Posts written by Claudio Bozzacco

view post Posted: 28/4/2019, 11:52 Casa Comunale - Montella
Qualche settimana fa mentre prendeva forma la campagna elettorale per il comune di Montella, alla quale stavamo per assistere, ad un certo punto era saltato fuori il nome di Giuseppe Conte, professore di Diritto Amministrativo e Presidente del Consiglio dei Ministri da circa un anno.

Con il deposito delle tre liste dei candidati per le amministrative ne è stata respinta una per vizi di forma.

Per garantire la sovranità popolare ed avere un'amministrazione forte del suo consenso adesso avremmo proprio bisogno della sua consulenza.

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Edited by Claudio Bozzacco - 28/4/2019, 13:41
view post Posted: 26/4/2019, 09:38 Modestino Preziosi - Saxetum Sport Department
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Gentili amici vi scrivo da Largo Modestino Preziosi. Un punto di ritrovo a Montella per runner, fitwalker ed escursionisti che dedicammo al famoso Atleta Irpino una decina di anni fa.

Dopo 10 anni nel prestigioso e ritrovato scenario di Atletica Leggera di Atripalda abbiamo finalmente incontrato Modestino Preziosi.

Nella sua lunga ed acrobatica carriera ha anche sconfitto un doloroso cancro.

È ancora dipendente del governo Francese. Però le sue esperienze ed informazioni, avendo anche allenato la famosa Legione Straniera, possono tornare molto utili al governo Italiano e magari proprio alla Marina Militare.

Come gli Incursori della Marina anche la Legione Straniera opera sia sulla terra che in acqua. Preziosi è stato un allenatore del corpo di élite riconosciuto in tutto il mondo.

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view post Posted: 20/4/2019, 20:26 Spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope: conseguenze penali ed amministrative - Giuridichese
Da qualche giorno si è spento Massimo Bordin. Sarebbe un'impresa continuare il suo lavoro e tenere accesa radio radicale.
Però dalle umili pagine di questo come altri blog e forum si può cercare di continuare il suo ragionamento.

In particolare in questi mesi in Italia si discute sulla possibilità di assimilare il diritto Italiano a quello Giapponese.

Bisogna ricordare che il popolo giapponese è il più triste al mondo. La sua cultura si basa su quella dell'Imperatore che viene considerato come un Dio che viene protetto e servito dai Samurai. Una tradizione millenaria, molto distante e diversa da quella mediterranea.

In particolare si vorrebbe cancellare la prescrizione. Questa operazione condannerebbe il cittadino all'ergastolo processuale. Si potrebbe tenere stretti, per un tempo indeterminato, nella morsa ferrata della giustizia, una persona indagata per un reato come le lesioni colpose,a seguito di un incidente stradale non voluto. Oppure per appropriazione indebita della cosa smarrita, per aver trovato qualcosa smarrita da un'altra persona ed essersene impossessato.

Non si tornerebbe al diritto romano e alla riduzione in schiavitù per debiti ma ad uno ancora più primitivo.

Anche la semplice detenzione presso le case di reclusione andrebbe fatta scontare solo dopo il passato in giudicato della sentenza.

Le case circondariali dove si scontano anche le custodie cautelari andrebbero abolite.

Da gennaio a settembre del 2018 oltre ai fiumi di risorse pubbliche che vengono impiegati per il comparto giustizia e sicurezza sono stati sborsati altri 30 milioni di euro per risarcire i detenuti che hanno subito un'ingiustizia detenzione.

Vi riporto un interessante articolo dell'Agi che fa riferimento alla discussione parlamentare che interessa l'argomento.

Ciao Massimo Bordin e grazie della compagnia che ci hai fatto in questi anni.

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ENRICO COSTA CARCERI INGIUSTA DETENZIONE
Enrico Costa, deputato e responsabile giustizia di Forza Italia, il 18 aprile ha dichiarato: «Ogni anno, mille persone vengono indennizzate per essere state arrestate ingiustamente: basterebbe questo per capire che un conto sono le indagini, altro le sentenze».

È un’affermazione in sostanza corretta. Vediamo dunque di cosa stiamo parlando e quali sono i numeri del fenomeno.

Le misure cautelari
L’articolo 27 della Costituzione stabilisce il principio di presunzione di non colpevolezza. In base a questo, nessuno - per quanto possano essere schiaccianti le prove, anche se colto in flagrante, anche in caso di confessione - può essere considerato colpevole finché la sentenza di condanna non diviene definitiva. Questo accade normalmente al termine dei tre gradi di giudizio.

Quando un presunto colpevole viene arrestato, al termine delle indagini o addirittura nel corso delle indagini, può succedere che finisca in carcere. Ciò non significa che sia già stato condannato, anzi.

Significa, in base alla legge, che le prove a suo carico sono molto convincenti da un lato, e che dall’altro lasciarlo in libertà secondo i giudici sarebbe un pericolo, perché potrebbe commettere altri reati, potrebbe inquinare le prove o potrebbe darsi alla fuga.

