Arturo Giordano e le lettere di DeleddaAvvocato di successo del Foro napoletano, notissima figura di critico letterario, esponente di rilievo della cultura napoletana allo scorcio dell’ottocento e fino agli anni trenta del secolo scorso. Fu professore di Greco moderno all’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Fratello di Oreste, nacque nel 1867. Entrambi i fratelli nacquero ad Avellino da una distinta famiglia di origine montefredanese. Arturo si laureò in giurisprudenza ed esercito brillantemente l’avvocatura prima di dedicarsi all’insegnamento universitario. Produsse interessanti ed acuti saggi su Dante, Tasso, Goldoni, Leopardi.
Pubblicò varie raccolte di poesie, Faville, Primule, Realtà e Fantasia. Diresse La vita letteraria alla quale collaborò con Misasi, Schipa, Capacio, la Contessa Lara (Eva Cattermole Mancini), nuora del grande statista di Castelbaronia, poetessa notissima nella Napoli dell’epoca per la sua vita avventurosa. Fu protagonista di un fecondo dibattito culturale che vide impegnati Bovio, Scarfoglio, D’Annunzio, Bracco, Ferdinando Russo, il musicista Francesco Paolo Tosti, lo scultore Gemito.
La Libreria “Pierro” in Piazza Dante, prestigiosissimo cenacolo di artisti, letterati, grandi nomi del giornalismo e della politica, lo vedeva protagonista brillante e stimato, seppur schivo e riservato.
Il fratello Oreste, nel suo libro Rimpianto del fratello perduto, scrive a tal proposito: Era d’animo mite e la mitezza gli derivava da un profondo senso di equità, ed egli era incline a giudicare con indulgenza. Come se incapace di sospettare il male, quando gli si rivelava ne era da prima quasi sorpreso, poi rammaricato, e ricercava per colui che l’aveva commesso, le circostanze soggettive e oggettive che potevano diminuire la colpa, pure sdegnato nella sua assoluta probità di coscienza ... Non pochi giovani tra i suoi discepoli, o ancora a lui sconosciuti, continua Oreste Giordano, elevò con sollecitudine paterna a una condizione decorosa, agiata e sicura di vita sociale, donando loro i mezzi finanziari opportuni per frequentare corsi studio, libri, guida intellettuale e morale. E molti difese come avvocato, provvedendo perfino alle spese della lite oltre che senza compenso per l’opera sua”. Fu appassionato ed efficace protagonista di una intelligente azione di promozione della Cultura Italiana in Grecia.
Giuseppe Pisano nel suo secondo lavoro di ricerca sulla storia di Montefredane, pubblicato nel 1991 a cura dell’Amministrazione Comunale, ricorda come Arturo Giordano abbia fatto istituire una biblioteca circolante nella Provincia di Avellino e abbia inserito Montefredane tra i centri serviti dall’importante circuito. Arturo Giordano si distingue per una prosa che non indulge ad inutili divagazioni, essenziale eppure elegante e sostenuta: la cifra espressiva propria del ricercatore lucido e rigoroso ma anche del giornalista di razza. Straordinariamente vicino allo stile, alla consistenza culturale, agli interessi di Giuseppe Pisano, tra le sei voci di questa antologia.
Sorprendenti i motivi di identità tra le due figure tra i quali, senz’altro, la singolare capacità di trattare, con l’elegante immediatezza propria del grande giornalista, la critica d’arte e la critica letteraria.
In “Prose Disperse” e in “Note e appunti” Arturo Giordano offre un saggio della sua fisionomia intellettuale: vi si rivela il critico illuminato, acuto, originale che domina da padrone assoluto le scienze filosofiche, segnatamente l’Estetica che proprio nella Napoli crociana doveva vivere un momento fondamentale nel lungo itinerario che ha visto avvicendarsi le posizioni dei pensatori che hanno trattato il problema dell’arte e del bello in filosofia.
L’Antologia di saggi, pubblicata per i tipi di Silvio Graziano e figlio, è una raccolta di articoli pubblicati su riviste e, in particolare sulla Rivista Letteraria di Napoli, articoli che spaziano dalla filosofia alla letteratura con uno sguardo particolare alla critica d’arte e un saggio sulla musica che ricalca le posizioni dei due massimi interpreti della filosofia della musica, Antonio Tari (con la sua Estetica ideale Napoli 1863), autorevole docente all’Università, Federico Polidoro, insigne docente di storia della Musica a San Pietro a Maiella, Nicola D’Arienzo, coltissimo compositore e Musicologo, il grande giurista –musicista Emanuele Gianturco.
Un’attenzione verso i rapporti musica-filosofia che ha continuato a dare frutti copiosi anche nella Napoli del dopoguerra segnatamente con la produzione di Alfredo Parente.
Quanto basta per valutare la consistenza culturale e il felicissimo senso critico di Arturo Giordano.
Affiancandosi, ci piace immaginare in rapporti di amicizia, al comprovinciale Carmelo Errico, avvocato e poeta di Castelbaronia felicemente “trapiantato” a Napoli insieme ad un manipolo di irpini che, dopo l’esaltante parentesi desanctisiana, tenevano alto il livello della testimonianza culturale degli intellettuali irpini. Sono da poco comparse le lettere (datate 1892) che Grazia Deledda, premio Nobel per la Letteratura, indirizzava a Giordano, lettere di estremo interesse che testimoniano della volontà della scrittrice, all’epoca ventunenne, di coltivare rapporti con personaggi di spessore nel campo della letteratura, in particolare personaggi del “continente”. Era il periodo che Giordano si dedicò alla direzione della prestigiosa Rivista letteraria.
I discendenti di Arturo Giordano hanno aperto gli archivi di famiglia e Neria De Giovanni ha raccolto in una piccola, elegante e preziosa pubblicazione di qualche anno fà questo epistolario inedito per i tipi delle Edizioni Nemapress di Alghero.
Antonio Polidoro