Tommaso D'Aquino

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view post Posted on 3/4/2008, 19:17
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A chi muove critiche al Cristianesimo facilmente capita di dover fare i conti con il pensiero di Tommaso D'Aquino, asso nella manica dei sostenitori del cattolicesimo.
Infatti questi attraverso il pensiero Aristotelico è riuscito a dimostrare l'esistenza del dio cattolico.
Nella sua biografia si dice che Tommaso avrebbe fatto delle confindenze ad un Reginaldo, che potrebbe essere Reginaldo di Piperno o il più noto ai Montellesi Reginaldus de Aquini (Rinaldo d'Aquino), sicuramente contemporaneo e parente per alcuni fratello.
Interessante notare che anche Tommaso d'Aquino come Giordano Bruno vesti l'abito talare dei Domenicani, e come il Nolano durante la sua formazione culturale e filosofica fece tappa presso il convento di San Domenico Maggiore a Napoli, presso l'omonima piazza, oggi luogo di ritrovo e di sollazzo per studenti universitari.


Vi anticipo un estratto del seguente link
http://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_d'Aquino

San Tommaso d'Aquino (Roccasecca, 28 gennaio 1225 – Fossanova, 7 marzo 1274) è stato un filosofo e teologo italiano della scuola scolastica, definito Doctor Angelicus o Doctor Universalis dai suoi contemporanei. Rappresenta uno dei principali pilastri teologici della Chiesa cattolica, che lo venera come santo, lo considera Dottore della Chiesa e lo festeggia il 28 gennaio. La Chiesa luterana lo ricorda invece l'8 marzo. Egli è anche il punto di raccordo fra la cristianità e la filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in Aristotele, Platone e Socrate, poi passati attraverso il periodo ellenistico della tarda grecità.

Tommaso d'Aquino nacque a Roccasecca[1], nel feudo dei conti d'Aquino (Frosinone), nel 1225, e morì nel convento di Fossanova il 7 marzo 1274. La sua tomba si trova presso il convento "des Jacobins" a Tolosa, in Francia. Fu allievo di S. Alberto Magno, che lo difese quando i compagni lo chiamavano "il bue muto" dicendo: “Ah! Voi lo chiamate il bue muto! Io vi dico , quando questo bue muggirà, i suoi muggiti si udranno da una all’altra estremità della terra!”

Figlio di Landolfo, nobile di origine longobarda, e Teodora, il piccolo Tommaso, a soli cinque anni, fu inviato nella vicina Abbazia di Monte Cassino per ricevere l'educazione religiosa.

A quattordici anni si trasferì a Napoli, dove si dedicò allo studio delle arti all'Università, presso il convento di San Domenico Maggiore. È così che, pur fortemente ostacolato dalla famiglia, fece richiesta nel 1244 di essere ammesso all'Ordine domenicano.

I suoi superiori, avendone intuito il precoce talento, e per consentirgli il completamento degli studi, lo inviarono a Parigi, ma il giovane, prima che potesse giungervi, fu catturato dai suoi familiari e ricondotto al castello paterno di Monte San Giovanni. Il periodo di prigionia, che durò un anno, fu caratterizzato dalle pressioni della famiglia che voleva fargli rinunciare all'abito domenicano, e si concluse, per intercessione di papa Innocenzo IV, con la liberazione (o, secondo alcuni biografi, con la fuga) di Tommaso.

Dopo brevi soggiorni, prima a Napoli e poi a Roma, nel 1248 giunse a Colonia per seguire le lezioni di Alberto Magno, filosofo e teologo tedesco che cercò di conciliare il Cristianesimo con l'Aristotelismo. In seguito, Tommaso volle essere l'esecutore del progetto del suo maestro. Dal 1252 insegnò all'Università di Parigi, iniziando come baccalarius biblis, e dopo 4 anni poté tenere la sua prima lezione in cattedra.

Nel frattempo, Tommaso combatté contro gli averroisti (seguaci del filosofo arabo Averroè, che aveva dato una particolare interpretazione del "De anima" di Aristotele, secondo la quale l'anima umana singolarmente presa è immortale), che ritenevano la fede inconciliabile con la ragione: "La fede è per le anime semplici, la filosofia per le persone colte". Tommaso si batté anche contro gli agostiniani, che ritenevano inconciliabile l'Aristotelismo con la fede.

Per Tommaso l'anima è creata "a immagine e somiglianza di Dio" (come dice la Genesi), unica, immateriale (priva di volume, peso ed estensione) non localizzata in un punto particolare del corpo, trascendente come Dio e come Lui in una dimensione al di fuori dello spazio e del tempo in cui sono il corpo e gli altri enti. L'anima è "tota in toto corpore", contenuta interamente in ogni parte del corpo, e in questo senso legata ad esso indissolubilmente.

