabile - continua lo storico- che tal casale fosse in origine abitato da persone, che coltivavano la terra del monastero e specialmente la corte di San Mauro". (AVC, I, p. 66, n. 4).
Proprio per l'amministrazione di questi fondi sarebbe stata creata in Montella una "grancia", gestita da un nucleo di monaci facenti capo alla casa-madre si Salerno.
Ma cos'era una grancia?
Il termine Grancia si riferisce ad un insediamento monastico, di solito di limitate dimensioni, con annessi granai, depositi, stalle ecc.:
In sostanza una piccola azienda agricola, gestita da monaci e dipendente da una casa madre.
Queste strutture conobbero enorme diffusione soprattutto nei secoli XI e XII d.c., a seguito delle cospicue donazioni di territori, immobili e servi da esponenti della nobiltà feudale in favore di monasteri ed abbazie.
Capitava sovente che a gestire i possedimenti così acquisiti venisse inviato un manipolo più o meno consistente di religiosi, con compiti di amministrazione e di organizzazione del lavoro.
A tutto ciò non era estraneo lo scopo di favorire il reinsediamento umano ed agricolo in località che nei secoli precedenti erano state abbandonate ovvero di favorire l'utilizzo o la bonifica di nuove aree agricole.
Attorno a tali centri, infatti, sorgevano e si sviluppavano insediamenti abitativi destinati ad ospitare prima i servi della Grancia (che ne lavoravano i terreni) con le loro famiglie e successivamente tutti coloro che si fossero posti al servizio e sotto la protezione dei monaci.
Non pare azzardato prospettare una simile ricostruzione storica anche per quanto riguarda la "nostra" badìa o grancia.
Tra l'VIII ed il X secolo, con l'apparente consolidarsi del potere longobardo, iniziò una prima fase di ripopolamento di quelle aree pianeggiante che erano state abbandonate a seguito della caduta dell'impero romano e delle successive vicende storiche: dalle devastanti guerre gotiche, alle guerre civili tra i principi longobardi.
A Montella, come altrove, alcune delle zone spopolate furono oggetto di donazione al laborioso ordine benedettino, con l'impegno da parte di quest'ultimo di insediare sul posto un nucleo di monaci che fungessero da punto di riferimento sia economico (per la gestione dei fondi) che spirituale (cura delle anime).
Venne così edificata la chiesa di San Benedetto, a cui fu annessa con ogni probabilità oltre ad un ricetto per monaci e famigli vari, almeno un granaio e delle stalle.
Quanto alla dotazione fondiaria tutto porta a presumere che essa fosse abbastanza vasta e che ricomprendesse, oltre alcuni terreni in località Prati, tutte le aree coltivabili (dette in antico "corti" e più recentemente "campi") esistenti nel perimetro della ex - parrocchia di San Benedetto, erede diretta, sotto un profilo ecclesiatico, dell'antica grancia e quindi:
1) l'area oggi occupata dalla Villa "De Marco" - nella quale la chiesa di San Benedetto e la sagrestia della stessa sono sostanzialmente inglobate-e quelle circostanti, fino al limitare del "giardino" della corte (idest sino all'odierna Piazza Palatucci; 2) l'area oggi occupata dalle scuole elementari e quella adiacenti via Serrabocca (antico casale, anch'esso ricadente nel perimetro di quella che fu la parrocchia di San Benedetto); 3) le aree a ridosso del vallone Santa Maria (lato San Mauro, Piazzavano) dalla zona "Avanti Corte" (esclusa) fino al Vico Ferri.