Se sono presenti questi due requisiti - le prove molto forti e il pericolo nel lasciarlo in libertà - il giudice può allora disporre le “misure cautelari”. Queste sono di vario tipo e spaziano dal divieto di espatrio all’allontanamento dalla casa familiare, dagli arresti domiciliari fino alla detenzione in carcere. Il carcere è ovviamente la forma più severa di misura cautelare.

Quindi, chi si trova in prigione per via di una misura cautelare non è necessariamente colpevole ed è sempre possibile che alla fine del processo si scopra che un innocente abbia trascorso del tempo in carcere ingiustamente. A volte addirittura questo si scopre dopo la sentenza definitiva (fortunatamente questi casi, di “errori giudiziari”, sono molto più rari).

L’indennizzo per l’ingiusta detenzione
Chi trascorre del tempo in carcere per via di una misura cautelare, e poi viene riconosciuto innocente al termine del processo, in base al codice di procedura penale (artt. 314 e 315) ha il diritto di chiedere un indennizzo allo Stato italiano per “ingiusta detenzione”. Questo indennizzo in ogni caso non può essere superiore a circa 500 mila euro (per la precisione 516.456).

Come abbiamo scritto di recente, ottenere i dati ufficiali sulle vittime di ingiusta detenzione ed errori giudiziari non è semplice. In teoria, una legge (art. 15 l. 47/2015) imporrebbe al ministro della Giustizia di comunicare i dati relativi alle diverse misure cautelari e all’esito dei processi entro il 31 gennaio di ogni anno. Ma, ad oggi, queste statistiche non sono ancora state rese pubbliche. Avevamo contattato a suo tempo il Ministero, ma senza avere risposta. Abbiamo reiterato la richiesta ma ancora inutilmente.

Possiamo allora fare affidamento a quanto riporta il sito Errorigiudiziari.com, un progetto dei giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone che si propone di essere il primo archivio online per raccogliere, tra le altre cose, tutti i casi di ingiusta detenzione.

Qui si legge che, dal 1° gennaio 2018 al 30 settembre 2018, sono stati 856 i casi di ingiusta detenzione, per i quali è stato stimato un risarcimento totale pari a quasi 30 milioni di euro. Proiettando lo stesso andamento sugli ultimi tre mesi dell’anno scorso, si supera facilmente la soglia dei mille casi.

Non solo. Sempre grazie all’elaborazione sui dati del Ministero dell’Economia fatta da Errorigiudiziari.com, si vede come dal 1992 al 2017 sono state 26.412 le persone che hanno subito un’ingiusta detenzione. Dunque poco più di mille all’anno di media.

Costa ha insomma ragione, anche se parlando di “persone arrestate” è impreciso.

Cosa si intende per arresto
Con il termine “arresto” si intendono due cose distinte. In un caso è una pena, che viene data per punire le contravvenzioni (reati meno gravi dei delitti). Dunque è possibile che in prigione ci siano “persone arrestate”, ma si tratta di un sottoinsieme rispetto alle persone “detenute” - a vario titolo, sia arresto sia ad esempio reclusione o ergastolo - in carcere.

Nel secondo caso, più noto, con “arresto” si intende una misura coercitiva che limita la libertà personale, e che dura finché non avviene l’udienza di convalida. Per capire meglio facciamo un esempio: un ladro viene colto sul fatto da una pattuglia di polizia, che lo pone in stato di arresto, che quindi rende legittima la privazione della sua libertà personale. Successivamente tocca ai giudici convalidare o meno quell’arresto ed eventualmente avviare il processo.

Anche in questo senso, l’espressione “persone arrestate” usata da Costa è formalmente imprecisa.

Conclusioni
Al netto dell’imprecisione formale appena vista, Costa fa un’affermazione corretta: è importante tenere distinte le indagini - e anche le prime decisioni della magistratura - dalle sentenze definitive. Si può finire in carcere pur essendo innocenti.

In questo caso, peraltro, si ha il diritto ad essere indennizzati per ingiusta detenzione. Le persone che ricevono questo indennizzo sono state, come giustamente ricordato da Costa, circa mille l’anno tra 1992 e 2017.

Edited by Claudio Bozzacco - 20/4/2019, 21:43
view post Posted: 17/4/2019, 19:51 Spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti o psicotrope: conseguenze penali ed amministrative - Giuridichese
È morto Massimo Bordin. Un'interessante fonte di informazioni per chi voleva rimanere sintonizzato con il lavoro parlamentare.

