Grandi giuristi irpini

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Percival
view post Posted on 24/12/2008, 10:00




Pasquale Stanislao Mancini (Castel Baronia, 17 marzo 1817 – Roma, 26 dicembre 1888) è stato un giurista e politico italiano.

Biografia
Figlio dell' avvocato e conte Francesco Saverio Mancini dei marchesi di Fusignano e di Maria Grazia Riola, studiò presso il Seminario di Ariano Irpino, poi all'Università di Napoli. Nel 1840 sposò Laura Beatrice Oliva ed ebbe undici figli, tra i quali Francesco Eugenio, ufficiale dei bersaglieri, Angelo, Grazia, Leonora, Rosa e Flora.

Fu più volte Ministro dell'Istruzione Pubblica del Regno d'Italia, Ministro degli Esteri e primo presidente dell'Institut de droit international, fondazione internazionale che ottenne il Premio Nobel per la pace nel 1904.

Si impegnò nella propaganda a favore dell'espansione coloniale italiana in Africa alla fine del XIX secolo e per l'abolizione della pena di morte, che fu poi attuata con il Codice Penale approvato nel 1889.

È considerato il padre della scuola italiana del diritto internazionale privato, la cui ratio consiste - a suo modo di vedere - nella ricerca di principi in base ai quali si può decidere, agevolmente, quale legislazione debba applicarsi a ciascuna specie di rapporti di diritto. I tre fondamentali criteri, da lui indicati, per attuare la scelta della legislazione applicabile sono: il criterio della nazionalità (riferito alla disciplina dei rapporti di famiglia, della condizione delle persone e delle successioni), il criterio di libertà (per la disciplina delle fattispecie per le quali il legislatore non ha interesse a introdurre con proprie leggi limitazioni alla libertà dello straniero) ed il criterio di sovranità (assoggettamento dello straniero alle leggi penali, di ordine pubblico e di diritto pubblico dello Stato).

Da Ministro guardasigilli (1878) si dedicò - oltre all'abolizione della prigionia per debiti e dei privilegi ecclesiastici - all'attuazione del primo codice civile del Regno d'Italia, che aveva contribuito a creare vent'anni prima quando aveva rivolto ai ministri Poggi e Ricasoli la "Relazione intorno all’assimilazione legislativa della Toscana al Piemonte" del 27 ottobre 1859.

L'idea di Nazione

Nel gennaio 1851 pronuncia la prolusione accademica “Del principio di nazionalità come fondamento del diritto delle genti”, cioè il diritto internazionale che regola i rapporti tra le nazioni. Per Mancini la nazione è un soggetto necessario e originario, che non è mai stato creato, non ha avuto un inizio e non avrà una fine, le nazioni costituiscono una dimensione naturale e necessaria della storia umana, la cui vitalità storica dipende tuttavia dalla loro libertà e indipendenza. Non è stata creata su un patto tra gli uomini (origine contrattualistica della nazione). La nazione è sempre esistita, magari anche solo nella coscienza degli uomini; è una componente necessaria, gli uomini hanno bisogno della nazione. Ma aggiunge che, se è vero che la nazione vive indipendentemente dalle scelte degli uomini, è anche vero che una nazione per vivere come entità storicamente vitale e dinamica ha bisogno di leggi e di governo, ha bisogno di agire come un corpo politico; sono gli uomini che la compongono a darle leggi e istituzioni consentendole di darsi un corpo politico sovrano. La nazione esiste in natura, ma come corpo inerte e inanimato, ha bisogno quindi delle leggi e istituzioni: le leggi rappresentano la voce della nazione, le istituzioni sono gli arti. L’uomo non crea e non distrugge una nazione, ma è solo grazie all’intervento dell’uomo che la nazione si dota di leggi e istituzioni, per affermarsi come soggetto storicamente dinamico. La nazione per Mancini non è un mero aggregato di fattori naturali e storici, ma un corpo politico che possiede un governo, una volontà giuridica e leggi proprie. Senza la conquista, attraverso lo Stato, dell’unità e dell’indipendenza, la nazione rischia di restare un corpo inanimato, una realtà naturale e come tale inestirpabile, ma privo di vitalità storica.