Ai margini dei terreni di competenza della grancia sorsero invece gli insediamenti abitativi dei servi, dei coloni e di tutti coloro che in un modo o nell'altro avevano a che fare con la coltivazione di detti terreni: San Mauro, Piazzavano, Serrabocca.
Appare pertanto da condividere l'illuminante intuizione dello Scandone, avvalorata, peraltro, dalle peculiarità urbanistiche delle zone sopra cennate.
Queste sono infatti caratterizzate da insediamenti abitativi di modeste dimensioni, distanti fra loro in quanto dislocati proprio a ridosso di grosse estensioni coltivabili (cui appaiono legati da uno strettissimo nesso funzionale), ma comunque facenti capo alla medesima parrocchia.
Nè può tralasciarsi di considerare come proprio quelli di San Mauro, Piazzavano e Serrabocca siano i nuclei abitativi più antichi presenti in quest'area, che solo negli ultimi due secoli ed in particolare a partire dagli anno '60-70, è venuta assumendo l'aspetto che oggi le conosciamo e che per centinaia di anni è stata una delle meno urbanizzate di Montella, tanto da ospitare il cimitero e l'ossario comunale (di cui la Chiesa del Purgatorio costituiva la cappella) fino ai primi decenni del secolo XIX.
Nulla di certo è dato sapere sul quando e sul perché la grancia, intesa come insediamento monastico, ebbe a finire.
E' probabile che il suo progressivo declino sia stato dovuto alla crisi conosciuta dall'ordine benedettino a partire dal secolo XIV anche a causa della "concorrenza" esercitata dai cosiddetti ordini mendicanti.
Sopravvisse comunque nel titolo di Badìa o Grancia, una eco del glorioso passato.
Il residuo patrimonio fondiario continuò ad essere amministrato dai benedettini di Cava dei Tirreni - succeduti ai confratelli di Salerno - che lo cedevano in fitto a propri fiduciari. che a loro volta lo subaffittavano ai locali.
A seguito dell'occupazione napoleonica (1806) i beni della Badìa, analogamente a molti altri beni ecclesiastici, vennero confiscati e venduti a privati cittadini: lo stesso edificio sacro venne requisito e destinato ad ospitare i soldati francesi.
Tra il secolo XVI ed il secolo XVIII la Badia di San Benedetto di Montella venne eretta in commenda, gestita da un rettore o commendatario che amministrava la Chiesa ed i suoi beni, percependone le rendite, mentre all'esercizio del culto provvedeva un sacerdote.
Il commendatario era spesso un importante ecclesiastico: nel 1591 risulta investito di tale titolo il Cardinale Aldobrandini, mentre, nel 1752, la Badia era posseduta, come consta dal catasto onciario (una sorta di censimento), "dallo eminentissimo cardinale Orsini".
Proprio in ragione del suo essere commenda cardinalizia, la Chiesa di San Benedetto restò autonoma dalla Collegiata e, all'atto della fondazione della stessa, non entrò a far parte del cosiddetto "capitolo".
Solo in epoca successiva accanto a quella della badìa venne edificata una chiesa parrocchiale, questa dipendente dal capitolo che l'amministrava tramite un vicario-curato.
Nel 1707, scrive infatti il Canonico Ciociola, "due chiese ivi esistevano, l'una col titolo di Badia e l'altra col titolo di Parrocchia".
Quest'ultima si rese indipendente dalla Collegiata nella seconda metà del secolo diciottesimo e nel 1855 venne dotata di propria fonte battesimale e del diritto di tenere propri registri, separati da quelli della Chiesa madre.
Sul finire del '700 (quando, per impulso del Vescovo di Nusco, Monsignor Bonavenura, quasi tutti gli edifici di culto di Montella vennero ampliati, ricostruiti od abbelliti) entrambe le chiese vennero demolite e sostituite dall'attuale.