Continuiamo la sua opera.
Nessuno tocchi Caino.


view post Posted: 14/4/2019, 07:46 Casa Comunale - Montella
Onorevoli lettori con l'avvicinarsi delle amministrative montellesi, per rimanere nel clima di collaborazione e pace sociale che nel tempo si è andato creando, vi lascio una guida per tenere sempre in stretta relazione l'amministrazione locale con quella nazionale, non tralasciando neanche il contesto europeo e mondiale con il quale socialmente ed economicamente pure ci confrontiamo.

view post Posted: 10/4/2019, 08:03 Monumento all'emigrante - Montella
Il 4 luglio 1776 nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti ci fu la consulenza di un intellettuale Italiano: Filippo Mazzei.

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Un estratto dell'Enciclopedia Treccani.

MAZZEI, Filippo
di Edoardo Tortarolo - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MAZZEI, Filippo (Philip). – Nacque a Poggio a Caiano, presso Firenze, il 25 dic. 1730 da Domenico e da Elisabetta del Conte.

Di famiglia benestante, frequentò dal 1747 i corsi di medicina presso l’ospedale fiorentino di S. Maria Nuova da cui fu espulso dopo il 1751 per miscredenza. Nel 1754 lasciò la Toscana per trasferirsi in Turchia, a Smirne, da dove nel 1756 passò a Londra. Qui avviò un redditizio commercio di prodotti alimentari con l’Italia e frequentò letterati e musicisti italiani, tra cui G. Baretti. Durante un viaggio d’affari in Toscana nel 1765 fu accusato di aver introdotto libri proibiti ed esiliato. Fu riammesso dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena nel 1766.

Di nuovo a Londra nel 1767, entrò in contatto con i circoli politici radicali di J. Wilkes e con agenti delle colonie inglesi nel Nordamerica, in particolare B. Franklin. L’osservazione della vita politica inglese, la migliore conoscenza delle colonie americane e i dissidi con alcuni italiani a Londra, uniti a una irrequietezza sua propria, spinsero il M. a trasferirsi nel 1773 in Virginia, passando per Livorno, dove tentò, con notevoli difficoltà e scarso successo, di reclutare artigiani setaioli e contadini esperti e di rifornirsi di sementi, strumenti e animali, da portare con sé Oltreoceano.

Il M. progettava di introdurre nella colonia della Virginia coltivazioni e allevamenti europei per avviare un intenso e lucroso commercio attraverso l’Atlantico. Così facendo si ricollegava ai progetti di insediamento e sfruttamento produttivo dei territori a ovest delle 13 colonie, che circolarono ampiamente a Londra all’indomani della guerra dei Sette anni (1756-63).

Nella contea di Alberarle acquistò una tenuta che chiamò Colle, a poca distanza dai terreni di Monticello, di proprietà di Th. Jefferson. Per fondare e avviare una compagnia «allo scopo di coltivare e produrre vino, olio, piante d’agrumi e seta» (The papers of Thomas Jefferson, a cura di J.P. Boyd, Princeton 1950, I, p. 156) il M. raccolse capitali locali; si impegnò al contempo nel commercio internazionale, inviando in Toscana carichi di tabacco e grano. Per tali attività dovette acquistare alcuni schiavi neri.

Le vicende politiche che portarono alla proclamazione dell’indipendenza delle 13 colonie il 4 luglio 1776 monopolizzarono presto le attenzioni e le energie del Mazzei. L’amicizia che lo legò a Jefferson iniziò allora e rimase viva per tutta la loro vita, malgrado qualche momento di incomprensione. Il loro legame si formò negli avvenimenti che in Virginia portarono all’espulsione del governatore inglese J. Murray conte di Dunmore; il M. prese parte nel 1775 agli scontri che opposero le milizie dei «patrioti» alle truppe regolari inglesi e ai coloni lealisti e fu attivo in particolare nella pubblicistica e nell’agitazione politica a favore dell’indipendenza e della creazione di un sistema di governo repubblicano a base rappresentativa. Scrisse articoli per le gazzette virginiane e toscane, anonimi o firmati con diversi pseudonimi.

Nel contesto della politica virginiana rivoluzionaria il M. difese ripetutamente il principio rappresentativo: stese nel 1776 un piano di governo basato sul suffragio censitario, sul principio della rappresentanza proporzionale della popolazione, sulle elezioni annuali, sul divieto di esercitare cariche pubbliche per più di due anni di seguito. Per evitare i rischi della demagogia, propose l’elezione dei rappresentanti da parte di un’assemblea, a sua volta elettiva. In questo modo si sarebbe evitata la trasmissione delle cariche di governo all’interno delle medesime famiglie più potenti e favoriti il merito individuale e la dedizione alla cosa pubblica.

La costituzione della Virginia, promulgata il 28 giugno 1776 dall’Assemblea senza un’esplicita approvazione popolare, rimase tuttavia nel solco della tradizione politica coloniale, deludendo così le attese di rinnovamento profondo nutrite dal Mazzei.

