Sant'Antonio Abate

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view post Posted on 21/4/2012, 07:54
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Sant' Antonio abate, detto anche sant'Antonio il Grande, sant'Antonio d'Egitto, sant'Antonio del Fuoco, sant'Antonio del Deserto, sant'Antonio l'Anacoreta (Qumans, 251 circa – deserto della Tebaide, 17 gennaio 357), fu un eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati.

A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo Atanasio di Alessandria. È ricordato nel Calendario dei santi della Chiesa cattolica e da quello luterano il 17 gennaio, ma la Chiesa copta lo festeggia il 31 gennaio che corrisponde, nel loro calendario, al 22 del mese di Tuba.

antonio

Biografia

La vita di Antonio abate è nota soprattutto attraverso la Vita Antonii pubblicata nel 357, opera agiografica attribuita ad Atanasio, vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadiuvato nella lotta contro l'Arianesimo. L'opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente quanto in Occidente e diede un contributo importante all'affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume, nella Vita Antonii la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio. Un significativo riferimento alla vita di Antonio si trova nella Vita Sanctii Pauli primi eremitae scritta da san Girolamo verso il 375. Vi si narra l'incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più anziano Paolo di Tebe. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l'episodio del corvo che porta loro un pane affinché si sfamino, sino alla sepoltura del vecchissimo Paolo ad opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.

Antonio nacque a Coma in Egitto (l'odierna Qumans) intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica "Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri" (Mt 19,21). Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella ad una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità.
Icona raffigurante sant'Antonio abate

Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un'attività concreta. Così ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivano per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella rocca nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portagli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise.

In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato, secondo la leggenda, dal demonio.

Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio".
Grotta in cui viveva Antonio, sul monte che domina il suo monastero.

Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'altra a occidente del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale.

Antonio contribuì all'espansione dell'anacoretismo in contrapposizione al cenobitismo.

Anche Ilarione visitò nel 307 Antonio, per avere consigli su come fondare una comunità monastica a Gaza, in Palestina, dove venne costruito il primo monastero della cristianità. Nel 311, durante la persecuzione dell'Imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quella occasione il suo amico Atanasio scrisse una lettera all'imperatore Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l'Arianesimo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì, ultracentenario, il 17 gennaio 357. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.


Nel 561 le sue reliquie vennero traslate ad Alessandria d'Egitto, presso la chiesa di San Giovanni. Verso il 635, in seguito all'occupazione araba dell'Egitto, furono spostate a Costantinopoli. Nel XI secolo il nobile francese Jocelin de Chateau Neuf le ottenne in dono dall'Imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia nel Delfinato. Nel 1070 il nobile Guigues de Didier fece costruire nel villaggio di La Motte presso Vienne una chiesa dove vennero traslate.

Per la prima volta nella storia, nel gennaio 2006, in occasione del Giubileo antoniano, le reliquie di sant'Antonio abate hanno lasciato la città di Arles (Francia). Dal 6 al 13 gennaio 2006 sono state ospitate nel Comune di Novoli in provincia di Lecce. Dal 13 al 17 gennaio 2006 sono state accolte nella sull'Isola d'Ischia. Il 20 agosto 2006 sono giunte ad Aci Sant'Antonio.
Attributi iconografici [modifica]
Sassetta, Sant'Antonio bastonato dai diavoli, Siena, Pinacoteca Nazionale


Sant'Antonio abate di Pontormo

Sant'Antonio fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili.

In Veneto vige il detto "a Nadal un passo de gal e a sant'Antonio un passo del demonio" riferendosi al progressivo allungamento delle giornate.
Nella tradizione contadina umbro-marchigiana sempre in riferimento all'allungarsi delle giornate si usa dire "a Natale 'na pedeca de cane a Sant'Antò un'ora 'vò " (a Natale un passo di cane a Sant'Antonio un'ora in avanti). In Piemonte si dice: "Sant'Antoni fam marié che a son stufa d'tribilé" (Sant'Antonio fammi sposare che sono stufa di tribolare), invocazione che le donne in cerca di marito fanno a sant'Antonio per potersi presto sposare.
In Napoletano: Chi festeggia Sant'Antuono, tutto l'anno 'o pass' bbuon.