Curiosità

Nella sua attività di avvocato, assistette Giuseppe Garibaldi per la causa di annullamento del suo secondo matrimonio, con la marchesa Giuseppina Raimondi.

 
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view post Posted on 24/12/2008, 10:02
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scusa potresti inserire dettagli anche su Michelangelo Cianciulli.
 
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Percival
view post Posted on 24/12/2008, 10:16




Certamente.
Oltre a redigere la legge sull'eversione della feudalità (2 agosto 1806) il Cianciulli (Montella 1734-Napoli 1819) presiedette - come Ministro della Giustizia (1806-1809)- la commissione incaricata di tradurre in lingua italiana ed eventualmente adattare alle esigenze del Regno di Napoli il Code Civil napoleonico.
Della commissione facevano parte intellettuali del calibro di Vincenzo Cuoco.

Su Michelangelo Cianciulli ho trovato questa poco conosciuta notizia.

SAN SEBASTIANO AL VESUVIO
LA CAPPELLA DI SAN VITO MARTIRE A SAN DOMENICO (XIV sec.)
Relazione Storica
La cappella di San Vito Martire a San Domenico, denominata Cianciulli, sita nel
comune di San Sebastiano al Vesuvio
Ubicata presso la quota più alta del territorio di San Sebastiano al Vesuvio e
precisamente in località San Domenico, la cappella Cianciulli rientra nella serie
dei monumenti facenti parte del Parco Nazionale del Vesuvio.

Le prime notizie dell’esistenza del sacello, risalgono al XVI secolo quando se ne
parla ricordandone la fondazione antica. Edificata ad opera di due famiglie locali
- gli Urzino e gli Schiavo - ha subito, nel corso dei secoli, numerosi cambi di
proprietà.
Nel 1743 risulta essere di proprietà del noto architetto napoletano Costantino
Manni il quale, nel trasferire il titolo presso una nuova cappella costruita più a
valle, portò via il prestigioso dipinto su tavola del XIV secolo.
L’attuale appellativo è legato all’insigne avvocato fiscale del Regio Patrimonio
presso il foro Borbonico, Michelangelo Cianciulli. Fu proprio l’avvocato
napoletano a volere, nella seconda metà del XVIII secolo, l’abbellimento del
tempio con spettacolari stucchi rococò che tutt’oggi ricoprono l’interno.
Il declino architettonico ebbe inizio già a partire dalla fine del XIX secolo,
proseguendo per tutto il secolo XX.
Ultimo proprietario fu Giuseppe Moffa che, nel 1961, dieci giorni prima della sua
dipartita, donò il tempio alla chiesa parrocchiale di San Sebastiano martire.
Nel 1982 per volere dei fedeli e dell’allora sindaco Raffaele Capasso, si mise
mano ad un’opera di ristrutturazione della fabbrica che interessò la facciata e le
coperture.
Da quel momento una mancata e continua opera di manutenzione
l’ha resa pressoché inagibile.

Dott. Bernardo Cozzolino
Conservatore dei Beni Culturali
San Sebastiano al Vesuvio, lì 20 gennaio 2007

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Edited by Percival - 24/12/2008, 10:23
 
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view post Posted on 24/12/2008, 10:22
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cosa vuol dire avvocato fiscale
 
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Percival
view post Posted on 24/12/2008, 10:27




Una specie di PM, per quello che mi pare di ricordare...
Svolgeva il ruolo di accusatore, in sostanza...ma solo nei processi cosiddetti "capitali", nei quali cioè l'imputato rischiava la pena di morte.
In questi casi assisteva agli interrogatori che spesso avvenivano sotto tortura.
 