Nel settembre del 1776 egli scrisse, e forse fece circolare, un testo di critica alla costituzione (Le istruzioni per i delegati alla Convenzione…, pp.42-54) in cui ribadiva che il popolo nel suo insieme è l’unica fonte del potere e ricordava l’importanza della difesa dei diritti umani contro le usurpazioni. Tra i diritti naturali che il nuovo Stato doveva rispettare rientrava la libertà religiosa.

All’inizio del 1779 il governatore della Virginia Patrick Henry incaricò il M. di recarsi in Europa per ottenere prestiti in denaro e merci per sostenere le spese militari necessarie a combattere contro l’esercito inglese. Dopo un periodo di prigionia a New York e varie peripezie il M. giunse infine a Parigi all’inizio del 1780. Nella sua qualità di agente della Virginia in Europa fu estremamente solerte, malgrado l’ostilità e l’ostruzionismo di altri più autorevoli diplomatici americani, tra cui Franklin, e tentò di mettersi in contatto con il responsabile della politica estera della monarchia francese, Ch. Gravier de Vergennes, per convincerlo dell’opportunità di stabilire scambi commerciali con gli Stati Uniti. Sosteneva che tra Europa e America si sarebbe stabilita una complementarità: gli Stati Uniti sarebbero diventati il fornitore di prodotti agricoli a buon mercato dei Paesi europei, che a loro volta avrebbero rifornito di manufatti la crescente popolazione americana.

Secondo il M., questo sistema di scambi avrebbe emancipato l’Europa continentale e l’America dal controllo inglese sul commercio mondiale. Pur tuttavia questi tentativi, come gli abboccamenti con finanzieri in Francia e in Italia, non ebbero esito positivo. Giunto a Firenze nel settembre del 1780, il M., per influire sul granduca Pietro Leopoldo in favore degli Stati Uniti, entrò in aperto contrasto con l’ambasciatore inglese H. Mann. Al contempo, per orientare l’opinione pubblica colta toscana in senso antinglese, scrisse relazioni su diversi temi della storia e della politica americana, insistendo sui vantaggi che i Paesi europei avrebbero ricavato dall’indipendenza americana. Argomentò inoltre, riprendendo la tesi di Jefferson, che gli Americani non si erano ribellati alla monarchia inglese, bensì avevano ripreso una libertà di decisione e governo che avevano detenuto sin dall’origine della loro storia e che gli Inglesi avevano lungamente tentato di strappare loro, in particolare con il Navigation Act del 1660 e il Declaratory Act del 1767, in forza dei quali nelle colonie «veniva estinta fino l’ombra della libertà e tutto ciò che possedevano [i coloni] poteva essere loro tolto a forza di contribuzioni, qualora piacesse all’Inghilterra, la quale sgravando se stessa a proporzione di quel che avesse aggravate le colonie, è probabile che non le avrebbe risparmiate» (Tortarolo, p. 81). In tal modo il M. stornava dagli Americani l’accusa di dare un esempio di eversione pericoloso per l’Europa. In una memoria sulla mendicità il M. propose l’esempio americano per abolire il monopolio ecclesiastico dell’assistenza e introdurre la partecipazione dei laici nella gestione dei fondi parrocchiali. La riforma granducale del 1785 sull’assistenza ai poveri riprese alcuni elementi del progetto del M., che aveva partecipato ad alcune sedute della deputazione destinata a studiare la questione.

Nel 1782 il M. lasciò Firenze. Privo delle credenziali ufficiali di agente virginiano, gettate nel momento in cui era stato preso prigioniero dagli Inglesi, impoverito, respinto dal granduca Pietro Leopoldo, alla fine del 1782 si recò in Olanda, dove gli Stati Uniti erano rappresentati da J. Adams. Per suo tramite il M. entrò in contatto con J. Luzac, la cui Gazette de Leyde era portavoce delle posizioni americane. Di lì si spostò a Parigi per un breve soggiorno che non risolse affatto le sue difficoltà.

Alla fine del 1783 maturò la decisione di tornare in Virginia, dove riuscì a ottenere che gli fossero risarcite le spese sostenute come agente dello Stato. Il 15 giugno 1784 a Richmond fu tra i fondatori della Constitutional Society, un’associazione politica volta a consolidare la libertà conquistata e a promuovere la conoscenza della cultura politica repubblicana. In un saggio sulle leggi suntuarie, scritto per una riunione della Constitutional Society, il M. argomentò a favore di una ragionevole frugalità garante di costumi repubblicani, pur rendendosi conto che questo modello stava perdendo rapidamente di attrattiva. Nella decisione di rientrare in Europa, realizzata a luglio 1785, fu risolutivo il rinnovato rapporto di fiducia e collaborazione con Jefferson, da poco nominato ambasciatore americano in Francia. Dopo il periodo di militanza repubblicana in Virginia e i difficili anni da inviato in Europa, il M. si inserì stabilmente nel mondo politico e intellettuale francese che gravitava intorno a Jefferson, per incarico del quale compì anche missioni in Olanda, sia per favorire la realizzazione di una rete di finanziamenti a favore degli Stati Uniti in grave difficoltà finanziaria sia per influire sulla stampa periodica e dare un’immagine rassicurante della situazione americana. Il fulcro della sua attività rimase tuttavia a Parigi, dove divenne personaggio noto e stimato nei circoli illuministi interessati a conoscere nei dettagli la realtà d’Oltreoceano.

