Confini tra Politica e Giustizia

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lupocecoslovacco
view post Posted on 23/10/2007, 18:09




Sono daccordo e condivido
 
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view post Posted on 28/11/2007, 09:51
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Azione disciplinare contro la Forleo
Il pg della Cassazione: giudizi diffamatori sui politici. Il gip: un evento annunciato



ROMA - A Palazzo dei Marescialli la notizia è arrivata di sera, quando il plico con i capi d'incolpazione per il gip Clementina Forleo era già chiuso in una stanza, ma molti consiglieri del Csm sono pronti a scommettere che l'azione disciplinare promossa dal procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli, contro il giudice delle scalate bancarie del 2005 riguarda anche la famosa ordinanza di fine luglio del 2007. Quella, appunto, con cui il giudice Forleo, chiedendo al Parlamento di poter utilizzare le intercettazioni di alcuni esponenti Ds e di Forza Italia, definiva in particolare Massimo D'Alema e Nicola Latorre, non indagati, come «complici e non tifosi» della vicenda Unipol- Bnl e, in un crescendo», li dipingeva come «consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata» in «una logica di manipolazione e lottizzazione del sistema bancario e finanziario nazionale».

Ecco, letto tutto questo, il Pg della Cassazione potrebbe aver individuato giudizi diffamatori sui politici e profili di abnormità di un provvedimento che non èdiun pmmadiun gip. Tra i capi di incolpazione ora formulati dal Pg contro il gip Forleo, oltre al possibile «uso incongruo dell'ordinanza» sulle scalate bancarie, ci sarebbero quelli relativi ad altri due episodi: il primo riguarda le offese che il magistrato avrebbe rivolto al capitano dei carabinieri Pasquale Ferrari accusato, insieme ai pm di Brindisi Negro e Santacaterina, di non avere indagato a sufficienza sulle minacce telefoniche subite dai genitori del giudice prima del tragico incidente di auto in cui persero la vita. Il secondo è avvenuto a Milano dove la dottoressa Forleo ebbe un pesante alterco con due poliziotti che arrestarono un extracomunitario per strada con metodi, a suo dire, troppo violenti. Così la Forleo, che al Csm ha già ha una pratica aperta in I commissione per un eventuale trasferimento d'ufficio, ora dovrà difendersi anche davanti alla Sezione disciplinare. Durante la sua recente audizione a Palazzo dei Marescialli, il magistrato aveva detto che il procuratore generale di Milano, Mario Blandini, le avrebbe consigliato prudenza con i politici perché «D'Alema aveva chiamato... ».

Ascoltato una decina di giorni fa, Blandini ha poi smentito su tutta la linea la collega il cui destino avrebbe dovuto essere deciso all'inizio della prossima settimana. Ora, però, la I commissione potrebbe cedere il passo alla «disciplinare» davanti alla quale si celebra un «processo» con tanto di difensore, Giulia Bongiorno in questo caso, e la procura generale che sostiene l'accusa. Già l'estate scorsa — quando le intercettazioni di D'Alema, Fassino, Latorre, Grillo, Cicu e Comincioli furono depositate — il ministro degli Esteri sostenne che «il Gip si è arrogato un compito che non appartiene alle sue funzioni»... «con «asserzioni assolutamente stupefacenti ed illegittime, sospinte da una pregiudizievole animosità estranea alla cultura e alla funzione propria di un giudice che si esprime con tanta acrimonia... ».

Dino Martirano
27 novembre 2007
Corriere Sera


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view post Posted on 20/3/2009, 11:27
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Nei mesi scorsi abbiamo assistito a delle battaglie prima di giudici contro politici, poi di giudici contro giuidici ed ora di giudici che diventano politici ma che continuano il singolar tenzone contro altri giudici di altre sezioni. Un inferno.
Un caos inimmaginabile di faldoni contro faldoni, che hanno coinvolto diverse procure, csm, quirinale, cassazione e che ora ha tirato in mezzo anche strasburgo.

Però da tutto questo caos mediatico, giuridico ed istituzionale, pare che si riesca a tirare fuori una candidatura per le europee.
Questo fatto è altrettanto sconcertante, è la ciliegina su questa amara torta.

Bisognerebbe separare la giustizia dalla politica. Chi vince il concorso come PM non dovrebbe entrare in politica. Perchè diversamente quando un pm si è annoioato della proprio lavoro, basta che inquisisce ministri per questa o quella telefonata, e si trova di botto candidabile.