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view post Posted on 24/12/2008, 18:08
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Interessante, cmq è disponibile la riedizione del libro su Michelangelo Cianciulli scritto da Adele Scandone presso il centro Guido Dorso ad Avellino. Ce lo dovremmo procurare.
 
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Percival
view post Posted on 29/1/2010, 11:04




Francesco Sol!a, a cui il Vico scrive la lunga e dotta lettera rapportata sul foglio di sopra indicato, fu un uomo fornito di vasta letteratura, ed era nato in Montella Terra sita nel Principato Ulteriore, che diede anche i natali a Sebastiano Bartoli celebre Medico, e Professore di Anatomia dell'Università di Napoli.

Venuto il Solla in Napoli incominciò la carriera del Foro con molto plauso , e strinse amicizia con i migliori letterati di quel!'età, e stretta dimestichezza contrasse col nostro Vico.

Annoiatosi del Foro si ritirò in Montella al qual luogo par che il Vico gli avesse indrizzata la lettera qui rapportata, ed ivi tutto s' internò negli studj severi, e credasi che cola meditasse un'Opera in materia Politica, che forse non ridusse a fine.

Fu anche elegante Poeta Italiano , come si ravvisa in molte Composizioni col suo nome impresse in diverse Raccolte.

Per evitar la persecuzione di un potente del suo Paese, che tentò anche di attaccarlo con un giudizio criminale, abbandonò il suolo natio, ed andossene in Roma, ove finì i giorni suoi.

Non è riuscito a me d'indagare né l'anno della sua nascita, né della morte; come neanche, per quante diligenze abbia, io fatte personalmente ed abbia fatte fare da altri nella Città di Roma, di avere in mano una Vita m. s. del Vico, che il Solla colà scrisse e chi sa in mano di chi capitata.
 
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view post Posted on 11/6/2010, 11:21
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La sorella di Percival.
Futura togata.

Ha trovato il Libro.

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view post Posted on 20/2/2011, 14:31
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Continua l'attenzione sul tema.

Sarebbe interessante sapere a cosa fa riferimento la simbologia della toga dei giuristi e della cordicella che la circonda.
La corda sembra precedere quelle che poi sono divenute catene quindi manette.
Come se i togati in origine svolgessero anche il compito della traduzione degli imputati.

Ho letto il libro di Michelangelo Cianciulli, ma più che altro è una sorta di biografia, non ci sono riferimenti tecnici.
Alla fine della conferenza su Giordano Bruno si è discusso di Ferdinando Cianciulli, come colui che commissionò il monumentino del Nolano.
La manifestazione presso il Liceo di Montella si è chiusa proprio ricordando un altro illustre Cianciulli, Michelangelo.



Edited by Claudio Bozzacco - 20/2/2011, 20:25
 
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malvarius
view post Posted on 21/2/2011, 15:51




Passando dal passato al presente, è da notare che i 'giuristi montellesi' contemporanei non hanno sentito l'obbligo di far affiggere un manifesto di partecipazione al lutto per la morte improvvisa di un loro collega. Mi riferisco all'avv. Antonio De Stefano, figlio di Salvatore, a sua volta avvocato. In passato era consuetudine che il Consiglio dell'Ordine locale partecipasse al cordoglio per la morte di un collega, ma evidentemente oggi prevale l'egoismo, il menefreghismo, l'arroganza di chi pensa che un avvocato si valuti dalla cilindrata della macchina che guida e non dalla competenza giuridica. L'avv. Antonio De Stefano era dieci volte più competente e onesto di altri avvocatoni che vanno per la maggiore, ma questo a Montella in quanti lo capiscono?
 
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Percival
view post Posted on 22/2/2011, 14:48




Ciao, Malvarius.
Forse ti saranno sfuggiti, ma per la morte del collega Antonio sia il Consiglio dell'Ordine di Sant'Angelo che gli avvocati montellesi hanno fatto affiggere
manifesti di cordoglio.
Vasta e commossa è stata poi la partecipazione alle esequie della classe forense non solo locale.
Ciò per dare a Cesare ciò che a lui spetta, senza nulla togliere alla validità delle tue osservazioni, ahimé, abbastanza aderenti alla realtà ...
 