Secondo il pensiero di Tommaso:
« Pensiero e ragione si possono conciliare, anzi, la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo stesso, se poi la ragione si trova in contrasto con la fede deve cedere a questa. »


Il fatto che Dio esista ci è dato dalla fede, ma, mentre Anselmo d'Aosta procedeva a priori nella sua prova ontologica dell'esistenza di Dio, Tommaso procede sia a priori che a posteriori. Le sue prove dell'esistenza di Dio sono cinque:

* "Ex Motu" (cioè "dal moto": tutto ciò che si muove esige una causa prima perché, come insegna Aristotele, "Non si può andare all'infinito nella ricerca delle cause")
* "Ex Causa" (cioè "dalla causa": ogni effetto ha bisogno di una causa; necessità di una causa prima incausata)
* "Ex Contingentia" (cioè "dalla contingenza": poiché tutte le cose esistono, ma potrebbero non esistere, non hanno in sé la ragione della loro esistenza e, quindi, rimandano ad un essere necessario)
* "Ex Gradu" (cioè "dal grado": le cose hanno diversi gradi di perfezione, ma solo un grado massimo di perfezione rende possibile gli stadi intermedi)
* "Ex Fine" (cioè "dal fine": tutte le cose nell'universo sono ordinate secondo uno scopo, quindi, ci deve essere un'intelligenza che le ordina così)

Tommaso, che riteneva la conoscenza acquisibile solo attraverso la sensibilità, rifiuta la visione della conoscenza di Agostino, che pensava che questa avvenisse tramite l'illuminazione divina. La conoscenza degli universali, però, appartiene solo alle intelligenze angeliche; noi, invece, conosciamo gli universali post-rem, ossia li ricaviamo dalla realtà sensibile. Soltanto Dio conosce ante-rem. La conoscenza è, quindi, un processo di adeguamento dell'anima o dell'intelletto e della cosa, secondo una formula che dà ragione del sofisticato platonismo di Tommaso.

Nel 1259 tornò in Italia: strinse amicizia con Guglielmo di Moerbeke (grande traduttore di Aristotele) e collaborò ad alcuni scritti con papa Urbano IV, presso il convento di Orvieto, dove il pontefice si era temporaneamente stabilito. Su incarico di Urbano IV, compose l'ufficio e gli inni per la festa del Corpus Domini appena istituita (8 settembre 1264), tra cui spicca l'inno Pange Lingua, con le celeberrime ultime due strofe del "Tantum Ergo" che la liturgia cattolica ancor oggi eleva durante la benedizione col Santissimo Sacramento.

Successivamente, si recò a Roma, per organizzare i corsi dello Studio di santa Sabina e, nel 1267, il papa Clemente IV lo chiamò con sé a Viterbo, dove predicò spesso dal pulpito della chiesa di Santa Maria Nuova. È proprio durante gli anni trascorsi in Italia che compose numerose opere come la "Summa contra gentiles", il "De regimine principium", il "De unitate intellectus contra Averroistas" e buona parte del suo capolavoro, la "Summa Theologiae", fonte d'ispirazione della teologia cattolica fino ai nostri giorni.

Nel 1269 fu richiamato a Parigi dai suoi superiori ed iniziò, attraverso una strenua difesa teologica degli Ordini mendicanti, la sua opera di confutazione del Neoplatonismo agostiniano (in contrapposizione al suo Aristotelismo) ed agli errori dottrinari avveroisti. Nel 1272, chiamato da Carlo I d'Angiò, fu nuovamente a Napoli e si occupò della riorganizzazione degli studi teologici presso il convento di San Domenico, presso cui era annessa la locale Università. Fu in questo periodo che Tommaso fece sì che la sua "Summa Theologiae" restasse incompiuta (l'ultimo trattato è il "De Poenitentia"), confidando, secondo la leggenda, all'amico Reginaldo: Non posso più; tutto ciò ho scritto mi sembra paglia.

Nel gennaio del 1274 papa Gregorio X gli ordinò di presenziare al Concilio di Lione II, per verificare in cosa consistessero le divergenze tra la Chiesa latina e quella greca, e se fosse possibile appianarle; Tommaso, anche se non in buone condizioni di salute, si mise in viaggio. Durante il tragitto si fermò presso il castello di Maenza, da una nipote, ma il suo male si aggravò. Dal momento che desiderava finire i suoi giorni in un monastero, e non essendo in condizione di raggiungere una casa dei Domenicani, fu portato all'abbazia cistercense di Fossa Nuova (oggi Fossanova), a poca distanza da Priverno (in provincia di Latina), dove, al termine di una malattia durata qualche settimana, morì il 7 marzo 1274.