Lì si legò durevolmente agli esponenti più autorevoli del tardo illuminismo politico: M.-J.-A. Caritat de Condorcet, L.-A. de la Rochefoucauld d’Enville, A. Morellet, P.-S. Dupont de Nemours, J.-Fr. Marmontel. Conobbe giovani come P.-J.-G. Cabanis, J.A. Gauvin Gallois (traduttore della Scienza della legislazione di G. Filangieri), A. Chénier, J.-L. Ferri de Saint-Constant. Intrattenne cordiali rapporti con gli italiani residenti a Parigi, tra cui l’abate toscano S. Piattoli. Si urtò con il giovane J.-P. Brissot del quale intuì la propensione rivoluzionaria. Da questa rete di rapporti personali e di discussioni emerse l’idea di dedicare ai diversi elementi della realtà degli Stati Uniti un’opera impegnativa e dettagliata, fondata sia sulla sua esperienza diretta sia su una documentazione accurata.


Nel gennaio del 1788, dopo una lunga fase di redazione e alcuni rinvii da parte dell’editore J.-Fr. Froullé dovuti alle obiezioni dei censori (il testo era in gran parte pronto alla fine del 1786), il M. pubblicò le Recherches historiques et politiques sur les États-Unis de l’Amérique septentrionale (Paris).

L’opera, in quattro volumi, comprendeva anche un saggio di Condorcet: De l’influence de la révolution d’Amérique sur l’Europe, e, nel terzo volume (pp. 217-282), una memoria ufficiale di M.-E. Turgot, pubblicata per la prima volta dal M.: Réflexions rédigées à l’occasion du Mémoire sur la manière dont la France & l’Espagne doivent envisager les suites de la querelle entre la Grande-Bretagne et ses colonies.

Le Recherches intendevano reagire alle imprecisioni, talvolta ritenute tendenziose, contenute nelle numerose opere sugli Stati Uniti pubblicate in Francia durante la guerra d’indipendenza e dopo la conclusione della pace nel 1783. In particolare il M. confutò le Observations sur les lois et le gouvernement des États-Unis d’Amérique (Amsterdam 1784) di G. Bonnot de Mably e le parti relative all’America settentrionale contenute nella Histoire philosophique et politique des établissements des Européens dans les deux Indes, coordinata da G.-T. Raynal e pubblicata in tre versioni tra il 1770 e il 1780 (proprio quest’ultima, Genève 1780, fu l’edizione utilizzata dal Mazzei). Nella raccolta del materiale necessario e nell’elaborazione della tesi complessiva aiuto e approvazione vennero da Jefferson, impegnato contemporaneamente nella stesura delle Notes on the State of Virginia, destinate inizialmente alla circolazione manoscritta. Analogie di argomentazione accomunano quindi le Recherches del M. agli scritti, privati e pubblici, di Jefferson degli anni Ottanta.

Contro Mably il M. ribadiva che i coloni americani non erano mai stati soggetti alla sovranità della madrepatria, cui erano legati piuttosto da legami di alleanza e continuità istituzionale. L’indipendenza era quindi l’esito di un processo di maturazione e di riconoscimento dei difetti insiti nel sistema politico inglese. Quando gli Americani si sottrassero alle pretese di supremazia del sovrano inglese, si trovarono «senza governo, tutti egualmente liberi, come in uno stato di natura, tutti egualmente interessati alla causa pubblica» ma anche «generalmente istruiti dei diritti dell’uomo e dei più sani principi d’un governo libero» (Recherches, II, pp. 174 s.). La creazione di una Repubblica era stata la logica conseguenza dell’eccezionale consapevolezza politica e dell’alto grado di sviluppo culturale degli Americani: consci che la sovranità popolare era la base del potere politico, essi riconoscevano la necessità per tutti di obbedire alle leggi. La struttura sociale americana rendeva la pratica repubblicana non solo possibile ma efficace e produttiva. Esisteva, secondo il M., una concordia di interessi tra i vari gruppi sociali perché mancavano le distinzioni basate sulla nascita: i poveri non costituivano una classe condannata alla miseria, ma potevano accedere alla prosperità con il loro lavoro ed esercitare una funzione di controllo politico. La libertà di stampa e di religione garantiva un futuro di libertà, perché ogni disegno d’oppressione sarebbe necessariamente fallito: «Abolite l’ingiusta e odiosa parzialità in tutto ciò che riguarda i diritti naturali dell’uomo; che ognuno possa egualmente ottenere soddisfazione dei torti che subisce, e non avrete affatto bisogno di altra base per assicurare la tranquillità pubblica […]. Là dove regna la libertà di discussione, gli insensati non abbondano: il buon senso domina e non la follia» (ibid., pp. 138 s.). Il quadro di maturità politica degli Americani descritto nella confutazione delle Observations di Mably si completava con la polemica verso l’opera di Raynal. Gli errori materiali nella descrizione della natura americana vi erano corretti minuziosamente, in particolare quelli relativi alla presunta degenerazione di piante, uomini e animali che Raynal riprendeva da C. de Pauw (Recherches sur les Américains…, Berlin 1768). Soprattutto il M. si sforzava di negare che l’indipendenza americana rappresentasse il primo episodio di una generale sollevazione dei popoli della Terra contro l’oppressione. A suo dire l’alleanza tra gli Americani e la monarchia francese non incideva sulla politica interna dei due Stati: gli Stati Uniti erano parte legittima del sistema diplomatico internazionale.