Una delle mancanze caratteristiche della polizia giudiziaria è quella di aderire a formazioni politiche.
Non c'è bisogno di recarsi in una sezione per fare politica, basta anche assumere atteggiamenti riconducibili a questo o a quella tendenza.

fonte: Il Tempo
De Magistris indagato, Di Pietro fa finta di niente

Una grana "etica" per Di Pietro, che due giorni fa aveva candidato l'ex pm di Catanzaro, De Magistris alle Europee. E' accaduto che ieri il magistrato sia finito sotto inchiesta a Roma per abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio nell'indagine sulla guerra fra procure relativa a "Why not".


Luigi de Magistris Indagato. Anche lui. Anche lui finito tra quelli che Antonio Di Pietro considera impresentabili alle elezioni. Peccato che Luigi De Magistris, ex pubblico ministero di Catanzaro, sia invece fresco di candidatura per le prossime europee proprio nell'Italia dei Valori. Come si comporterà ora l'ex pm di Mani Pulite, visto che solo pochi mesi fa, il 4 dicembre del 2008, aveva dichiarato orgoglioso che il suo partito si era dato un codice etico interno che prevedeva il divieto di candidatura «per chi è indagato e divieto di assumere o mantenere incarichi di governo, nazionale o locale, per chi è rinviato a giudizio»?

La notizia di una sua iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Roma, insieme ad altri sette pm di Salerno, è arrivata ieri, poche ore dopo la conferenza stampa in cui l'ex magistrato era stato presentato da Antonio Di Pietro come candidato indipendente con l'Idv. Il fascicolo nei suoi confronti era stato però aperto già a febbraio e riguarda la «guerra» tra le due Procure di Salerno e Catanzaro relativa all'inchiesta «Why not» — che provocò l'intervento addirittura di Giorgio Napolitano e quello del Csm — e nella quale si sono trovati invischiati e poi scagionati Romano Prodi e Clemente Mastella.

I reati ipotizzati sarebbero quelli di abuso d'ufficio — per aver eseguito una perquisizione che sarebbe andata oltre le necessità investigative e sarebbe stata realizzata in modi «anomali» — e interruzione di pubblico servizio, perché avendo realizzato una perquisizione abusando del proprio ufficio, in questo modo avrebbe anche interrotto l'attività della magistratura in modo non giustificato. Secondo le accuse ora al vaglio della procura capitolina, il sequestro del fascicolo dell'inchiesta Why Not eseguito dalla procura di di Salerno - e ispirato da De Magistris - alla procura generale di Catanzaro costituì — parole dell'ex pg Enzo Jannelli, indagato a Salerno — «un danno devastante per l'intera Magistratura italiana e disdoro anche per quella, pur complessivamente sana, magistratura inquirente salernitana». «Il sequestro dei pm di Salerno — si leggeva nel decreto di controsequestro firmato da Jannelli — ha avvalorato, mediante l'inconferenza elefantiaca (1425 pagine) e sovrabbondante nelle motivazioni, la tesi del complotto istituzionale ai danni del dottor De Magistris, in forza all'asserito, illegittimamente ritenuto, dell'illecita avocazione del procedimento Why Not ed in forza ancora della presunta ritenuta illegittima conduzione dell'indagine ad opera dei pm di Catanzaro, funzionale invece, secondo il pensiero e le azioni criminose degli indagati (il procuratore Luigi Apicella e i suoi sostituti) ad insabbiare il processo ovvero a favorire tutti o più taluni degli oltre settanta indagati del procedimento Why Not».

Secondo la procura di Salerno, invece, l'avocazione di Why Not a De Magistris, fu illegittima. La procura campana sta ancora indagando sull'operato della magistratura calabrese e uno dei filoni di inchiesta, che ora erediterà il nuovo procuratore Franco Roberti, riguardano le presunte irregolarità nell'archiviazione, fatta da Catanzaro, della posizione dell'ex ministro della giustizia Clemente Mastella indagato da De Magistris nell'inchiesta Why Not. Insomma un intreccio di accuse e controaccuse difficile da decifrare ma nel quale De Magistris è uno dei principali attori. Ieri, dopo aver saputo di essere stato indagato a Roma (ma l'indagine sarà trasferita a Perugia perché due magistrati coinvolti lavorano nel distretto della Corte di Appello di Roma), il novello candidato alle europee ha replicato sdegnato: «Sono ipotesi di reato del tutto infondate». Spiegando poi che non farà marcia indietro sulla sua discesa nel campo della politica: «Non mi faccio condizionare da vicende che non hanno alcun fondamento».

