Credevo di aver visto tutto degli 83 chilometri quadrati del territorio Montellese.
Invece ci sono ancora altre esplorazioni da fare.
Dopo la lavandaia, la madonnella e il fascio ci sta un'altra
grande cascata, che in questi giorni è gonfia delle piogge torrenziali.
La cascata della Tufara.
Questa si trova tra i Monti Quercetum ( querceto ) in dialetto Cercetano e il monte Tufara.
Per giungerci bisogna percorrere un antico sentiero per dove venivano condotti i sequestrati durante l'epoca del brigantaggio, tra gli altri oggetto di un sequestro fu lo stesso Scipione Capone, galantuomo, garibaldino e primo sindaco di Montella postunitaria.
Si parte sempre dal Varo della spina, crocevia di mille avventure.
Si rifà lo stesso percorso che abbiamo fatto per giungere alle pendici del nido dell'aquila.
Si sale sul monte cercetano e si segue questo sentiero che gira intorno a tutto il monte fino a ricongiungersi all'altezza del torrente tufara con l'omonimo monte.
Tutto molto semplice per il CAM se non fosse che certe esplorazioni vanno fatte al mattino soprattutto d'inverno quando il sole tramonta presto e l'ombra come l'aquila repetina si abbatte sui boschi.
Prima che arrivasse il buio siamo giunti nei pressi del guado del torrente tufara, al di la del quale si giunge sull'omonimo monte dove è situato il porcino dei briganti. Da qui c'è una via carrozzabile che porta sull'altopiano Verteglia.
Per vedere la cascata della tufara bisogna discendere sul letto del torrente quasi alla fine del sentiero.
Per indiduare la cascata c'è voluto diverso tempo e saliscendi per la montagna.
Una volta individuata ci si rende conto che ne è valsa la pena.
Anche se per vedere la cascata da sotto nella sua maestosità bisogna scivolare sul letto del torrente ed arrampicarsi poi per ritornare sul sentiero.
Operazione che non possono fare tutti gli escursionisti.
Soddisfatti dallo spettacolo abbiamo deciso di tornare sui nostri passi. Ma ormai era tardi e la luce si faceva sempre più scarsa. Quindi abbiamo dovuto accellerare il passo.
Forti di un discreto allenamento abbiamo iniziato a correre tra i massi lungo il sentiero che fiancheggia Iumiciello. Correre tra i massi e a volte sui massi a punta può comportare la lacerazione della suola della scarpa.
Cosa che è capitata a chi vi scrive.
Siamo giunti al guado del torrente Iumiciello appena in tempo. Un quarto d'ora dopo non avremmo neanche più potuto vedere i punti per il passaggio.
Siamo giunti alla cascata del fascio che ormai era notte.
Purtroppo però la Montagna non si è accontentata della suola di una scarpa ma ha voluto qualcosa di più.
Infatti nel trambusto del ritorno abbiamo lasciato per strada la chiave dell'auto che si trova tutt'ora al varo della spina.
Fra un pò mi reco di nuovo al Varo per vedere come si è evoluta la situazione nel corso della notte.
Intanto ho avuto il tempo di dotarmi di un nuovo equipaggiamento.
Per i modaioli comunico che delle scarpe outdoor se ne sta iniziando a fare un uso fashion, cioè alcuni iniziano a calzarle per uscire il sabato sera.
Edited by Claudio Bozzacco - 4/1/2010, 12:21