| Altra ballata di chiara derivazione popolar fiabesca, ambientata in Spagna (l'Estremadura è una regione iberica ai confini col Portogallo), nazione ricca di leggende e importante fonte di ispirazione per il movimento romantico.
Piccola nota personale di colore: in seconda liceo scommisi un pacco di patatine che avrei imparato a memoria tutta questa poesia in un'ora (quella di matematica). Vinsi la scommessa e durante l'intervallo sgranocchiai un pacco di "più gusto" (a proposito, esistono ancora?) acquistate a spese altrui . Ricordo che all'epoca per autofinanziare i cd. viaggi di istruzione il preside Giuseppe Gesa aveva autorizzato noi studenti ad allestire nei corridoi del D'Aquino un piccolo spaccio di pizzette e snacks vari. Che tempi quelli!
Il cavallo d'Estremadura di Luigi Carrer (1801-1850)*
Batte il pian d'Estremadura indomabile un destrier; tristo è il regno e n'han paura duchi, prenci e cavalier.
"Chi gli ponga freno e sella, pur ch'ei sia di nostra fé, sarà sposo d'Isabella, sarà genero del re".
Così va di terra in terra proclamando un banditor; ma sei mesi son ch'egli erra, né comparve il prode ancor.
Di Granata e di Castiglia le contrade visitò, vide Cadice e Siviglia, Tago e Duro valicò.
D'Ovïedo e di Pamplona trascorrea le piazze invan, e la Murcia e l'Aragona e il bel suolo catalan.
Ma un oscuro di Biscaglia, ricco sol del proprio cor, si profferse alla battaglia col selvaggio corridor.
Ai magnati parve strano quel coraggio e lo beffar: - Se non hai la striglia in mano l'arte tua non potrai far. -
Non rispose, ma contenne la giusta ira dentro sé! ed attese finché ottenne d'esser tratto innanzi al re.
Quivi giunto tal ragiona (ma pria il capo si scoprì): - È egli ver, Sacra Corona, ciò che intesi da più dì ?
Che chi ponga freno e sella a un destrier che terror dà, sarà sposo d'Isabella e tuo genero sarà ? -
- È mio bando quel che sode - la risposta fu del re; - questo il premio sia del prode pur ch'ei sia di nostra fé. -
Tacque appena, che il valente mosse pronto pel sentier, dove appar più di sovente l'indomabile destrier.
Poco va che fiero ascolta un nitrito rimbombar, e la gente in fuga volta, solo il lascia a battagliar.
Era il sole a cader presso, e il re stavasi al verone; Isabella avea da presso e moveale tal sermone:
- Partì, sorto appena il giorno quell'ardito Biscaglin; cade il sol, né fa ritorno; qual ne pensi sia il destin ? -
E la figlia rispondea: - Padre mio, non so temer: molto il volto promettea dell'incognito stranier. -
Disse appena, che di grida la contrada risuonò: riede il prode, e seco guida il destriero che domò.
Una folla gli fa scorta e festeggia il suo valor; ei senz'altro al re si porta con a mano il corridor.
- Ecco, ei dice, freno e sella il destriero ebbe da me: mia la mano è d'Isabella e mio suocero tu se'. -
Si conturba a quell'accento il monarca, e vorria già ... ma un avanzo di spavento verecondo e mite il fa.
Indi parla: - Ardita inchiesta biscaglin t'ascolto far: il tuo stato manifesta, perch'io sappia a chi parlar. -
Di ciò allor non mi chiedesti che a pugnar venni per te : il mio stato son miei gesti, essi parlano per me.
A te basti saper questo: che anch'io venero Gesù, di me al cielo è noto il resto, che m'arrise e meco fu. -
Ma il monarca gli ripiglia: - Biscaglin, garrir non val, non fia sposo di mia figlia chi non è sangue real.
Chiedi vesti, chiedi anella, ogni cosa avrai da me: ma non chiedermi Isabella se non sei sangue di re. -
- Non di vesti non d'anella il mio patto fu con te, a concedermi Isabella obbligasti la tua fé. -
- Del mio regno ogni altra bella con gran dote avrai da me; ma la mano d'Isabella non avrà chi non sia re. -
- Non parlarmi d'altra bella, non vo' dote aver da te: io pugnai per Isabella la tua fede attienmi o re ! -
- Or ben dunque quinci parti, arrogante avventurier: e tra noi non più mostrarti, se vuoi vivo rimaner. -
Tacque l'altro e un guardo bieco sul monarca fulminò; poi si trasse, e trasse seco il destriero che domò.
Non s'intese più novella né di lui, né del destrier, ma sul volto d'Isabella siede un torbido pensier.
Indi a un anno un re potente a richiederla ne vien: non ricusa ella né assente, sempre tacita si tien.
Ma il re padre ha pattuito, e le nozze si bandir; da più parti al sacro rito genti veggonsi venir.
Nell'augusta cattedrale più e più calca ognor si fa, colla mitra e il pastorale l'arcivescovo vi è già.
Sulla porta in volto tetro stan valletti e alabardier per tener la plebe addietro e far largo ai cavalier.
Già il real corteo s'appressa delle trombe in mezzo al suon, incominciasi la messa e al suo posto ognun si pon.
È l'altar parato a festa, molte son le face e i fior; Isabella è in bianca vesta tra lo sposo e il genitor.
Una voce sorda sorda, che scorrendo intorno va, di Biscaglia l'uom ricorda: dice alcun: - S'ei fosse qua ! -
Ma il tremendo ufficio e santo non appena cominciò, della chiesa in qualche canto un tumulto si levò.
Manda l'organo un concerto qiuasi il tocchi arcanA man, ogni lume a un tratto è spento e rimugge il tuon lontan.
Poi dei molti in terra sparsi aprir vedesi un avel, e un destriero in su levarsi, cui ravvisa ognun per quel;
quel che sella s'ebbe e freno dall'oscuro avventurier, dopo aver di tema pieno il monarca e il regno intier.
All'orrendo apparimento chi sta fermo più non v'è: tutti incalza lo spavento e cogli altri sposo e re.
Ma colei che al rito venne senza opporsi né assentir, al suo posto si mantenne, mentre gli altri via fuggir.
Il cavallo a lei da presso si va tosto ad accosciar, ed invitala sommesso sul suo dorso di montar.
Confidente la donzella su vi sale e piglia il fren, e il destrier con essa in sella fugge al pari del balen.
Fuori uscito della chiesa tutta scorre la città; poi dei campi la via presa, dove andasse alcun nol sa.
Lo spavento a mano a mano, nella plebe si calmò, ma calmarsi cerca invano il monarca che nol può.
Crede ognor, tra un rito pio, spenti i ceri di veder, ode sempre un calpestio come zampa di destrier.
Chiede a ognuno che gli s'accosta d'un stranier che dee arrivar: ed udita la risposta si rimette a interrogar.
Così visse senza mente presso un anno poi mancò, e al più prossimo parente la corona abbandonò.
Non s'intese più novella dell'ignoto avventurier, e né manco d'Isabella che scomparve sul destrier.
*Scrittore e poeta veneziano. Esponente del tardoromanticismo.
Edited by Percival - 13/2/2008, 12:43
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