In mattinata, però, aveva dovuto rispondere anche al vice presidente del Csm Nicola Mancino, che aveva sollecitato un intervento legislativo per vietare ai magistrati che, come lui, scelgono la politica, di tornare a fine mandato a indossare la toga. «La mia — aveva replicato De Magistris — è una scelta irreversibile, anche qualora non dovessi essere eletto». E lo stesso Di Pietro aveva rilanciato: «De Magistris si dimetterà dalla magistratura subito dopo le elezioni, lo assicuro. Anche lui, come me, pensa che sia una strada senza ritorno una volta che da magistrato si passa alla politica». Ora Di Pietro dovrà ripensare seriamente a quella candidatura.
 
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view post Posted on 9/6/2009, 19:10
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Napolitano: «I magistrati riflettano
sulla loro perdita di prestigio»
«Necessaria una seria autocritica. No a protagonismo dei Pm. Disordine e tensioni in certe procure»


ROMA - Il presidente della Repubblica è «preoccupato» per la crisi di fiducia e del prestigio della magistratura e invita i magistrati a «una seria, aperta e non timorosa autocritica» e a riflettere «su quanto abbiano potuto e possano nuocere alla sua credibilità tensioni ricorrenti all'interno della stessa istituzione». Lo ha affermato Giorgio Napolitano nel suo intervento al Consiglio superiore della magistratura (Csm). Questo, ha sottolineato il capo dello Stato, «sarebbe il modo migliore per prevenire qualsiasi tentazione di sostanziale lesione dell'indipendenza della magistratura».

FIDUCIA - Napolitano ha espresso preoccupazione per la «crisi di fiducia» nel Paese per «un funzionamento gravemente insoddisfacente, nel suo complesso, dell'amministrazione della giustizia e per effetto anche dell'incrinarsi dell'immagine e del prestigio della magistratura». Il capo dello Stato riconosce che ci sono problemi che governo e Parlamento non hanno risolto «in modo ordinato e coerente», ma la magistratura «non può non interrogarsi su sue corresponsabilità dinanzi al prodursi o all'aggravarsi delle insufficienze del sistema giustizia e anche su sue più specifiche responsabilità nel radicarsi di tensioni e opacità sul piano dei complessivi equilibri istituzionali». L'obiettivo, indica Napolitano anche al Csm, è lavorare per «recuperare pienamente quel bene prezioso che è il prestigio della magistratura».

DISORDINE IN CERTE PROCURE - Il presidente della Repubblica ricorda alcuni «elementi di disordine e di tensione che si sono purtroppo clamorosamente manifestati in tempi recenti nella vita di talune procure». E fa quindi appello allo stesso Csm perché sia di esempio per «rigore e misura dell'obiettività e imparzialità», operando senza farsi condizionare «da logiche di appartenenza correntizia» rispettando, come è chiesto a ogni istituzione, «gli equilibri costituzionali e i limiti che comportano».

NO A PROTAGONISMO PM - Il presidente richiama anche i pubblici ministeri: «Non può che risultare altamente dannoso per la figura del Pm qualunque comportamento impropriamente protagonistico o chiaramente strumentale ad altri fini». Agli eccessi «si può porre rimedio non soltanto con l'intervento disciplinare, ma con concrete e tempestive iniziative di sorveglianza e coordinamento, che sono già state adottate in occasione di vicende che hanno destato clamore e sconcerto». Secondo Napolitano, il protagonismo dei Pm è controproducente, in quanto «la figura del pubblico ministero finisce per non poter reggere ad attacchi all’esterno della magistratura».

NO A STRAPPI COSTITUZIONE - L'invito alla riflessione del presidente, però, non è rivolto solo alla magistratura, ma è « rivolto a tutti i soggetti istituzionali operanti sulla base della Carta vigente». Ne consegue un «invito alla riflessione indirizzato in primo luogo al Parlamento, ma anche alla società civile, all'opinione pubblica, alle forze politiche». Per Napolitano gli equilibri disegnati nella Costituzione «possono essere rimodulati» attraverso una revisione della seconda parte, ma attenzione a «gravi danni e conseguenze» nel «tentativo di operare strappi negli attuali equilibri costituzionali, senza definirne altri convincenti e accettabili, coerenti con i principi della Carta del 1948 e con fondamentali conquiste di libertà e di pluralismo, tra le quali l’indipendenza della magistratura».