Nel primo e nel quarto volume delle Recherches il M. fornì una dettagliata descrizione delle istituzioni americane, mostrando predilezione per mandati di breve durata ai deputati e per il monocameralismo, sostenendo la necessità del suffragio universale maschile per assicurare la tutela dei diritti naturali e polemizzando con ogni forma di anglofilia. I conflitti tra i tre poteri e il rispetto della Costituzione dovevano essere composti da una magistratura apposita, ispirata ai censori della Pennsylvania. In capitoli di impostazione tematica il M. trattò infine le questioni aperte della società e della politica americane. Temi come gli orientamenti filomonarchici di una parte della classe dirigente, l’inflazione provocata dall’emissione di carta moneta, le pressioni centrifughe nei territori di più recente insediamento, l’opportunità di aprire nuovi rapporti commerciali con la Francia erano affrontati dal M. con l’intento palese di rafforzare il prestigio internazionale della repubblica. Egli non nascondeva tuttavia l’esistenza di problemi reali, come la schiavitù, nei cui confronti assunse una posizione di prudente critica raccomandando di rimandare la liberazione degli schiavi e di impedirne l’introduzione dall’estero. Un cauto umanitarismo informava anche il suo atteggiamento verso i pellerossa indigeni, mentre l’ostilità verso la nuova costituzione federale, resa pubblica poco prima della pubblicazione delle Recherches e discussa in un capitolo aggiunto all’ultimo momento, era motivata dal rimando ai principî di un repubblicanesimo attento a conformarsi agli orientamenti degli elettori.

L’opera ebbe un certo successo di critica in Francia e all’estero e fu seguita nel 1789 dall’edizione, cui il M. partecipò attivamente con note di commento, della traduzione francese di una breve opera di J. Stevens (Examen du gouvernement d’Angleterre, comparé aux constitutions des États-Unis, London-Paris 1789).

Pochi mesi dopo la pubblicazione delle Recherches il M. fu nominato agente a Parigi del re di Polonia Stanislao Augusto Poniatowski. Al contempo entrò con vivacità nella discussione politica che accompagnò gli eventi seguiti alla convocazione degli Stati generali nel 1788. Nella sua corrispondenza bisettimanale con il re di Polonia il M. analizzò con attenzione lo sviluppo degli avvenimenti e dei progetti di riforma. Pur essendo recisamente favorevole a una rigenerazione della monarchia e all’abbandono dell’assolutismo, optò per una strategia di moderato riformismo che lo portò, già nell’autunno del 1788, a tensioni con Condorcet, che più di lui confidava nella possibilità di una rapida trasformazione istituzionale. Nelle lettere al re di Polonia gli avvenimenti politici e le agitazioni di piazza furono descritti con vivacità e simpatia per i gruppi che miravano a ottenere una monarchia costituzionale, fondata sulla concordia nazionale. Il 19 ott. 1789 il M. annunciò per lettera al re di Polonia che «la rivoluzione è fatta» e che il ritorno alla società divisa in ordini era impossibile. Temeva che la lotta politica si radicalizzasse nello scontro tra clero e aristocratici da una parte e dei giacobini, «deputati ardenti, l’eccessivo zelo dei quali (se per altro è puro zelo) è disapprovato da molti savi e degni cittadini che aborriscono sinceramente gli antichi abusi» (lettera del 26 apr. 1790); per evitarlo profuse impegno nella Société de 1789, dove erano attivi tra gli altri M.-J. de La Fayette e Condorcet e dove fu commissario e direttore della corrispondenza con l’estero. Nel settembre del 1790 intervenne con una relazione sul progetto di introdurre gli assegnati, ai quali si dichiarò nettamente contrario, chiedendo attenzione nella gestione della transizione tra antico regime e monarchia costituzionale. Nel 1791 si consumò il distacco tra il M. e Condorcet, la cui scelta repubblicana fu vissuta dal M. come il tradimento di una linea politica di responsabilità e continuità istituzionale, a favore della demagogia irrazionale di Brissot, J.-P. Marat e G. Danton. Per il M., infatti, la forma repubblicana era inadatta alla Francia, come più in generale ai Paesi europei: il potere esecutivo doveva avere «un’esistenza tale da fare effetto sulla moltitudine» (lettera dell’8 ag. 1791).