In Serrano: "A Sent'Endon 'llong n'or", intendendo che a partire dal 17 Gennaio, la durata media del giorno, inteso come ore di luce, si allunga di un'ora rispetto alla durata del giorno di Santa Lucia (13 Dicembre)

San Polo dei Cavalieri: “Sant’Antogno allu desertu se magnea li maccarù, lu diavulu, pe’ despettu, glji ‘sse pià lu forchettò. … Sant’Antogno non se ‘ncagna: colle mani se li magna!!!” è una filastrocca che viene insegnata ai bambini del paese per far capire loro che la necessità aguzza l'ingegno e che con l'umiltà si può fare tutto.
Il "fuoco di Sant'Antonio"

Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di Sant'Antonio, in onore del racconto che vedeva il Santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori.

Per questo, tra i molti malati che accorrevano per chiedere grazie e salute, molti erano afflitti dal male degli ardenti, conosciuto anche come fuoco di Sant'Antonio e corrispondente a due diverse malattie: l'ergotismo, causato da un fungo parassita delle graminacee, e l'herpes zoster, causato dal virus varicella-zoster (o VZV, che si riattiva nell'organismo in concomitanza con un indebolimento delle difese immunitarie a causa dell'età o patologie gravi). Entrambe le malattie si manifestano sotto forma di eritemi e vescicole con un decorso di poche settimane. Il liquido delle vescicole è contagioso. Particolarmente fastidiosa e a volte molto dolorosa è la nevralgia post-erpetica caratterizzata da dolore prolungato che può permanere a volte per anche un anno. Il trattamento farmacologico prevede l'uso di farmaci antivirali, però di poca risoluzione.
Gli animali domestici

Sant'Antonio tuttavia è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.

La tradizione deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all'interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant'Antonio. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella.

Secondo una leggenda del Veneto (dove viene chiamato San Bovo o San Bò, da non confondere con l'omonimo santo), la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.
Sant'Antuono

Nell'Italia meridionale Sant'Antonio Abate è comunemente chiamato "Sant'Antuono"[1], per distinguerlo da Sant'Antonio di Padova.

A Serracapriola, ridente paese al nord della Puglia, è ancora viva la tradizione di portare il "Sent' Endon", cioè di girare per i negozi e le abitazioni suonando strumenti tipici della tradizione paesana e cantando in vernacolo, canti dedicati al Santo, inneggianti il riso, il ballo e i prodotti derivati dalla lavorazione del maiale, quali mezzi per "svernare"; a capo della comitiva c'è un volontario vestito da frate a simboleggiare il Santo che con la propria forcinella ( lunga asta terminante a forcina ) raccoglie dolci e salumi che vengono donati per ingraziarsi i favori del Santo. .
Gli Antoniani [modifica]

Nel 1088, i monaci benedettini dell'Abbazia di Montmajeur presso Arles, vennero incaricati dell'assistenza religiosa dei pellegrini. Per quanto riguarda l'assistenza corporale, fu un nobile, certo Gaston de Valloire, che dopo la guarigione del figlio dal fuoco di Sant'Antonio, decise di costruire un hospitium e di fondare una confraternita per l'assistenza dei pellegrini e dei malati. Confraternita che si trasformerà nell'Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di Sant'Agostino di Sant'Antonio Abate, detto comunemente degli Antoniani.

L'Ordine nel 1095 venne approvato da Papa Urbano II al Concilio di Clermont e nel 1218 confermato con bolla papale di Onorio III. La divisa degli Antoniani era formata da una cappa nera con una tau azzurra posta sulla sinistra, e con le loro questue mantevano i loro ospedali dove curavano i pellegrini e gli ammalati.
Le immagini di sant'Antonio nella storia dell'arte
Matthias Grünewald, Altare di Isenheim per l'ospedale degli Antoniani
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Categoria:Dipinti su sant'Antonio Abate.

La popolarità della vita del santo – esempio preclaro degli ideali della vita monastica - spiega il posto centrale che la sua raffigurazione ha costantemente avuto nell'arte sacra. Una delle più antiche immagini pervenutaci, risalente al VIII secolo, è contenuta in un frammento di affresco proveniente dal monastero di Bawit (Egitto), fondato da Sant'Apollo.

A causa della diffusissima venerazione, troviamo immagini del santo nei codici miniati, nei capitelli, nelle vetrate (come in quelle del coro della cattedrale di Chartres), nelle sculture lignee destinate agli altari ed alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei luoghi di culto. Con l'avvento della stampa la sua immagine comparve anche in molte incisioni che i devoti appendono nelle loro case o addirittura nelle loro stalle.

