Questo pomeriggio allegra improvvisata ai piedi della Celica.
Lascio la mia abitazione alle 15:20 per raggiungere in auto il Km 38+00 della ex SS 164, approdandovi alle 15:35 circa.
L'obiettivo è di effettuare una rapida ricognizione della zona ricompresa tra il vallone della Savina e il Vallone della Neve, a monte del porcino Marinari
Il tempo è tiranno, perciò bando alle riflessioni. Si parte. Per tutto armamentario reco con me nello zaino lo stretto indispensabile: sigarette, accendino, macchina fotografica, pantalone lungo da indossare in caso di emergenza e bottiglia di plastica, vuota.
A somministrare il prezioso liquido che essa è destinata a contenere provvederà la montagna.
Il sentiero prende vita dal letto del fiume, a valle della 164. Qui le acque provenienti dalle Pitiniti e della Cerasa confluiscono in un unico alveo (il posto è chiamato dialettalmente Jonda o Gnonda, cioè giuntura, così come, più in basso il confluente con il ramo Scorzella).
Il tracciato si lascia immediatamente a sinistra i castagneti dei Cocuzzi ed inizia ad inerpicarsi verso le pendici della Celica, parallelamente alla Costa del Zampano (Monte Serralonga).
In circa mezz'ora arrivo al Porcino Marinari, ogni anno sempre più preda della vegetazione.
Riempita la bottiglia con l'acqua proveniente dalla Savina, accendo una bella Winston mentre do un occhiata circolare alla zona.
Di fronte a me a sinistra (destra idrografica) il cd. sentiero CAI 4 che attraversa il ruscello per mezzo di un bucolico ponticello in legno. Attenzione, però.
Non si tratta del medesimo ruscello che il sentiero ha fin qui costeggiato (il Rajo delle Ferrere, proveniente da Colle Finestra) bensì del ruscello che sgorga ai piedi della Savina, proprio sotto il Varco del Paradiso (cima Rjione) per affluire nel Rajo delle Ferrere appena un poco più a valle del porcino.
Superato con rapidità l'impianto di captazione Alto Calore, da poco ristrutturato, proseguo per la prossima tappa: il Vallone della Neve.
Prima però sono tentato di provare un'invitante stradina che sale alla mia sinistra, ma dopo dieci minuti di alacre cammino il caldo, il sudore e la vegetazione che va infittendosi mi inducono a desistere ed a riportarmi sul sentiero principale.
Altri 10 minuti per arrivare al Vallone della Neve. Qui la temperatura subisce un brusco calo e diviene quasi fredda.
Accarezzo per un momento l'idea di risalire il corso del torrente, ma sono già le 17:00 e l'aspetto selvaggio del Vallone non vale certo a tranquillizzarmi.
Occorrerà ritornare con rinforzi.
Per adesso meglio riguadagnare il Porcino, magari fermandosi per via a scrutare la costa di montagna sovrastante. Ed infatti a circa 150-200 mt. dal Vallone, sempre sul sentiero CAI 4 mi fermo a considerare una biforcazione che inizialmente non avevo osservato e che mi sembra promettente.
Ne inizio immediatamente la ricognizione anche se i tempi iniziano ad essere ristretti.
Fortuna vuole che la strada, anche se stretta, sia abbastanza sgombra, anche grazie alla presenza dell'ennesimo impianto di captazione Alto Calore Servizi S.p.A.
Devo però constatare che il sentiero tende ad inoltrarsi nei castagneti, verso Saucito e la Savina.
Deviando a destra, tuttavia, in pochi minuti mi troverei ad incrociare il Vallone della Neve di cui potrei seguire il corso fino a trovare un punto utile per discendervi, prima che abbia inzio la parte incassata tra due strette pareti di roccia.
Ma oramai è tardi per proseguire e non mi resta che ritornare sui miei passi, cercando di fissare nella mente quanti più punti di riferimento possibili, ma non prima di aver immortalato le vestigia di un antico porcino.
Edited by Percival - 29/7/2009, 20:54