Le spoglie di Tommaso d'Aquino sono conservate nel convento dei Giacobini a Tolosa. La reliquia della mano destra, invece, si trova a Salerno nella chiesa di San Domenico, assieme alle spoglie di due sorelle del santo.

San Tommaso fu uno dei pensatori più eminenti della filosofia Scolastica, che verso la metà del XIII secolo aveva raggiunto il suo apogeo. Egli indirizzò diversi aspetti della filosofia del tempo: la questione del rapporto tra fede e ragione, le tesi sull'anima (in contrapposizione ad Averroè), le questioni sull'autorità della religione e della teologia, che subordina ogni campo della conoscenza. Tali punti fermi del suo pensiero furono difesi da diversi suoi seguaci successivi, tra cui Reginaldo di Piperno, Tolomeo da Lucca, Giovanni di Napoli, il domenicano francese Giovanni Capreolus e Antonino di Firenze. Infine, però, con la lenta dissoluzione della Scolastica, si ebbe, parallelamente, anche la dissoluzione del Tomismo.

Oggigiorno, tuttavia, il pensiero di Tommaso d'Aquino trova ampio consenso anche in ambienti non cattolici (studiosi protestanti statunitensi, ad esempio) e perfino non cristiani, a causa del suo metodo di lavoro, fortemente razionale ed aperto a fonti e contributi di ogni genere: la sua indagine intellettuale procedeva dalla Bibbia agli autori pagani, dagli ebrei ai musulmani, senza alcun pregiudizio, ma tenendo sempre il suo centro nella Rivelazione cristiana, alla quale ogni cultura, dottrina o autore antico faceva capo.

Il suo operato culmina nella Summa Theologiae (cioè "Il complesso di teologia"), in cui tratta in maniera sistematica il rapporto fede-ragione ed altre grandi questioni teologiche.

Agostino vedeva il rapporto fede-ragione come un circolo ermeneutico (dal greco ermeneuo, cioè "interpreto") in cui credo ut intelligam et intelligo ut credam (ossia "credo per comprendere e comprendo per credere"). Tommaso porta la fede su un piano superiore alla ragione, affermando che dove la ragione e la filosofia non possono proseguire inizia il campo della fede ed il lavoro della teologia. Dunque, fede e ragione sono certamente in circolo ermeneutico e crescono insieme sia in filosofia che in teologia. Mentre però la filosofia parte da dati dell'esperienza sensibile o razionale, la teologia inizia il circolo con i dati della fede, su cui ragiona per credere con maggiore consapevolezza ai misteri rivelati. La ragione, ammettendo di non poterli dimostrare, riconosce che essi, pur essendo al di sopra di sé, non sono mai assurdi o contro la ragione stessa: fede e ragione, sono entrambe dono di Dio, e non possono contraddirsi. Questa posizione, ovviamente, esalta la ricerca umana: ogni verità che io posso scoprire non minaccerà mai la Rivelazione; anzi, rafforzerà la mia conoscenza complessiva dell'opera di Dio e della Parola di Cristo. Si vede qui un esempio tipico della fiducia che nel Medioevo si riponeva nella ragione umana. Nel XIV secolo queste certezze andranno in crisi, coinvolgendo l'intero impianto culturale del periodo precedente.

La teologia, in ambito puramente speculativo, rispetto alla tradizione classica, è considerata una forma inferiore di sapere, poiché usa le armi della filosofia senza partire da qualcosa che abbia la forza della necessità filosofica, ma Tommaso fa notare, citando Aristotele, che non si può mai dimostrare tutto (sarebbe necessario un processo all'infinito), ed anche che si possono distinguere due tipi di scienze: quelle che esaminano i propri principi e quelle che ricevono i principi da altre scienze, costruendo sopra di essi come su dati validi. La teologia, rivalutata, si costruisce le basi della sua substantia. L'ideale, per uno spirito concreto come Tommaso, sarebbe superare la fede e raggiungere la conoscenza, ma, sui misteri fondamentali della Rivelazione, questo non è possibile nella vita terrena del corpo. Avverrà nella vita eterna dello spirito.

Il sapere teologico è più elevato per l'importanza assoluta e fondamentale delle sue "ipotesi", da cui parte poi a ragionare e sulle quali cresce il suo essere; esso è un moto a spirale della conoscenza che muove da un'ipotesi, cioè un atto di fede, guardando Dio e l'eternità. Per l'uomo è più importante dei ragionamenti necessari che un filosofo è riuscito a dimostrare. La filosofia è dunque "ancilla theologiae" e "regina scientiarum", primo fra i saperi delle scienze. Il primato del sapere teologico non è nel metodo, ma nei contenuti divini che affronta, per i quali è sacrificabile anche la necessità filosofica.