Nel periodo medievale, il culto di Sant'Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell'ordine degli Ospedalieri Antoniani, che ne consacrarono altresì la iconografia: essa ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello (come facevano appunto gli Antoniani), in compagnia di un maiale (animale dal quale essi ricavavano i grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina spesso (come nel dipinto di Matthias Grünewald per l'altare di Isenheim) con una croce a forma di tau che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito (thauma in greco antico significa stupore, meraviglia di fronte al prodigio). Tra gli insediamenti degli Ospedalieri è famoso quello di Issenheim (Alto Reno), mentre in Italia deve essere ricordata almeno la precettoria di Sant'Antonio in Ranverso (vicino a Torino) ove si conservano affreschi con le storie del santo dipinte da Giacomo Jaquerio (circa 1426).

Di fronte alla mole delle manifestazioni artistiche che hanno per oggetto la vita del santo, occorre limitarsi ad alcune citazioni.

In numerosi dipinti l'immagine di Sant'Antonio è associata a quella di altri santi, in contemplazione spesso di una scena sacra. Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola del Pisanello (ca.1440-50) conservata alla National Gallery di Londra, che raffigura una visione della Madonna col Bambino che appare ad un rude e barbuto Sant'Antonio e ad un San Giorgio elegantemente vestito; ed ancora la tavola con il nostro santo accovacciato assieme a San Nicola di fronte alla scena della Visitazione in una tavola di Piero di Cosimo (circa 1490) conservata alla National Gallery of Art di Washington.

Grande popolarità ebbero anche le scene di incontro tra Sant'Antonio e San Paolo eremita, narrate da San Girolamo. Nel Camposanto di Pisa il pittore fiorentino Buonamico Buffalmacco affrescò (circa 1336) – con un linguaggio pittorico popolare ed ironico alquanto dissacrante – scene di vita che hanno per protagonisti i due grandi eremiti ambientate nel paesaggio roccioso della Tebaide.

Il tema dell'incontro dei due santi eremiti venne ripreso innumerevoli volte: citiamo la tavola del Sassetta alla National Gallery of Art di Washington (circa 1440), la tela di Gerolamo Savoldo alla Gallerie dell'Accademia in Venezia (circa 1510) e quella di Diego Velázquez (circa 1635) al Museo del Prado.
"Le Tentazioni di Sant'Antonio" incisione di Martin Schongauer, ca 1490.

Ma l'abate Antonio, per la storia dell'arte, è soprattutto il santo delle tentazioni demoniache: sia che esse assumano – in accordo con la Vita Antonii scritta da Atanasio di Alessandria – l'aspetto dell'oro, come avviene nella tavola del Beato Angelico (circa 1436) posta nel Museum of Fine Arts di Houston, oppure l'aspetto delle lusinghe muliebri come avviene nella tavola centrale del celebre trittico delle tentazioni di Hieronymus Bosch al Museu Nacional de Arte Antigua di Lisbona, oppure ancora quello della lotta, contro inquietanti demoni, scena che fu popolarissima nel XVI e XVII secolo soprattutto nella pittura del Nord.

Tra le opere più celebri a questo riguardo va menzionata la celebre tavola (ca 1515-20) di Matthias Grünewald che fa parte dell'altare di Isenheim conservato al Musée d'Unterlinden a Colmar. Essa è spesso citata assieme alla irriverente incisione (circa 1480-90) di Martin Schongauer al Metropolitan Museum of Art di New York, New York.

Vanno poi ricordate anche le molteplici Tentazioni dipinte dai fiamminghi David Teniers il giovane e da Jan Brueghel il Vecchio, con la raffigurazione di paesaggi popolati da presenze demoniache che congiurano contro il santo, mentre sullo sfondo ardono misteriosi incendi (richiamo evidente al fuoco di Sant'Antonio); esse segnarono per molti anni un genere imitato da numerosi artisti minori.

Il tema delle Tentazioni di Sant'Antonio riletto con una diversa sensibilità, si ritrova anche in non pochi pittori moderni. Ricordiamo innanzi tutto Paul Cézanne con la sua tentazione (circa 1875) della E. G. Bührle Collection (Svizzera); poi la serie di tre litografie eseguite (1888) da Odilon Redon per illustrare il romanzo La tentation de Saint-Antoine di Gustave Flaubert.

Relativamente al XX secolo vanno menzionate le interpretazioni date a questo tema - con scoperta attenzione alla lezione psicoanalitica - da pittori quali Max Ernst e Salvador Dalí, entrambe eseguite nel 1946.

I parrocchiani non hanno dubbi sull’autenticità del prodigio, ma la diocesi raccomanda cautela e prudenza. Una processione senza sosta sta affollando la chiesa di Sant’Antonio Abate a Canevara, in provincia di Massa Carrara, dove il volto di Gesù sisarebbe materializzato sul drappo d’altare dell’edificio religioso.