Edited by Percival - 8/11/2008, 16:20
 
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view post Posted on 8/11/2008, 12:19
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tutto a posto e grazie.
:D
 
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Percival
view post Posted on 8/11/2008, 12:20




Non portare pressa ci devo ancora fare qualche piccola limatura. Aspetta qualche minuto prima di salvare.
 
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view post Posted on 8/11/2008, 12:24
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ho preso appuntamento con ciociola
ti aspetto alle 16 e 30 in via f bonavitacola per salvataggio su penna
 
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montellese
view post Posted on 8/11/2008, 12:26




Il prossimo numero della rivista "Il Monte" sarà particolarmente corposo ed è estramente interessante.
 
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view post Posted on 8/11/2008, 14:36




vorrei dire, ci sarà anche un articolo mio...... :D
 
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montellese
view post Posted on 8/11/2008, 15:10




Confermo. L' ho visto ieri sera.
 
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view post Posted on 20/11/2008, 10:55
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Considerato l'interesse sull'argomento e la disponibilità di congruo materiale proporrei a Percival di redigere in collaborazione con lo scrivente, un grosso articolo per il Monte o un'opera a parte da distribuire come allegato e intitolarlo

La Storia di Montella dalla Battaglia di Aquilonia del 298 a.c. alle elezioni comunali del 2005.
:D






Edited by Claudio Bozzacco - 20/11/2008, 12:47
 
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view post Posted on 24/12/2008, 18:24
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In queste ore mi sto deliziando con la nuova edizione de Il Monte.
L'ho preso stamattina in edicola.
C'è il testamento di Giovanni Bello che lascia al nascente museo di Montella una lunga lista di reperti storici in suo possesso.
3 articoli del gruppo saxetum

Altre informazioni molto interessanti. All'inizio del libro una lettera tradotta dal latino all'italiano di Seneca ad Lucium. Quello che pare volesse dire Seneca al suo allievo è che la vita è un passaggio veloce e quindi non bisogna lasciare troppo tempo ai dialettici ma dedicarsi ai lirici.
Non trascurare lo stesso niente, rimanere sull'uscio di alcuni argomenti tanto per non far credere a questi di essere rimasti inesplorati.
:D

nella foto seneca
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view post Posted on 5/3/2009, 12:40
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Come vi ho anticipato via newsletter
eccovi l'articolo che uscirà sul monte di Aprile 2009
:D


Montella tra storia, personaggi e istituzioni.
Claudio Bozzacco
Gruppo Saxetum

Nel mentre mi trovo a redigere il presente a Montella è in corso un'accesa discussione politica, scaturita dalle dimissioni del Sindaco che a breve diverranno irrevocabili.
Non c'è luogo dove il dibattito non sia acceso e dove non si cerca di organizzarsi per le elezioni che probabilmente saranno in giugno.
Intanto il nove febbraio duemilanove dopo tre votazioni e dopo nove anni la Comunità Montana Terminio Cervialto ha cambiato registro.
L'elezione di un nuovo presidente non è stata facile a causa di una norma dello statuto poco chiara. Prima dell'ultima elezione, quella definitiva, c'è stato un balletto di documenti, pareri e telefonate tra: funzionari della Regione, Prefettura, Procura della Repubblica, Ministero dell'Interno, possibili ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale e successivi appelli al Consiglio di Stato.
Solamente al terzo scrutinio, dopo circa quaranta giorni, si è riusciti ad eleggere il presidente con la maggioranza assoluta di 10 voti richiesta dalla legge.