MANCINO - A Napolitano ha indirettamente risposto Nicola Mancino, vice presidente del Csm: «È necessario un clima di rispetto degli equilibri costituzionali da parte di tutti coloro che sono chiamati a osservarli. Massima attenzione al dialogo costruttivo: lo scontro non aiuta a favorire il corretto rapporto giustizia-politica».


09 giugno 2009
corriere della sera
 
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view post Posted on 9/11/2009, 22:24
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Amici devo tornare su questo temone.
Un nodo davvero grosso e complicato.

Se i politici non se ne approfittassero l'immunità parlamentare potrebbe anche essere reintrodotta.
Se i giudici non se ne approfittassero l'immunità parlamentare potrebbe anche rimanere rimossa.

ovvero

se i politici non se ne approfittassero potrebbero per legge essere immuni dall'azione dei giudici
se i giudici non se ne approfittassero potrebbero agire anche contro i politici

Il problema è che gli uni e gli altri a volte se ne approffittano
I primi due a pari merito sono Berlusconi e Di Pietro.



Immunità, Minzolini in campo

«La sua abolizione è vulnus da sanare. Alterati equilibri poteri, politica sottomessa a magistratura»

ROMA - Ripristinare l'equilibrio tra potere politico e potere giudiziario alterato anche dall'abolizione dell'immunità parlamentare. Lo ha sottolineato il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, in un editoriale trasmesso nell'edizione delle ore 20. «I padri costituenti -ha ricordato Minzolini- inserirono nella Costituzione l'istituto dell'immunità parlamentare. Non lo fecero perché erano dei malandrini ma lo fecero perché quella norma era necessaria per evitare che il potere giudiziario arrivasse a condizionare il potere politico». «L'immunità parlamentare era uno dei fattori di garanzia per assicurare un equilibrio tra i poteri. Non fu quindi un'idea stravagante perché strumenti diversi, ma con le stesse finalità, sono previsti in Germania, Inghilterra e Spagna e dell'immunità beneficiano anche i parlamentari di Strasburgo. Massimo D'Alema e Antonio Di Pietro ne hanno usufruito recentemente».

L'onda di Tangentopoli e la stagione di Mani Pulite, ha rimarcato il direttore del Tg1, hanno cancellato «l'immunità dalla Costituzione. Questa operazione mediatica si è trasformata in un atto di sottomissione alla magistratura. Da allora i gruppi parlamentari sono affollati di magistrati e ci sono addirittura partiti fondati dai magistrati», mentre il Parlamento «non è riuscito a mettere in cantiere la riforma della giustizia. L'abolizione dell'immunità ha provocato un vulnus nella Costituzione: si è rotto un equilibrio tra i poteri e non se ne è creato un altro. Ora -ha concluso Minzolini- c'è da auspicare che quel vulnus, al di là delle dispute nominali su immunità, lodi e riforma del sistema giudiziario sia sanato».

«Qualche giorno fa - sostiene Minzolini - il procuratore di Palermo Antonio Ingroia ha giudicato pericolosa la politica del governo sulla giustizia. Un'analisi sorprendente per un magistrato che si è dato un obiettivo ancora più improprio: quello, sono parole sue, di ribaltare il corso degli eventi. Un programma politico che Ingroia ha giustificato con la difesa della Costituzione, solo che la Costituzione che voleva salvaguardare, almeno su un punto sostanziale, non è quella originale».


Chi mi dice la soluzione lo candido ad utente dell'anno 2010


Edited by Claudio Bozzacco - 10/11/2009, 11:14
 
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view post Posted on 8/9/2018, 08:47
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Gentili lettori dopo un po' di anni torniamo a scrivere sul tema oggetto della discussione.

Dopo Berlusconi che sarebbe stato demolito proprio per via giudiziaria adesso la questione tocca il Ministro dell'Interno in carica Matteo Salvini.

La discussione che periodicamente ritorna sui contrasti tra politica e magistratura sembrano segnare il limite dell'organizzazione della cosa pubblica. Infatti in questa vicenda hanno ragione tutte e due le parti in causa. Il pubblico ministero applica il codice penale e il ministro da seguito all'incarico ricevuto dai cittadini.
Tecnicamente il parlamento avrebbe prima aver dovuto modificare il codice penale e poi il ministro dell'interno avrebbe dovuto agire dentro i suoi confini.

La questione è molto impegnativa. Il parlamento si dovrebbe riunire e legiferare per modificare retroattivamente i codici che sarebbero stati violati.
Inoltre Salvini per esercitare con maggiore serenità la sua funzione si dovrebbe far assistere da un giurista munito di codice penale.

 
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20 replies since 5/10/2007, 10:38   630 views
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