Prima di lasciare Parigi per Varsavia nel dicembre del 1791, sperò che la proclamazione della costituzione fosse la premessa per un ritorno all’ordine, se necessario attraverso l’uso della forza. A Varsavia, dove incontrò il re, consolidò i rapporti con Piattoli e divenne membro della Società degli amici della costituzione, formata dai sostenitori della politica di rafforzamento del potere monarchico all’interno e della potenza militare della Polonia, avviata dal sovrano con la costituzione del 3 maggio 1791.

Riflettendo sulla natura della politica finanziaria del governo rivoluzionario in Francia, il M. scrisse un breve trattato di economia politica, apparso dapprima a Varsavia, nel 1792, in traduzione polacca, poi nell’originale testo italiano (Riflessioni sulla natura della moneta e del cambio di Filippo Mazzei autore d’un altro opuscolo intitolato Riflessioni su i mali della questua, e su i mezzi d’evitarli, Pisa 1803).

Entrato nella cerchia dei consiglieri più vicini al re, per il suo attivismo politico il M. si attirò l’accusa fantasiosa da parte degli ambasciatori russo e prussiano di essere un cospiratore rivoluzionario filo-giacobino. Di fronte all’imminente invasione russa di cui intuiva il successo, chiese e ottenne l’autorizzazione a partire per l’Italia. Dotato di una pensione polacca, si stabilì a Pisa dove mantenne un’attiva corrispondenza con Jefferson (del quale fece circolare una lettera di critica ai federalisti nel 1796) e seguì da presso le vicende politiche toscane, attraverso un cordiale scambio di lettere con G. Fabbroni e F.M. Gianni e la discussione con il gruppo di giovani liberali protagonisti della municipalità pisana insediata dai Francesi nella primavera del 1799. Si difese con successo nel processo ai giacobini toscani nel gennaio del 1800 che ne seguì, ricevendo solo un’ammonizione. Nel 1802 si recò a San Pietroburgo per sollecitare il pagamento della pensione polacca di cui era titolare. Rientrato in Italia, trascorse gli ultimi anni di una vita inquieta e intensa raccogliendo i materiali sulla base dei quali dettò le sue Memorie, terminate il 5 marzo 1813.

Il M. morì a Pisa il 19 marzo 1816, assistito dalla seconda moglie Antonia Antoni, sposata nel 1796, e dall’unica figlia Elisabetta (1798-1868).

Il suo ritratto, opera di J.-L. David (1790), è al Musée du Louvre (cfr. P. Bordes, Un portrait de David identifié: l’insurgé américain F. M., in La Revue du Louvre et des Musées de France, XXXI [1981], pp. 159-162).

Opere. Gli scritti di varia natura, editi e inediti, del M. sono riprodotti, con poche lacune, in Philip Mazzei. The comprehensive microfilm edition of his papers, 1730-1816, a cura di M. Marchione, New York 1982; Istruzioni per essere liberi ed eguali, a cura di M. Marchione - G. Gadda Conti, Milano 1984; Parigi: luglio 1789. Scritti e memorie del fiorentino Filippo Mazzei, a cura di R. Gradi, Poggio a Caiano 1989; Un bastimento carico di… roba bestie e uomini in un manoscritto inedito…, a cura di R. Gradi, ibid. 1991; Ricerche storiche e politiche sugli Stati Uniti dell’America settentrionale, Firenze 1991; Del commercio della seta fatto in Inghilterra dalla Compagnia delle Indie Orientali (manoscritto inedito di F. M. - 1769), a cura di S. Gelli, ibid. 2001; Le istruzioni per i delegati alla Convenzione, maggio-settembre 1776, Firenze 2001.