La nuova guida della Terminio-Cervialto è il primo cittadino di Santo Stefano del Sole, Carmine Ragano, medico chirurgo, candidato del Partito Democratico.
Santo Stefano del Sole si trova alle falde nord occidentali del monte Terminio.
Occupa la sponda destra dell´Alta Valle del Sabato..
Il fiume Sabato nasce a Varco Finestra, cioè tra il Sierro del Caprio e la Celica.
Santo Stefano del Sole confina con Serino, Volturara Irpina, Sorbo Serpico, Atripalda, Cesinali, San Michele di Serino, Santa Lucia di Serino.
Esiste un sentiero che dal Pizzillo porta alla Caserma della Forestale di Volturara. Qui c'è uno scollinamento che discende verso il confine tra Serino e Volturara dove c'è un abbeveratoio.
La località è denominata Acqua delle Logge, posta al di sopra del Sierro dei Venti, nei pressi del roccioso Monte dei Lupi.
Da qui è possibile raggiungere Santo Stefano del Sole dopo aver attraversato Volturara.
Quindi da Montella in un giorno con un discreto allenamento si arriva a Santo Stefano del Sole attraverso i sentieri di Saxetum, del Terminio e degli altopiani circostanti.
Infine nel nome "Santo Stefano del Sole" è evidente una cristianizzazione del Mithraismo già riscontrata in altre tradizioni locali.
Il Comune di S. Stefano con i suoi 1.927 abitanti e i dieci km quadrati di territorio, simile a quello di Taurasi, sarà esteso circa quanto il rione Fondana di Montella.
Quindi alla Terminio Cervialto rimane il divario tra territorio rappresentanto e chi lo rappresenta.
Inoltre nella fase di elezione del presidente il voto del Comune di Montella è andato alla parte soccombente e nessuno nella nuova giunta dell'ente ne cura direttamente gli interessi.
Non si riesce ad eleggere un rappresentante probabilmente perchè i Montellesi per ragioni storiche sono ostili ai verticismi.
Infatti i Sanniti non avevano un rappresentante, se non un sacerdote nullatenente, punto di riferimento sia religioso che politico, un druido tipo mago merlino, nessuno comandava l'altro, vivevano e combattevano le guerre contro i romani in maniera disorganizzata, con delle semplici imboscate.
Nella storia più moderna, quella dei Savoia, il primo sindaco fu Scipione Capone, signorotto di metà ottocento che dovette vivere nascosto tra le mura della sua proprietà per sfuggire agli attentati e alle vendette delle numerose famiglie filoborboniche.
Inoltre un esempio più recente di verticismo osteggiato dalla popolazione è quello di un altro sindaco, Celestino De Marco. Molti dei suoi beni sono in uso alla collettività, ma dell'imprenditore novecentesco si trovano pochissime tracce nella memoria pubblica.
Filtrano solamente sinistri resoconti.
Infine tra le popolazioni sannitiche Domenico Cambria ha scoperto la presenza di cultura celtica, ovvero del druidismo.
I celti non costruivano chiese intese come luoghi di culto. Per loro il monumento, la chiesa, era la natura, la cascata, il bosco, la montagna.
Per questi e per i motivi citati sopra una grossa azienda locale non è riuscita a trovare un fazzoletto di terra più o meno esteso dove potervi istallare una mega struttura di trentasettemila metri quadri, che dovrebbe ospitare un'azienda, un centro congressi ed un albergo.
Una sorta di monumento al culto industriale ed economico.
Questa sarebbe stata disegnata da un insigne architetto Italiano, Renzo Piano.
La struttura sarebbe pronta per il gennaio 2010 e costruita nel comune di Bagnoli Irpino.
Per approvare la costruzione gli amministratori pubbici locali avrebbero continuato il consiglio ad oltranza.
Allo stesso comune è andata anche la vicepresidenza dell'ente montano.
Il municipio bagnolese conta su di una rinnovata e, a quanto pare, sveglia classe dirigente.
Speriamo che una sorte simile toccherà anche a piazza degli irpini.
I nodi da sciogliere sono diversi, mille e dissonanti le istanze della comunità montellese, per approfondire l'argomento vi rimando al Forum Saxetum.
 