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view post Posted on 4/8/2011, 11:05
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Arturo Giordano e le lettere di Deledda

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Avvocato di successo del Foro napoletano, notissima figura di critico letterario, esponente di rilievo della cultura napoletana allo scorcio dell’ottocento e fino agli anni trenta del secolo scorso. Fu professore di Greco moderno all’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Fratello di Oreste, nacque nel 1867. Entrambi i fratelli nacquero ad Avellino da una distinta famiglia di origine montefredanese. Arturo si laureò in giurisprudenza ed esercito brillantemente l’avvocatura prima di dedicarsi all’insegnamento universitario. Produsse interessanti ed acuti saggi su Dante, Tasso, Goldoni, Leopardi.
Pubblicò varie raccolte di poesie, Faville, Primule, Realtà e Fantasia. Diresse La vita letteraria alla quale collaborò con Misasi, Schipa, Capacio, la Contessa Lara (Eva Cattermole Mancini), nuora del grande statista di Castelbaronia, poetessa notissima nella Napoli dell’epoca per la sua vita avventurosa. Fu protagonista di un fecondo dibattito culturale che vide impegnati Bovio, Scarfoglio, D’Annunzio, Bracco, Ferdinando Russo, il musicista Francesco Paolo Tosti, lo scultore Gemito.
La Libreria “Pierro” in Piazza Dante, prestigiosissimo cenacolo di artisti, letterati, grandi nomi del giornalismo e della politica, lo vedeva protagonista brillante e stimato, seppur schivo e riservato.
Il fratello Oreste, nel suo libro Rimpianto del fratello perduto, scrive a tal proposito: Era d’animo mite e la mitezza gli derivava da un profondo senso di equità, ed egli era incline a giudicare con indulgenza. Come se incapace di sospettare il male, quando gli si rivelava ne era da prima quasi sorpreso, poi rammaricato, e ricercava per colui che l’aveva commesso, le circostanze soggettive e oggettive che potevano diminuire la colpa, pure sdegnato nella sua assoluta probità di coscienza ... Non pochi giovani tra i suoi discepoli, o ancora a lui sconosciuti, continua Oreste Giordano, elevò con sollecitudine paterna a una condizione decorosa, agiata e sicura di vita sociale, donando loro i mezzi finanziari opportuni per frequentare corsi studio, libri, guida intellettuale e morale. E molti difese come avvocato, provvedendo perfino alle spese della lite oltre che senza compenso per l’opera sua”. Fu appassionato ed efficace protagonista di una intelligente azione di promozione della Cultura Italiana in Grecia.
Giuseppe Pisano nel suo secondo lavoro di ricerca sulla storia di Montefredane, pubblicato nel 1991 a cura dell’Amministrazione Comunale, ricorda come Arturo Giordano abbia fatto istituire una biblioteca circolante nella Provincia di Avellino e abbia inserito Montefredane tra i centri serviti dall’importante circuito. Arturo Giordano si distingue per una prosa che non indulge ad inutili divagazioni, essenziale eppure elegante e sostenuta: la cifra espressiva propria del ricercatore lucido e rigoroso ma anche del giornalista di razza. Straordinariamente vicino allo stile, alla consistenza culturale, agli interessi di Giuseppe Pisano, tra le sei voci di questa antologia.
Sorprendenti i motivi di identità tra le due figure tra i quali, senz’altro, la singolare capacità di trattare, con l’elegante immediatezza propria del grande giornalista, la critica d’arte e la critica letteraria.
In “Prose Disperse” e in “Note e appunti” Arturo Giordano offre un saggio della sua fisionomia intellettuale: vi si rivela il critico illuminato, acuto, originale che domina da padrone assoluto le scienze filosofiche, segnatamente l’Estetica che proprio nella Napoli crociana doveva vivere un momento fondamentale nel lungo itinerario che ha visto avvicendarsi le posizioni dei pensatori che hanno trattato il problema dell’arte e del bello in filosofia.
L’Antologia di saggi, pubblicata per i tipi di Silvio Graziano e figlio, è una raccolta di articoli pubblicati su riviste e, in particolare sulla Rivista Letteraria di Napoli, articoli che spaziano dalla filosofia alla letteratura con uno sguardo particolare alla critica d’arte e un saggio sulla musica che ricalca le posizioni dei due massimi interpreti della filosofia della musica, Antonio Tari (con la sua Estetica ideale Napoli 1863), autorevole docente all’Università, Federico Polidoro, insigne docente di storia della Musica a San Pietro a Maiella, Nicola D’Arienzo, coltissimo compositore e Musicologo, il grande giurista –musicista Emanuele Gianturco.
Un’attenzione verso i rapporti musica-filosofia che ha continuato a dare frutti copiosi anche nella Napoli del dopoguerra segnatamente con la produzione di Alfredo Parente.
Quanto basta per valutare la consistenza culturale e il felicissimo senso critico di Arturo Giordano.
Affiancandosi, ci piace immaginare in rapporti di amicizia, al comprovinciale Carmelo Errico, avvocato e poeta di Castelbaronia felicemente “trapiantato” a Napoli insieme ad un manipolo di irpini che, dopo l’esaltante parentesi desanctisiana, tenevano alto il livello della testimonianza culturale degli intellettuali irpini. Sono da poco comparse le lettere (datate 1892) che Grazia Deledda, premio Nobel per la Letteratura, indirizzava a Giordano, lettere di estremo interesse che testimoniano della volontà della scrittrice, all’epoca ventunenne, di coltivare rapporti con personaggi di spessore nel campo della letteratura, in particolare personaggi del “continente”. Era il periodo che Giordano si dedicò alla direzione della prestigiosa Rivista letteraria.
I discendenti di Arturo Giordano hanno aperto gli archivi di famiglia e Neria De Giovanni ha raccolto in una piccola, elegante e preziosa pubblicazione di qualche anno fà questo epistolario inedito per i tipi delle Edizioni Nemapress di Alghero.

