Santissimo Salvatore: le origini del culto.
Claudio Bozzacco
La venerazione delle genti Montellesi verso il monte ove oggi sorge il Santissimo Salvatore risale ad epoca preistorica, e precisamente alle tribù di cultura presannioceltica scoperte da Domenico Cambria, localizzate tra le odierne Montella e Bagnoli, risalenti ad epoca Neolitica (20.000 – 10.000 a.c.); oltre che alla Montella Piccola descritta da Francesco Scandone, esistita fino all’ 88 a.c. , anno della sua distruzione, avvenuta per ordine di Lucio Cornelio Silla.
Individuata tra i monti delle Malte e delle Mezzane in località Pariti, Montella Piccola si estendeva su di una piccola pianura agevole all’agricoltura, fornita dell’acqua dal fiume Calore e facilmente difendibile perché ben nascosta dai Monti che la contornavano, inclusa la cuspide piramidale che svetta maestosa e imponente per la sua particolare conformazione, alla sommità della quale è stata poi eretta la chiesa.
La forma piramidale era sacra per le popolazioni antiche perchè fallica, quindi evocativa del mistero della vita.
Gli abitanti di Montella Piccola si estesero nell’area dei Fundani dopo aver guadato il fiume calore, forse anche grazie al ponte che poi fu detto Romano.
Agirarono la montagna piramidale divenuta oggetto di culto anche in considerazione del fatto che le suddette popolazioni divinizzavano la Natura.
Lo stesso Flavio Valerio Costantino, conosciuto anche come Costantino I° o Costantino il Grande, fu Mitraista*, ovvero devoto al Dio Sole, solo in seguito, per arginare lo sfaldamento dell’Impero, ebbe un’astuta intuizione strategicopolitica: convertire i Romani al Cristianesimo nel 312 d.c.
La Cristianizzazione del culto per la montagna ove oggi sorge la chiesa dedicata al Santissimo Salvatore avvenne solo dopo il sei agosto 1453. Infatti in quell’anno Costantinopoli era caduta nelle mani dei Turchi di Maometto II che cercarono subito di risalire in Europa attraverso i Balcani. Cristiani e Turchi si batterono a Belgrado e la vittoria, il 6 agosto, fu, contro ogni speranza, degli assediati. La grande impresa ebbe tre protagonisti: san Giovanni da Capestrano, il capitano Giovanni Hunyadi e il cardinale Giovanni Carvajal. Il Papa Callisto III istituì, in memoria, la festa della Trasfigurazione, a simboleggiare la letizia che trasfigurò l'Europa.
L’origine non Cristiana del culto verso il Santissimo Salvatore di Montella è dimostrata anche dalla sua rappresentazione iconografica.
Infatti gli altri Santissimi Salvatore di Terracina, di Cefalù, di Mitello Val di Catania, di Termini Imerese e altri, sono rappresentati da un neonato o da un uomo con la barba
(Gesù di Nazareth) e non da un ragazzo come a Montella, adornato con simboli cristiani solo dopo la Trasfigurazione.
Il Santissimo Salvatore altro non è che la Cristianizzazione del Dio Montagna di Montella Piccola e dei Fundani.
La stessa cosa accadde per il Mitraismo. Infatti in molte raffigurazioni il Cristo viene rappresentato con raggi attorno alla testa come se fosse un sole.
E’ in corso un acceso dibattito su questo argomento, per diversi studiosi Costantino I° anzicchè di convertirsi al Cristianesimo avrebbe trasformato la sua religione in quest’ultima.
In questo modo possiamo spiegare la viscerale e atavica venerazione delle genti Montellesi verso la figura oggetto di questo studio.
Essa è presente in ogni vicolo, in ogni casa, in ogni nome e richiama fiumi di persone alle sue celebrazioni: la prima per le vie del centro urbano la seconda sulla vetta della cuspide.
In epoca più recente, ventesimo secolo, la figura del Santissimo Salvatore di Montella è stato riproposto negli Stati Uniti da comunità di Montellesi emigranti.
Costoro, tra le varie figure religiose, hanno scelto proprio quella del Santissimo Salvatore non perché esclusiva della popolazione locale di origine, ma per i motivi citati sopra.
* Secono alcuni revisori Costantino non era esattamente Mitraista.
Il deus sol invictus di Costantino non va confuso con Mitra, nè con Elagabalo (divinità orientale, introdotta dall'omonimo imperatore) che pure erano considerati personificazioni del sole.
Il sole di Costantino era una divinità distinta, creata ad hoc per far digerire ai romani più conservatori concezioni religiose di matrice squisitamente orientali e come tali malviste dalla cultura tradizionale latina.
Esso è una derivazione di Helios, ossia dell'Apollo solare del Pantheon greco-romano, che man mano finì col divenire una divinità a sé, denominata deus sol invictus a cui veniva tributato un culto ufficiale, da parte di sacerdoti nominati e stipendiati dallo stato.
Il culto di Mitra presentava invece un carattere privato e quasi esoterico.
È possibile che esistano connessioni tra Mitraismo ed Cristianesimo, come farebbero supporre alcune similitudini tra le due religioni, quali la celebrazione del Natale il 25 dicembre, l'esistenza di Paradiso e Inferno, e altre credenze simili tra la nascita di Gesù e quella di Mitra.
Una delle leggenda a suo riguardo narra che il dio decide di venire al mondo incarnandosi nel ventre di una vergine, e vede la luce in una grotta. I festeggiamenti per la sua nascita avvenivano il 25 dicembre (la Chiesa ha accettato solo nel IV secolo, più o meno nel 335 d.C., tale data come effettiva data di nascita di Cristo) e, sempre secondo la leggenda, Mitra avrebbe abbandonato il mondo terreno per tornare in cielo 33 anni dopo essersi incarnato. Il culmine delle cerimonie a lui dedicate era un banchetto a base di pane (prodotto a partire dal grano, cioè dal midollo del toro) ed acqua (o forse vino, prodotto dall'uva, cioè dal sangue del toro). Anche in questo caso, la somiglianza con il rito cristiano dell'eucarestia è molto spinta.