Per prassi secolare, le autorità ecclesiastiche (sia a livello locale sia centrale) non prendono posizione su presunti eventi prodigiosi finché non ne sia certa la natura, però qui i segnali sembrano effettivamente di particolare rilievo e razionalmente inspiegabili.


La sembianza di Cristo sarebbe apparsa nella messa della prima domenica dopo Pasqua, la «Domenica in Albis», sul tessuto misto in cotone e fibre sintetiche realizzato da due donne che solitamente si occupano di decorare la chiesa.


Ad accorgersi della immagine insolita è stato un uomo, che ha fatto una foto e ha notato il volto impresso sopra il tessuto, avvertendo gli altri fedeli. Da quel giorno, sono iniziati dei pellegrinaggi spontanei. La diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, come sempre avviene in questi casi, non commenta, ma a quanto si apprende viene mantenuto un atteggiamento di prudenza e cautela. Il vescovo Giovanni Santucci informerà il Vaticano. La voce si sta spargendo sempre di più e il drappo mantiene ancora questa forma che viene ritenuta una sacra sembianza. «Il primo ad accorgersene è stato un parrocchiano che ha fotografato l'altare durante la funzione.



Quando ha visto la foto nello schermo della macchina digitale si è accorto che si era materializzato il volto di Gesù», racconta Serena Lazzini, che è una delle due donne che abitualmente si occupa degli arredi in chiesa. «Siamo scosse, non ci aspettavamo una grazia simile, la figura è apparsa non in un giorno qualunque», aggiunge l'altra testimone, Federica Ceri. Era , infatti, «il giorno della festa del dipinto», aggiunge la donna riferendosi al grande quadro che raffigura Gesù nella chiesa. «Ora siamo un po’ in apprensione, perché è previsto che lunedì dobbiamo smontare la decorazione con il drappo miracoloso", concludono le due donne. Il tessuto del drappo è in organza, un materiale misto di cotone e fibre sintetiche ed è stato realizzato da due donne che abitualmente si occupano delle decorazioni all'interno dell'edificio sacro.

I parrocchiani non hanno dubbi sull’autenticità del prodigio, ma la diocesi raccomanda cautela e prudenza. Una processione senza sosta sta affollando la chiesa di Sant’Antonio Abate a Canevara, in provincia di Massa Carrara, dove il volto di Gesù sisarebbe materializzato sul drappo d’altare dell’edificio religioso.



Per prassi secolare, le autorità ecclesiastiche (sia a livello locale sia centrale) non prendono posizione su presunti eventi prodigiosi finché non ne sia certa la natura, però qui i segnali sembrano effettivamente di particolare rilievo e razionalmente inspiegabili.



La sembianza di Cristo sarebbe apparsa nella messa della prima domenica dopo Pasqua, la «Domenica in Albis», sul tessuto misto in cotone e fibre sintetiche realizzato da due donne che solitamente si occupano di decorare la chiesa.



Ad accorgersi della immagine insolita è stato un uomo, che ha fatto una foto e ha notato il volto impresso sopra il tessuto, avvertendo gli altri fedeli. Da quel giorno, sono iniziati dei pellegrinaggi spontanei. La diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, come sempre avviene in questi casi, non commenta, ma a quanto si apprende viene mantenuto un atteggiamento di prudenza e cautela. Il vescovo Giovanni Santucci informerà il Vaticano. La voce si sta spargendo sempre di più e il drappo mantiene ancora questa forma che viene ritenuta una sacra sembianza. «Il primo ad accorgersene è stato un parrocchiano che ha fotografato l'altare durante la funzione.



Quando ha visto la foto nello schermo della macchina digitale si è accorto che si era materializzato il volto di Gesù», racconta Serena Lazzini, che è una delle due donne che abitualmente si occupa degli arredi in chiesa. «Siamo scosse, non ci aspettavamo una grazia simile, la figura è apparsa non in un giorno qualunque», aggiunge l'altra testimone, Federica Ceri. Era , infatti, «il giorno della festa del dipinto», aggiunge la donna riferendosi al grande quadro che raffigura Gesù nella chiesa. «Ora siamo un po’ in apprensione, perché è previsto che lunedì dobbiamo smontare la decorazione con il drappo miracoloso", concludono le due donne. Il tessuto del drappo è in organza, un materiale misto di cotone e fibre sintetiche ed è stato realizzato da due donne che abitualmente si occupano delle decorazioni all'interno dell'edificio sacro.

gesu_cristo

Edited by Claudio Bozzacco - 21/4/2012, 09:11
 
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