Il punto di discrimine fra filosofia e teologia è la dimostrazione dell'esistenza di Dio; dei due misteri fondamentali della Fede (Trinitario e Cristologico), la ragione può dimostrare solamente l'esistenza di Dio e che questo Dio non può che essere Trinitario, il paradosso razionale, che la ragione non può spiegare: un Dio Uno e Trino. Il maggior servizio che la ragione può fare alla fede è che dimostrare l'esistenza di un Dio non Trinitario è altrettanto irrazionale quanto la sua affermazione, perché i motivi per non credere al Dio che emerge dal Nuovo Testamento non sono maggiori di quelli che si hanno per credere ad un'altra divinità o per essere atei. La ragione fornisce un secondo aiuto alla fede: mostrare che da questo mistero scaturiscono conseguenze non contraddittorie fra loro (il mistero stesso è l'ipotesi-premessa razionale). La ragione non può entrare nella parte storica dei misteri religiosi, può mostrare solo prove storiche che tal "profeta" è esistito, ma non che era Dio, e il senso della Sua missione, che è appunto un dato, un fatto a cui si può credere o meno.

Il primato della teologia verrà fortemente discusso nei secoli successivi, ma sarà anche lo studio praticato da tutti i filosofi cristiani nel Medioevo e oltre, tant'è che Pascal fece la sua famosa "scommessa" ancora nel XVII secolo. La teologia era questione sentita dal popolo nelle sacre rappresentazioni, era il mondo dei medioevali e degli zelanti studenti che attraversavano a piedi le paludi di Francia per ascoltare le lectiones dell'Aquinate nella prestigiosa Università "Sorbonne" di Parigi, incontrandosi da tutta Europa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_d'Aquino

Edited by Claudio Bozzacco - 3/4/2008, 20:46

Attached Image: a.jpg

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Percival
view post Posted on 3/4/2008, 21:39




L'Aquinate non ha dimostrato l'esistenza del Dio cattolico, nè sostenuto la perfetta coincidenza di contenuti tra fede e ragione (umana).
Riassumendo: per Tommaso vi sono alcuni principi di fede suscettibili di dimostrazione razionale.
Sono i cosiddetti preambula fidei, come l'esistenza della divinità creatrice.
Altre verità di fede, propriamente cattoliche, si comprendono soltanto alla luce della rivelazione divina (sacre scritture, tradizione patristica e successivo magistero della chiesa). Di queste ultime è possibile l'approfondimento dal punto di vista della razionalità umana - e la teologia è appunto la speculazione anche razionale sui contenuti della rivelazione - ma solo fino ad un certo livello di comprensione, varcato il quale si entra in un campo di esclusiva competenza della fede, accessibile solo in forza della grazia divina infusa dallo Spirito Santo.
Il mistero trinitario, ad esempio, o quello cristologico o, ancora, la transustanziazione dell'eucarestia sfuggono alla comprensione della semplice ragione umana.
Proprio per questo motivo Tommaso si avvale nelle sue opere non solo di argomentazioni deduttive ed induttive di stampo razionale ma anche e soprattutto di richiami alle fonti della rivelazione.

Edited by Percival - 4/4/2008, 07:51
 
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view post Posted on 4/4/2008, 08:35
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Perchè si dice che Tommaso D'Aquinto sia stato critico di Agostino?
Si può dire che Tommaso sia il primo grande teologo e inventore di tale figura?

nella foto Aurelio Agostino

Attached Image: Agostino_1.JPG

Agostino_1.JPG

 
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Percival
view post Posted on 4/4/2008, 08:56




Tommaso D'Aquino è il teologo per eccellenza. A lui può essere fatta risalire la concezione della teologia come "scienza" organica ed enciclopedica. Agostino è stato un suo predecessore in questo, soprattutto nel De Civitate Dei.
Come concezione generale della questione teologica e quanto al modo di procedere i due presentano molte similitudini. Spesso però giungono a conlcusioni differenti. Ad esempio in materia di grazia o sul problema dell'esistenza del male, Agostino aveva posizioni molto diverse da quelle di Tommaso. Posizioni al limite dell'ortodossia e a volte anche oltre...

Chi volesse provare il cimento con questi argomenti può accomodarsi ai seguenti links:

De Civitate Dei

Summa Theologiae
 
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3 replies since 3/4/2008, 19:17   2750 views
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