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montellese
view post Posted on 5/5/2009, 14:20




Non ho visto riportata l' uscita del nuovo numero della rivista "Il Monte"... il numero 1 di quest' anno.
Ha una nuova veste grafica ed è sceso di prezzo (a 5 Euro).
Allegato alla rivista c'e' un testo : Anatomia di Anime che a mio avviso andrebbe letto.
Sono stato un pò l' arteficie di questa pubblicazione insieme al prof. Ciociola.
Da questo testo ho tratto dei monologhi che ho "videato" ... e mi piacerebbe conoscere il vostro parere.


SE NON TI SVEGLI







EPILOGO


 
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view post Posted on 5/5/2009, 18:55
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Il video è davvero carino. Il mix di musica, testo e immagini è toccante.
Ha fatto bene la redazione del Monte ad abbassare il prezzo della rivista, infatti pare che se ne vedono di più in giro.
Se non sbaglio Ciociola tra qualche mese presenterà un altro libro.
:D
 
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view post Posted on 17/7/2009, 11:56
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E' uscito il nuovo numero del Monte.
Interessante ed economico. Solo 5 euro.
Speriamo che questa estate Carlo Ciociola organizzerà qualche dibattito culturale o presentazione di qualche libro. Intanto stasera presso la Villa di Scipione Capone c'è il concerto di Musica Classica.
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view post Posted on 18/7/2009, 09:51
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Il trimestrale il Monte è da qualche giorno disponibile in edicola.
Leggere quanto pubblica e scrive dalla Serra il Ciociola porta il lettore su di un piano elevato rispetto a quello nel quale rischia di sprofondare a seguito delle non esaltanti vicende politiche locali.
Nella prima pagina del periodico c'è una bellissima poesia. Segue la delusione di Gianni Cianciulli per le recenti discussioni pubbliche che hanno mostrato il lato oscuro dell'aspirante amministratore locale.
Nessuno riferimento alla cultura, strafalcioni sintattici, minacce, chiacchiere.
Inviti a buoni comportamenti dopo aver dato cattivi esempi.
Di certo nella nostra società che si evolve ormai ad una velocità tale che non è più possibile controllare, la cultura e demodè, inutile zavorra a carico dell'individuo che si emancipa e si realizza per mezzo di altri canali.
La televisione, le uscite giornalistiche leggere, il gossip, il dozzinale internet.
Anche l'organizzazione e la partecipazione a feste pacchiane come le definisce il Ciociola che però non lasceranno nessuna traccia.
Miriadi di social network e di canali televisivi, si sommano alla già esistente congrua produzione giornalistica tradizionale.
Non c'è più il tempo di soffermarsi, la società corre veloce, in un giorno sei rimasto indietro di un anno, con internet scaricando e leggendo contemporaneamente le giornate non durano più 24 ma 36 ore.
Tutto questo crea caos, disorientamento, la comunicazione diventa chiasso.
L'altro giorno ho acquistato il quotidiano il Messaggero, per leggerlo tutto ci ho messo due giorni. Costa un euro. Vale 10 abbonamenti a SKY.
Nell'ulitmo numero de Il Monte la storia di Adele Solimene, moglie e nipote di primo grado del garibaldino e primo sindaco di Montella Sciopione Capone, che nel 1924 donò i trentamila libri di famiglia alla biblioteca di Avellino.
Ciociola, Cianciulli e la loro nutrita schiera di collabortori rappresentano il nocciolo, il centro della nostra società, attorno al quale orbita tutto il resto. Speriamo che presenteranno libri, organizzeranno dibattiti e manifestazioni culturali in quest'estate montellese che è partita lenta e scorre noiosa anche per il pacchiano disorientato.
 
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view post Posted on 6/10/2009, 09:44
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Con qualche giorno di ritardo è finalmente in edicola il Monte, pronto ad essere divorato dai bramanti di storia e cultura locale.
L'opera appare leggera rispetto alle precedenti con le sue 95 pagine.
Ma ogni parola, ogni virgola è un dardo che si conficca nel cuore dell'appassionato.
Gli articoli rievocano il passato, aiutano a leggere il presente e per certi versi predicono il futuro.
La copertina è dedicata al Santuario di San Francesco a Folloni.
Il professore di Teoria e Storia delle Istituzioni dell'Università degli Studi di Salerno Francesco Barra apre con le strutture ecclesiastiche di Montella.
Non me ne vogliano i Laici, i Libertari e gli Anticlericali ma attorno ai luoghi di Culto sono
nate e si sono sviluppate le comunità antropiche e qui bisogna riportare l'attenzione
per carpirne le dinamiche.
Non a caso a Montella ci sono circa venti chiese.
Segue l'avvocato Garofalo.
Dalle sue considerazioni pare esserci un legame tra conformazione, posizionamento territorale ed attività religiosa. Non a caso lo studioso evidenzia la nostra come una zona di importanza nevralgica sia per le comunicazioni e gli interscambi economici, che per il controllo militare dell'Italia Meridionale.
Il trimestrale si dispiega con i racconti di Giuseppe Marano ed Angelo Mattia Rocco.
Molto interessante l'interpretazione del fenomeno economico locale di Aristide Moscariello a tratti numerologica.
Inoltre potrete leggere poesie, interagire con la comunicazione visiva di Gianni Capone ed avere qualche notizia di attualità.
Ci sono anche diverse letture del fenomeno ufologico che interessa da qualche mese la nostra area,
probabilmente i motivi dell'attenzione degli amici dello spazio vanno rinvenuti tra le righe dell'opera stessa.

La chiusura di questo spettacolo pirotecnico è affidata a Carlo Ciociola con Il carattere dei Montellesi.
Il direttore di Redazione fa riferimento agli scritti del discendente, il canonico ottocentesco.
Domenico Ciociola è considerato da una certa critica ancora più espolorativo dello stesso Scandone.
Oltre che dal canonico il Ciociola trae spunto dal famoso scrittore, politico, storico, e meridionalista italiano Giustino Fortunato.
Ma il colpo di grazia è affidato alle memorie di un'altro religioso montellese e storico locale, Don Ferdinando Palatucci che fu Arcivescovo di Amalfi e Cava de' Tirreni dal 1982 al 1990.

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Edited by Claudio Bozzacco - 6/10/2009, 12:05
 
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