Antonio Polidoro
 
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view post Posted on 23/4/2012, 10:12
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Pasquale Stanislao Mancini
Castel Baronia

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view post Posted on 8/3/2020, 09:29
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Buonasera amici, si va delineando la dimensione dell'argomento dell'incidente istituzionale avvenuto a Montella a Maggio 2019 che coinvolgerebbe il Vaticano e che dovrebbe alimentare un congruo dibattito giudiziario. Di una sorta di attentato alla Costituzione già se ne occupo' il dott Armando Spataro quando un egiziano di nome Abu Omar fu sequestrato dalla Polizia Straniera sul suolo Italiano. È andato in pensione da poco e adesso lo richiamiamo in servizio così onoriamo la memoria del nostro Michelangelo Cianciulli, Ministro della Giustizia delle due Sicilie.
Così gli argomentatori della cosiddetta sinistra avranno abbondanti temi da discutere, per presentare libri e memorie difensive.
Nel passaggio amministrativo del 2019 è stato interrogato in parte solo il Tribunale Amministrativo Regionale e il Consiglio di Stato. Adesso per questa ricorrenza oltre a tutti gli altri Tribunali, Corti di Appello e Cassazione, si sta per inaugurare anche un Tribunale Ecclesiastico.
Così possiamo invitare a Montella anche Alfonso Bonafede per dare al Ministero della Giustizia un immobile sul suolo comunale da amministrare.
Magari anche in collaborazione con gli ottimi Andrea Orlando e Gennaro Migliore per realizzare il sogno che avevamo quasi realizzato nel 2018.



Edited by Claudio Bozzacco - 8/3/2020, 21:58
 
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