Fonti e Bibl.: Fondamentale punto di partenza per lo studio della personalità del M. sono le Memorie della vita e delle peregrinazioni del fiorentino F. M., a cura di G. Capponi, I-II, Lugano 1845-46 (nuova ed. annotata, a cura di A. Aquarone, Milano 1970; scelta di brani in Libro mastro di due mondi. Memorie di F. M., a cura di B. Romani, Roma 1944; traduzioni inglesi: Memoirs of the life and peregrinations of the Florentine Philip M. 1730-1816, a cura di H.R. Marraro, New York 1942 e 1973; My life and wanderings, a cura di M. Marchione, Morristown, NJ, 1980). Utile la Bibliografia su F. M. avventuriero della libertà, a cura di L. Corsetti - R. Gradi, Poggio a Caiano 1993. Cfr., inoltre, per l’epistolario: R.C. Garlick jr, Philip M., friend of Jefferson: his life and letters, Baltimore-London-Paris 1933; Un osservatore italiano della Rivoluzione francese: lettere inedite di F. M. al re Stanislao Augusto di Polonia, a cura di R. Ciampini, Firenze 1934; Lettere di F. M. alla corte di Polonia (1788-1792), a cura di R. Ciampini, I (Luglio 1788 - marzo 1790), Bologna 1937 (il previsto II volume non fu poi pubblicato); Testamento del «Cittadino degli Stati Uniti» F. M. esistente nell’Archivio dei suoi eredi, in Boll. stor. pisano, XXXVI-XXXVIII (1967), pp. 270-272; Lettres de Philippe M. et du roi Stanislas-Auguste de Pologne, Roma 1982; F. Mazzei, Selected writings and correspondence, a cura di M. Marchione - S.J. Idzerda - S.E. Scalia, I-III, Prato 1983 (trad. it., Scelta di scritti e lettere, I-III, ibid. 1984); F. M. tra pubblico e privato. Raccolta di documenti inediti, a cura di L. Di Stadio, Poggio a Caiano 1996. Sul M.: S. Tognetti Buriana, Tra riformismo illuminato e dispotismo napoleonico. Esperienze del cittadino americano F. M. con appendice di documenti e testi, Roma 1965; G. Guelfi Camajani, Un illustre toscano del Settecento. F. M.: medico, agricoltore, scrittore, giornalista, diplomatico, Firenze 1976; I. Imberciadori, Per l’indipendenza degli Stati Uniti: ricordo di F. M. (1730-1816), l’amico di Thomas Jefferson, Firenze 1977; M. Montorzi, I processi contro F. M. ed i liberali pisani del 1799: ragguagli bio-bibliogr. su un ritrovamento archivistico, in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, X (1981), pp. 54-80; F. Venturi, Settecento riformatore, IV, La caduta dell’Antico Regime (1776-1789), I, I grandi Stati dell’Occidente, Torino 1984, pp. 83-106; E. Tortarolo, Illuminismo e rivoluzioni: biografia politica di F. M., Milano 1986; F. M.: mostra di cimeli e scritti (catal.), a cura di A. Bolognesi - L. Corsetti - L. Di Stadio, ibid. 1996.

E. Tortarolo

view post Posted: 10/4/2019, 07:33 Monumento all'emigrante - Montella
Gentili lettori il governo in carica sembra aver raccolto il nostro appello a non dimenticare gli Italiani residenti all'Estero, negli Stati Uniti ed in tutta l'America in generale dove di recente ci sono state delle tensioni diplomatiche per la vicenda Venezuela che ha interessato gli equilibri politici di tutto il Mondo.

A New York Francesca Alderisi presso il Consolato Generale si è incontrata con il vicepremier Luigi di Maio di Pomigliano d'Arco (Napoli) ed il Ministro dell'Ambiente Sergio Costa di Napoli, per tenere viva l'attenzione sul tema.

Infatti in tutti gli Stati Uniti gli Emigranti Italiani più o meno integrati rimangono sempre collegati con la loro patria di origine con la quale continuano ad intrattenere relazioni di diversa natura ed interesse.

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Il lavoro parlamentare e diplomatico è molto duro ed impegnativo.

In particolare sul suolo americano ci sono degli Italiani che riscontrano difficoltà ad accedere ai servizi amministrativi del Governo Italiano, come il rilascio di un passaporto, il rinnovo, il riconoscimento di un titolo ed altre pratiche burocratiche e amministrative.

Ci sarebbero anche Italiani che pur avendone diritto non hanno la cittadinanza Italiana e quindi il passaporto Europeo. Questo fatto rallenterebbe le relazioni, gli investimenti e gli scambi commerciali con la loro Patria originaria.

A New York in particolare sono attive due grosse Company del settore edile di origine Irpine, i Mazzei di Montella AV e i Castellano di Sant'Angelo dei Lombardi AV.

Il castello di Sant'Angelo dei Lombardi AV è un museo permanente all'argomento Emigrazione.

view post Posted: 23/3/2019, 13:46 Ufo in Irpinia: Cerchio nel grano a Guardia dei Lombardi, disco volante sul Cervialto e sul Terminio - Ufologia
Poche settimane fa vi avevo scritto e parlato nei video della relazione tra le divinità egiziane e il fenomeno ufologico.

Pochi giorni dopo è uscito un video girato di nascosto alle Nazioni Inite dove la NASA parla di un contatto con un UFO di forma piramidale che si è presentato sul Pentagono a dicembre.

view post Posted: 16/3/2019, 09:30 Ufo in Irpinia: Cerchio nel grano a Guardia dei Lombardi, disco volante sul Cervialto e sul Terminio - Ufologia
Molto interessante la relazione di Pablo Ayo sulla rilettura degli scritti delle antiche religioni

3533 replies since 13/11/2004